La doppia guerra di Netanyahu: contro Hamas e gli arabi israeliani
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La doppia guerra di Netanyahu: contro Hamas e gli arabi israeliani

La diplomazia arretra. I carri armati avanzano. Israele ha spostato truppe sul confine con la Striscia di Gaza, al momento in 'stand by', ed è nelle "varie fasi di preparazione di operazioni di terra".

Razzi e bombe tra Gaza e Israele
Razzi e bombe tra Gaza e Israele
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Maggio 2021 - 17.15


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La diplomazia arretra. I carri armati avanzano. Israele ha spostato truppe sul confine con la Striscia di Gaza, al momento in ‘standby’, ed è nelle “varie fasi di preparazione di operazioni di terra”.

Lo ha riferito Jonathan Conricus, uno dei portavoce delle forze armate citato da Haaretz. “Lo Stato maggiore sta ispezionando i preparativi e fornendo indicazioni, abbiamo un quartier generale della divisione e tre brigate di manovra a Gaza che si stanno preparando per quella situazione e per varie contingenze”.   
Le forze armate stanno preparando i piani per una possibile operazione di terra che verrà presentata più avanti nella giornata ai vertici militari; saranno loro a valutare se sottoporli al governo.

Interpellato in merito ieri, Conricus non aveva respinto la possibilità, ma aveva sottolineato che al momento “non c’è l’intenzione” di lanciare un’offensiva di terra. I piani per una possibile invasione di terra della Striscia di Gaza verranno presentati oggi allo Stato Maggiore delle forze armate israeliane (Idf). A prepararli  sono la Divisione Gaza e il Comando Sud dell’Idf. I piani, riferisce  il Times of Israel, verranno poi presentati al governo, al quale  spetta la decisione finale.

L’Idf negli ultimi giorni ha ammassato ulteriori truppe di terra al confine con la Striscia. Si tratta di  militari della Brigata Paracadutisti, della Brigata di Fanteria Golani e della 7a Brigata Corazzata. Nella notte il gabinetto di sicurezza presieduto dal premier Benjamin Netanyahu ha approvato l’estensione delle operazioni  militari nella Striscia. In particolare, ha riferito Channel 12,  l’esercito intende colpire i “simboli del potere di Hamas”, in  particolare le sue strutture finanziarie. Sono stati richiamati altri 7mila riservisti, dopo i 5mila dei giorni scorsi, e sono state bloccate tutte le licenze.

 Questa mattina, il ministero della Sanità palestinese ha annunciato che sono almeno 83 i morti dall’inizio degli scontri, lunedì scorso, e oltre 500 i feriti. Tra le vittime, secondo le autorità della Striscia controllata da Hamas, ci sono 17 minori sette donne, circa quattro volte quelli di Israele

Secondo quanto riferito dai  media israeliani, il premier Netanyahu ha escluso al momento un  cessate il fuoco. Sono stati 1.160 i razzi lanciati  contro Israele dall’inizio delle violenze di questa settimana. Lo  hanno riferito le autorità israeliane questa mattina, secondo quanto  riportano i media locali. Circa 240 razzi, sul totale degli ordigni  lanciati da Gaza, sono atterrati in mare o nel territorio della  Striscia. Al tempo stesso l’esercito ha risposto colpendo oltre 600 obiettivi militari nella Striscia: tra questi un tunnel di Hamas e anche infrastrutture e centri di comando. Intensi lanci di razzi da Gaza sono ripresi stamane in direzione della vicina città israeliana di Sderot e dei villaggi agricoli della zona. La popolazione è stata costretta più volte a correre nei rifugi. In un villaggio ebraico di confine i razzi hanno colpito edifici, ma non si hanno notizie di vittime. Lo ha reso noto l’esercito.  La scorsa notte un razzo palestinese ha centrato un condominio a Petach Tikwa, città popolosa ad est di Tel Aviv. Secondo i servizi di soccorso, otto persone sono rimaste ferite. “Chiunque a Gaza impugna un’arma è per noi passibile di morte. Finora ne abbiamo neutralizzati 60-70, forse anche 80”: lo ha affermato alla radio pubblica Kan il portavoce militare israeliano Hedai Zilberman.Il portavoce ha confermato che l’esercito ha sottoposto ai vertici politici piani disparati, fra cui piani relativi ad un ingresso terrestre a Gaza. Ma la decisione finale, ha notato, spetta al livello politico, come quella relativa ad un eventuale cessate il fuoco. “Intanto teniamo il piede sull’acceleratore. Le capacità offensive di Hamas sono già calate del 25 per cento e nel prossimo futuro saranno dimezzate”.

