Sono stati e continuano ad essere giorni di emergenza a Gaza. Tuttavia Israele ha brevemente aperto oggi il valico commerciale di Kerem Shalom, da dove si accede al sud della Striscia, nell’intento di alleviare la crisi umanitaria a Gaza.
Secondo la radio pubblica israeliana Kan, vi sono arrivate cinque autocisterne. Ciascuna di esse conteneva 38 mila litri di combustibile che è stato trasbordato verso il versante palestinese. Ieri la centrale elettrica di Gaza aveva avvertito di essere prossima alla sospensione delle attività per la grave penuria di combustibile.
Al termine dell’operazione il valico – che in questi giorni è stato ripetutamente attaccato da mortai e da razzi palestinesi – è stato chiuso di nuovo.
Per la prima volta dall’avvio dell’escalation tra Israele e Hamas, nella notte non si sono registrate vittime nella Striscia di Gaza. Anche il lancio di razzi ha rallentato, prima di riprendere nella mattinata.
Le forze armate dello Stato ebraico hanno fatto sapere che continueranno le operazioni per le prossime 24 ore sulla base di una lista di obiettivi: “Idf non parla di cessate il fuoco, siamo focalizzati sul colpire”, ha affermato il portavoce, Hidai Zilberman.
Almeno 212 palestinesi sono rimasti uccisi finora nei raid israeliani, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Tra loro ci sono 61 bambini e 36 donne. Sono oltre 1.400 i feriti. In Israele sono invece morte 10 persone, tra cui un bambino di 5 anni e un soldato, a causa degli attacchi missilistici di Hamas.
Le Nazioni Unite hanno espresso “vivo apprezzamento” per la decisione israeliana di riaprire il valico di Kerem Shalom per far passare gli aiuti umanitari verso Gaza, ma ha chiesto di riaprire anche il valico di Erez per lasciar passare gli operatori umanitari. Lo ha detto da Ginevra Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari, Ocha nell’acronimo in inglese.
È in corso, intanto, lo sciopero generale indetto dai leader della comunità araba in Israele (comunità che costituisce il 20% della popolazione del Paese), supportato dall’Autorità Palestinese. Nella Cisgiordania occupata i ministeri e le scuole sono rimasti chiusi. Lo sciopero, indetto per protestare contro le violenze in corso a Gaza e altre politiche portate avanti da Israele, viene osservato anche a Gerusalemme. Muhammad Barakeh, uno degli organizzatori, ha riferito che gli arabi stanno esprimendo una “posizione collettiva” contro l’ “aggressione” israeliana a Gaza e Gerusalemme, così come la “brutale repressione” della polizia all’interno di Israele.
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