Enrico Letta, segretario nazionale del Partito democratico farebbe bene a leggere e riflettere attentamente il possente j’accuse lanciato da uno dei più grandi giornalisti israeliani: Gideon Levy. Se lo facesse, non dubitando della sua onestà intellettuale, il segretario dem ripenserebbe a quella sua presenza sul palco di una manifestazione a Roma accanto a Matteo Salvini. Una manifestazione, organizzata dalla comunità ebraica romana, a sostegno d’Israele, attaccato dai “nazisti” di Hamas. Chi scrive conosce da oltre trent’anni Gideon Levy. Un maestro di giornalismo. Un intellettuale indipendente nel senso più alto e nobile del termine. Coscienza critica d’Israele, uno che non ha paura di usare parole forti quando esse servono a dare conto di fatti, di azioni, di tragedie che anche le parole più forti fanno fatica a raccontare. Da sei giorni a Gaza si muore. Non è una guerra contro Hamas, l’operazione scatenata da Israele. E’, volenti o nolenti, una guerra contro 2milioni di palestinesi, il 58% dei quali al di sotto dei 18 anni. L’Unicef, che certo non è un’affiliata ad Hamas, aggiorna il bilancio dei bambini palestinesi morti o feriti nei raid aerei israeliani: decine i morti, centinaia i feriti. Segretario Letta, le facciamo questo dono. Lo usi bene. E provi a essere su un palco a difesa di quei bambini. E di una pace giusta in Palestina
Parla Gideon Levy
“Ogni ‘round’ porta con sé i suoi sanguinari – scrive Levy – durante ogni round escono dalle loro tane come topi, si tolgono le loro maschere politicamente corrette e il loro vero volto è esposto a tutti: Tutto ciò che vogliono è vedere sangue. Sangue arabo, il più possibile – sangue, più ce n’è meglio è – sangue, l’importante è che venga versato sangue arabo. Le torri residenziali stanno crollando come un castello di carte a Gaza, e i mondi in rovina sotto di loro sono un leggero scherzo per loro. Vogliono vedere sangue, non solo rovine, paura e distruzione.
Decine di morti nelle prime 24 ore, circa la metà dei quali donne e bambini, non sono niente per loro. Vogliono molto più sangue. Finché fiumi di sangue non inonderanno Gaza, e con essa Lod, se possibile, il loro appetito sarà solo parzialmente saziato. Finché i palestinesi non si metteranno in ginocchio, non si inchineranno davanti a Israele e non si arrenderanno ad esso senza condizioni, per l’eternità – non saranno soddisfatti. Vogliono una foto della vittoria, la vittoria della menzogna che tanto desiderano, e che non sarà mai raggiunta. Quelli che hanno sete di sangue si dividono in due gruppi: gli esperti di sicurezza e i razzisti. Inondano gli studi televisivi e radiofonici e le reti sociali con grandi forze, generali, commentatori, esperti – in tempo di guerra non ci sono altri portavoce – e tutto incita a sempre più di questa cosa, la guerra, non importa perché, non importa a quale scopo. L’importante è bere il loro sangue.
I signori della sicurezza vogliono più guerra possibile perché nel loro cuore amano le guerre, sono i loro ricordi più forti. Una guerra che non è mai abbastanza per loro, solo per colpirli, per dimostrare che siamo forti. Tutte le guerre a Gaza e in Libano, che non hanno portato a nulla, non hanno insegnato loro nulla. Si attaccano alle loro armi. Se solo li avessimo ascoltati all’epoca, ci sarebbero stati decine di migliaia di morti, e solo allora si sarebbe ottenuta la vittoria desiderata, che non si otterrà mai. Come una fata morgana nel deserto, si avvicinano alla vittoria ed essa si allontana da loro. Non sarà mai raggiunta con la forza. Visto che non li abbiamo ascoltati, ci riprovano. Colpire e distruggere, una caricatura ridicola dalle bocche di coloro che sono stati generali una volta, o di coloro che hanno sognato di essere generali e non lo sono stati.
Il giornalista statista Danny Kushmaro, che di solito non rivela la sua opinione su nulla, chiede innocentemente: ‘Perché Yihya Sinwar [leader di Hamas nella Striscia di Gaza] ha ancora una casa?’ Se solo la gente ascoltasse la voce dell’uomo sulla moto, Sinwar non avrebbe più una casa, una moglie, dei figli, dei vicini, come tutti i suoi predecessori defunti, e allora noi vinceremmo.
Certo che avremmo vinto. Dai giornalisti Nahum Barnea (‘colpire duro, con forza’) a Roni Daniel (‘Smettiamo di farci stupire da qualche spettacolo o altro’) e Amir Buhbut (‘Non è così che si assesta un colpo duro e doloroso’), ogni ragazzo può essere un soldato, tutti vogliono solo sempre più azioni di combattimento da parte di uomini che non piangono mai, nemmeno di notte. Si siedono sulle cime delle colline che circondano Gaza come un coro di cheerleaders e incitano le forze che uccideranno civili e combattenti nel ghetto rinchiuso, basta dargliene sempre di più.
Il secondo gruppo è quello dei razzisti. ‘Due arabi sono stati uccisi a Lod da un missile lanciato da Hamas. Io la chiamo giustizia poetica. … Peccato che fossero solo due’, ha twittato mercoledì il giornalista Shimon Riklin a proposito dell’uccisione di due israeliani, un padre e sua figlia. ‘Perché non riducono l’elettricità a Gaza al 10%? Lasciateli stare al buio e soffrire. Lasciateli stare al caldo e soffrire, e in generale lasciateli soffrire’. Riklin ha un obiettivo, che è un crimine di guerra spregevole e anche inutile. Ben Caspit, invece, è presumibilmente un giornalista centrista, e ha urlato all’imam di Lod: ‘Dobbiamo davvero colpirti duramente, e mostrarti chi è il capo qui, mostrarti che non si brucia nulla che appartenga agli ebrei in Israele’. Il volto signorile e brutto è messo a nudo. Chi è il capo qui, non si brucia ciò che appartiene agli ebrei. Non li si sveglia nemmeno nel cuore della notte con le sirene. Lo stato ebraico, il sogno di 2000 anni. Che l’IDF vinca già”.
Ecco cosa sta accadendo in quella martoriata terra, segretario Letta. La forza genera mostri. E uccide ogni sentimento di umanità. Ci pensi su.
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