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Cresce la pressione militare

Di grande interesse è l’aggiornamento di Pietro Batacchi, direttore di Rid (Rivista italiana difesa): “ Nelle operazioni sono coinvolti caccia F-16, cacciabombardieri F-15I e pure gli F-35A, questi ultimi impiegati oltre che per attaccare obbiettivi al suolo anche per svolgere la funzione di nodo sensoristico avanzato e di “battle manager”. In pratica, gli F-35A trovano i target e li smistano anche ad altre piattaforme.Tra l’altro nelle ultime ore sono state neutralizzate pure delle squadre anticarro palestinesi in movimento lungo le aree di confine. Segno che la copertura in termini d’intelligence, passata la sorpresa iniziale, è tornata ad essere buona e “actionable”. Ma Israele sta anche impiegando pure l’artiglieria e dispiegando unità meccanizzate e corazzate lungo il confine con Gaza. Un’azione di terra, seppur limitata (tradizionalmente gli Israeliani non si avventurano dentro Gaza per una battaglia casa per casa), potrebbe scattare da un momento all’altro. Sul fronte palestinese, invece, Hamas e Jihad Islamica sembrano aver rallentato il rateo di lanci di razzi contro il territorio dello Stato Ebraico, un’indicazione che la campagna aerea israeliana potrebbe aver già ottenuto i primi risultati, anche se sono da segnalare gli attacchi portati contro alcune aree nel Negev e nei pressi di Eilat, sul Mar Rosso. In particolare, secondo quanto dichiarato da un portavoce di Hamas, sarebbe stato impiegato per la prima volta un razzo da 250 km di portata, denominata AYASH, che sarebbe ricaduto in un’area nei pressi dell’aeroporto di Ramon (Eilat). A ciò bisogna aggiungere l’utilizzo di droni suicidi (al momento si tratta probabilmente di quadricotteri commerciali); protagonisti dei più recenti conflitti, dal Nagorno Karabah allo Yemen, i “droni bomba” potrebbero rappresentare una minaccia difficile da contrastare per un sistema come l’Iron Dome, che nasce per neutralizzare bersagli balistici e non bersagli che mantengono un profilo da crociera e circuitante. Da valutare, però, l’effettiva capacità di Hamas e Jihad Islamica in questo settore. Le Idf (Israel Defence Force) hanno tuttavia comunicato di averne abbattuti almeno un paio con la contraerea “convenzionale”.

Lo spettro della guerra civile

Ad Haifa alcuni arabi hanno appiccato il fuoco alle automobili parcheggiate sotto ad un edificio abitato da ebrei ortodossi. Sono state intossicate 60 persone, per lo più bambini. 

Mercoledì sera in diverse città israeliane ci sono state violenze che non si vedevano da anni, con linciaggi, pestaggi, incendi e gravi atti di vandalismo. Le violenze sono avvenute tra residenti arabi ed ebrei nelle città di Lod, Acri, Gerusalemme, Haifa, Bat Yam e Tiberiade, anche dove per moltissimo tempo le due comunità avevano convissuto perlopiù pacificamente. Gli scontri hanno provocato il ferimento di decine di persone, l’arresto di oltre 400 e hanno spinto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad annunciare il dispiegamento dei militari dentro le città per riportare l’ordine.

Le violenze di mercoledì sera, avvenute contemporaneamente a un nuovo massiccio bombardamento di Israele sulla Striscia di Gaza e a un intenso lancio di razzi dalla Striscia verso territori israeliani, sta facendo preoccupare molti leader locali ed esperti che da anni seguono il conflitto israelo-palestinese. Alcuni ritengono infatti che il conflitto stia per entrare in un nuovo pericoloso territorio. Tzipi Livni  ex ministra israeliana ed ex negoziatrice nei colloqui di pace con i palestinesi,  ha ammonito:  “Non voglio usare le parole “guerra civile”, ma sta succedendo qualcosa di nuovo, di insopportabile, di orribile, e sono molto preoccupata”.

