Gaza, dove la sinistra italiana ha perso la sua "umanità"
Top

Gaza, dove la sinistra italiana ha perso la sua "umanità"

Restare umani vuol dire saper andare controcorrente, affermare che in Cisgiordania esiste un regime di apartheid e chi lo ha instaurato deve essere sanzionato, come avvenne per il Sudafrica.

Mamma e figlia palestinesi
Mamma e figlia palestinesi
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Maggio 2021 - 15.11


ATF

Globalist lo ha raccontato con il supporto dei documentati report di Oxfam, Amnesty International, Unicef, Save The Children. Con le testimonianze di premi Nobel per la Pace che per aver denunciato le condizioni disumane in cui vivono, se quella si può chiamare vita, oltre 2milioni di palestinesi, di cui 1 milione i bambi, della Striscia di Gaza, sono state dichiarate persone non gradite da Israele. Abbiamo raccontato la tragedia della “normalità” di cui è vittima da oltre quindici anni la gente di Gaza. 

Una normalità fatta di disperazione, di paura, di generazioni nate e cresciute sempre in guerra, isolati dal mondo, in una enorme prigione a cielo aperto. Ora, dopo undici giorni di guerra, i riflettori mediatici rischiano di spegnersi su Gaza. E’ già avvenuto in passato, statene certi, avverrà anche oggi. Basta con il politically  correct, con la stampa mainstream perla quale i palestinesi esistono solo quando diventano una minaccia per Israele. I morti palestinesi pesano come piume. La tragedia di un popolo sotto occupazione è la storia di una legalità internazionale calpestata dalla potenza occupante, da punizioni collettive contrarie al diritto internazionale, a quello umanitario, alla stessa Convenzione di Ginevra sulla guerra. 

E’ la storia di un embargo realizzato perché nelle uniche elezioni realmente libere svoltesi nel mondo arabo da decenni a questa parte, a vincere era stata Hamas. Un esercizio di democrazia, vistato da centinaia di osservatori internazionali guidati da un ex presidente degli Stati Uniti, oltre che Nobel per la Pace, Jimmy Carter. Ma a vincere era stata Hamas e allora i palestinesi andavano puniti. 

Leggi anche:  Gaza: il comitato Onu dice che le pratiche israeliane sono 'coerenti' con il genocidio

Così facendo, la comunità internazionale non solo ha avallato un assedio criminale, ma ha offerto ad Hamas una straordinaria arma di propaganda che ha accresciuto il suo peso nel campo palestinese e agli occhi delle masse arabe e musulmane. Basta davvero con il politically correct. Con la solidarietà a chi il diritto di esistere lo esercita con una forza militare, e nucleare, che ha pochi eguali al mondo. Mentre, quello stesso diritto, lo si nega ai Palestinesi. Basta con il mantra ripetuto stancamente dai vari leader europei sulla soluzione a due Stati. 

Lo ha ripetuto nei giorni scorsi alla Camera anche Luigi Di Maio. L’unica soluzione è una pace a due Stati. E la coscienza si ripulisce. 

Ma quelli che cianciano queste parole, sanno bene che Israele ha reso impossibile questa soluzione. Perché ha portato la colonizzazione della Cisgiordania a un punto tale da diventare irreversibile. Gli insediamenti sono diventati vere e proprie città. In Cisgiordania vivono oltre 450mila israeliani a cui vanno aggiunto le altre centinaia di migliaia insediatisi a Gerusalemme Est che, per le risoluzioni delle Nazioni Unite 242 e 338, è parte dei Territori palestinesi occupati. In Cisgiordania vige di fatto un regime di apartheid che, per molti versi, fa sbiadire quello che ha imperato in Sudafrica. Israele ha modificato di fatto i suoi confini, con la forza, con atti unilaterali. 

Leggi anche:  L'esercito israeliano si prepara a rimanere a Gaza per tutto il 2025

Lo Stato di Palestina non nascerà mai e non solo perché a governare Israele è una destra ultranazionalista e messianica. Ma perché uno Stato degno di questo nome non può non avere il pieno controllo su tutto il proprio territorio nazionale, un territorio compatto, con confini riconosciuti internazionalmente e internazionalmente garantiti. E questo già da tempo è stato reso impossibile da Israele. Basta con il politically correct. Col sostenere, anche nel campo progressista italiano, che sì “Israele ha forse esagerato con l’uso della forza, ha portato troppo in là il suo sacrosanto diritto di difendersi, ma rimane comunque l’unica democrazia in Medio Oriente”.

Ma cosa connota una democrazia? Il voto? Ma allora perché si definisce “dittatore” Erdogan, che le elezioni le ha vinte pure lui. E il voto non aveva consacrato anche rais come Saddam Hussein o Hafez al-Assad? 

Da tempo Israele si è trasformata in una etnocrazia, dove i suoi stessi cittadini sono discriminati a seconda della loro appartenenza etnico-religiosa. Ed è una vera democrazia quella che fomenta la caccia all’arabo, che, nelle sue frange politiche più estreme ma comunque sdoganate da Netanyahu, evoca la deportazione in massa della popolazione palestinese della West Bank in Giordania? 

E cosa dire di una sinistra incapace di avere un sussulto di dignità , tranne una piccola, eroica minoranza, che invece di mobilitarsi in tutte le piazze d’Italia mentre i civili palestinesi, donne, bambini, morivano a Gaza, ha preferito rintanarsi in comunicati stantii, privi di coraggio. 

Leggi anche:  Haaretz: "Quello che Israele sta facendo oggi a Gaza è molto peggio del fascismo"

La sinistra ha tradito i palestinesi, ha affermato Massimo D’Alema. Può stare simpatico o antipatico, ma da ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, D’Alema quell’area la conosce molto bene. Sì, la sinistra, o comunque la sua componente maggioritaria, ha tradito i palestinesi. E tradendoli, ha infangato se stessa. La sua storia. Chi scrive, ricorda il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer. Tra i leader di tutto il mondo convenuti a Roma per rendergli omaggio, c’era Yasser Arafat.

Chi scrive ricorda la commozione vera del leader palestinese per la scomparsa di un “vero, grande amico del popolo palestinese e della pace”.

Ricordo i tanti dibattiti alle feste de L’Unità con un grande palestinese, scomparso non molto tempo fa: Nemer Hammad. Oggi, questa memoria collettiva è sbiadita, e non solo dal tempo. Quando si ha paura di dire la verità, si finisce di esistere. Restiamo umani, ripeteva Vittorio Arrigoni, che a Gaza è morto. Restare umani significa schierarsi con gli oppressi, saper distinguere la vittima dal carnefice.

Restare umani vuol dire saper andare controcorrente, affermare che se è vero come è vero che in Cisgiordania esiste un regime di apartheid, allora chi lo ha instaurato deve essere sanzionato, come avvenne per il Sudafrica. Questo significa, moralmente e politicamente, “restare umani”. Ecco, nella guerra di Gaza, la sinistra ha perso la sua umanità. 

Native

Articoli correlati