Uno degli episodi più violenti è avvenuto a Bat Yam, un quartiere costiero nel sud di Tel Aviv, dove decine di estremisti ebrei hanno preso a pugni e a calci un uomo che avevano identificato come arabo, e hanno continuato a picchiarlo anche quando l’uomo è rimasto inerme a terra; l’intera scena è stata trasmessa in diretta dal canale israeliano Channel 11. L’uomo è stato poi trasferito in ospedale in condizioni critiche. Poco prima decine di attivisti di estrema destra avevano attaccato diversi negozi di proprietà di arabi israeliani, rompendo le vetrine, lanciando oggetti e scandendo slogan razzisti; secondo il sindaco di Bat Yam, Tzvika Brot, i rivoltosi non sarebbero residenti della città, ma sarebbero arrivati da fuori.

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A Gaza, decine di morti e centinaia di feriti 

Continua a salire il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza. L’ultimo bollettino del ministero della Sanità dell’enclave palestinese parla di almeno 83 morti dall’inizio delle ostilità, lunedì scorso. Tra le vittime, secondo le autorità della Striscia controllata da Hamas, ci sono 17 minori e  sette donne. I feriti sono almeno 487 e tra questi 115 sarebbero bambini e adolescenti. Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha ordinato il richiamo di 10 compagnie della polizia di confine come rinforzo per le forze dell’ordine impegnate a contrastare i tumulti tra arabi ed ebrei scoppiati in diverse città del Paese. Gantz ha sottolineato che non permetterà l’uso delle forze armate per mantenere l’ordine, ma permetterà loro di assistere gli agenti nelle operazioni logistiche. “Siamo in un momento di emergenza, c’è bisogno di un massiccio rinforzo delle forze sul terreno, che saranno mandate immediatamente per imporre l ‘ordine pubblico”, ha sottolineato il capo della Difesa. Scontri in Cisgiordania, decine di palestinesi feriti Decine di palestinesi sono rimasti feriti negli scontri avvenuti nella notte in Cisgiordania con l’esercito israeliano. Lo ha riferito il ministero della Sanità  palestinese a Ramallah. A Gerusalemme sono state ricoverate in  ospedale 51 persone, 20 a Hebron, sette a Nablus e cinque a Tul Karm.  Uno dei feriti è in gravi condizioni. Hamas ha impiegato “solo una piccola parte delle sue capacità” militari contro Israele, e se lo Stato ebraico “intensificherà i suoi attacchi, faremo altrettanto e abbiamo in serbo molte altre sorprese”: lo ha dichiarato il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Ubaida.Ubaida, le cui dichiarazioni sono state citate dal quotidiano israeliano Haaretz, ha elogiato la “fermezza” della società palestinese che in “ogni sua parte e in tutte le zone” è impegnata nella campagna attuale, alludendo ai disordini e agli scontri a Gerusalemme e in Cisgiordania. Blinken ad Abu Mazen: 

Questa mattina centomila  fedeli palestinesi  si sono ritrovati sulla Spianata delle Moschee nella città vecchia di Gerusalemme, dove si trova la moschea di al-Aqsa, per le preghiere dell’Eid al-Fitr, la festività che celebra la fine del Ramadan, il mese sacro all’Islam. Lo riferiscono i media palestinesi. Diverse le bandiere palestinesi sventolate dai fedeli. L’emittente al-Jazeera diffonde invece immagini delle preghiere per l’Eid condotte dai palestinesi nella Striscia di Gaza, mostrando strade deserte ed edifici bombardati. I leader religiosi hanno rivolto un appello alla calma.

Ad Acri, una città costiera nel nord di Israele famosa soprattutto per la sua fortezza Crociata, un gruppo di arabi israeliani ha picchiato un uomo ebreo di una trentina d’anni usando bastoni e pietre, lasciandolo in condizioni critiche. Prima dell’assalto, la polizia aveva ordinato ai proprietari arabi dei negozi della città di chiudere in anticipo le loro attività per il rischio dell’arrivo di gruppi violenti di estrema destra.

Ci sono state nuove violenze anche a Lod, città nel centro di Israele dove negli ultimi giorni gruppi di arabi israeliani avevano appiccato incendi a sinagoghe e a negozi e auto di proprietà di ebrei israeliani. Anche mercoledì sera ci sono stati scontri e atti di vandalismo, e il Times of Israel ha scritto che due persone sono state lievemente ferite a causa di colpi di arma da fuoco: la loro identità però non è chiara. Funzionari israeliani hanno detto di avere isolato la città di Lod, dove era già stato dichiarato lo stato di emergenza con l’intervento straordinario dell’esercito: è la prima volta dal 1966, cioè l’anno precedente alla Guerra dei Sei giorni, , che il governo israeliano usa poteri di emergenza su una comunità araba nel proprio territorio.

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Diplomazia in panne

Sul fronte diplomatico, la situazione rimane bloccata. Ieri sera gli Stati Uniti hanno nuovamente bloccato l’adozione di una dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi in Medio Oriente giudicandola “controproducente”, nel corso di una riunione a porte chiuse che potrebbe però essere seguita nei prossimi giorni da una nuova seduta questa volta pubblica. Nella seconda riunione d’urgenza in tre giorni richiesta da Tunisia, Norvegia e Cina, gli Stati Uniti hanno ieri, come lunedì, respinto la proposta di questi paesi di adottare una dichiarazione che chiedesse una “riduzione dell’escalation, un cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati”. Israele rifiuta qualsiasi coinvolgimento del Consiglio di sicurezza nel conflitto e Washington, il più stretto sostenitore dello Stato ebraico, si sarebbe mosso in questa direzione, secondo diversi diplomatici. Per gli Usa “il Consiglio di sicurezza mostra la sua preoccupazione incontrandosi, non c’è bisogno di altro”, ha detto una fonte diplomatica. Secondo diverse altre fonti, 14 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza erano favorevoli all’approvazione del testo proposto.

La lettera dell’ambasciatore palestinese 

L’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour ha pubblicato una lettera ai vertici dell’organizzazione mercoledì in cui li ha supplicati di “agire con immediatezza per chiedere che Israele cessi i suoi attacchi contro la popolazione civile palestinese, anche nella striscia di Gaza”.

Ha anche chiesto loro di esigere che Israele “cessi tutte le altre azioni e misure illegali israeliane nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, compreso l’arresto dei piani per lo spostamento forzato e la pulizia etnica dei palestinesi dalla città”.

Alla domanda sull’incapacità del Consiglio, l’organo incaricato della pace nel mondo, di esprimersi sugli scontri israelo-palestinesi, il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric ha espresso la speranza di una svolta presto.

Dichiarando che c’è il desiderio che i membri del Consiglio trovino “la capacità di rilasciare una dichiarazione”, ha aggiunto che “qualsiasi situazione internazionale beneficerà sempre di una voce forte e unificata del Consiglio di Sicurezza”.

L’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente Tor Wennesland aveva avvertito la riunione di mercoledì che “la situazione si è deteriorata da lunedì… c’è il rischio di una spirale di violenza”, secondo una fonte diplomatica.

Unicef: 15 bambini uccisi e 98 feriti 

“Secondo le notizie che ci arrivano, almeno 14 bambini nello Stato di Palestina e 1 bambino in Israele sarebbero stati uccisi da lunedì. Altri 95 bambini a Gaza e in Cisgiordania – compresa Gerusalemme Est – e 3 bambini in Israele sarebbero stati feriti negli ultimi cinque giorni”. Così l’Unicef in una nota. “La situazione è a un pericoloso punto critico. Il livello di violenza e il suo impatto sui bambini è devastante. Siamo sull’orlo di una guerra su larga scala. In ogni guerra, i bambini – tutti i bambini – soffrono per primi e soffrono di più”.” Chiedo a tutte le parti di porre fine a tutte le violenze e di allentare le tensioni. Esorto – afferma il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore – tutte le parti a proteggere tutti i civili, specialmente i bambini, a risparmiare le infrastrutture civili essenziali dagli attacchi, e a porre fine alle violazioni contro i bambini. Ricordo a tutte le parti i loro obblighi secondo il diritto internazionale umanitario e la legge sui diritti umani”.   

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