Sanders non dà tregua a Netanyahu: ha sdoganato i razzisti e sepolto la soluzione a due Stati
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Sanders non dà tregua a Netanyahu: ha sdoganato i razzisti e sepolto la soluzione a due Stati

Il senatore del Vermont è ebreo e proprio per questo trova assurda la politica dell'estrema destra israeliana e tutti i tentativi per vanificare una pace giusta

Bernie Sanders
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Maggio 2021 - 15.52


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Bernie non dà tregua. Al contrario, rilancia. Il senatore americano domenica ha raddoppiato le sue critiche al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dicendo che ha autorizzato “razzisti palesi” nel suo governo e ha contribuito a fomentare il recente ciclo di violenza israelo-palestinese.

Nel programma Face the Nation della Cbs – come racconta Ben Samuels, corrispondente di Haaretz da Washington- John Dickerson ha detto al senatore del Vermont di aver letto parti dell’op-ed del New York Times di Sanders a Netanyahu, definendolo “assurdo”. Sanders ha sostenuto nell’op-ed che il primo ministro israeliano ha “lavorato per precludere la possibilità di una soluzione a due Stati”.

Dickerson ha poi chiesto a Sanders come si può avere un “approccio imparziale con i terroristi che vogliono distruggere Israele?  Sanders ha risposto sottolineando lo spostamento a destra della politica israeliana. “Quello che dovete fare è anche capire che, nel corso degli anni, il governo Netanyahu è diventato estremamente di destra, e che ci sono persone nel governo israeliano ora che sono apertamente razziste. A Gerusalemme ci sono persone sfrattate dalle loro case. Un’enorme pressione sulle persone all’interno di Israele, la comunità araba, così come a Gaza”. “Durante più di un decennio del suo governo di destra in Israele, il signor Netanyahu ha coltivato un tipo di nazionalismo razzista sempre più intollerante e autoritario, ha detto Sanders.

“Nel suo sforzo frenetico di rimanere al potere ed evitare di essere perseguito per corruzione, il signor Netanyahu ha legittimato queste forze, tra cui Itamar Ben-Gvir e il suo partito estremista Potere Ebraico, portandole nel governo. È scioccante e triste che le folle razziste che attaccano i palestinesi nelle strade di Gerusalemme abbiano ora una rappresentanza nella sua Knesset”. “Avete una situazione molto difficile: avete Hamas, un gruppo terroristico. Avete un governo israeliano di destra, e la situazione sta peggiorando”, ha detto Sanders, aggiungendo che gli Stati Uniti devono “guidare il mondo nel riunire le persone, non semplicemente fornire armi per uccidere i bambini a Gaza”.

Sanders, a lungo uno dei critici più pressanti  di Netanyahu nella politica americana, è stato uno dei leader dell’ondata di critiche senza precedenti da parte dei legislatori democratici sulle azioni di Israele a Gaza durante il recente round di violenza. Ha introdotto una risoluzione del Senato che chiedeva un immediato cessate il fuoco e affermava esplicitamente che sia le vite israeliane che quelle palestinesi contano, così come ha introdotto un ultimo sforzo per bloccare la vendita di missili a guida di precisione a Israele.

Sanders introdurrà una risoluzione di disapprovazione giovedì riguardo alla vendita di armi a Israele per 735 milioni di dollari.

La risoluzione, riportata per la prima volta dal Washington Post, arriva un giorno dopo che i congressisti Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib e Mark Pocan hanno introdotto una risoluzione simile alla Camera.

“In un momento in cui le bombe prodotte dagli Stati Uniti stanno devastando Gaza e uccidendo donne e bambini, non possiamo semplicemente lasciare che un’altra enorme vendita di armi passi senza nemmeno un dibattito congressuale”, ha detto Sanders al Washington Post. “Credo che gli Stati Uniti debbano aiutare a guidare la strada verso un futuro pacifico e prospero sia per gli israeliani che per i palestinesi. Abbiamo bisogno di esaminare attentamente se la vendita di queste armi stia effettivamente aiutando a farlo, o se stia semplicemente alimentando il conflitto”.

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La vendita dei kit Joint Direct Attack Munitions (JDAM) che trasformano le bombe in missili a guida di precisione e Guided Bomb Unit-39 (GBU-39), un’arma sviluppata per penetrare strutture fortificate situate in profondità, dovrebbe entrare in vigore giovedì, anche se il Congresso ha il potere di bloccare o modificare la vendita fino al momento della consegna .A differenza della risoluzione della Camera – che era improbabile che passasse a causa della tempistica e del fatto che sarebbe stata rinviata al comitato in ogni caso – le regole del Senato stabiliscono che la risoluzione Sanders otterrà effettivamente un voto secondo le procedure delineate dalla legge degli Stati Uniti riguardo alle vendite internazionali di armi. È improbabile    rimarca ancora il corrispondente di Haaretz – che entrambe le risoluzioni blocchino la vendita con successo, anche se sono insieme i primi tentativi dei membri del Congresso di bloccare le vendite di armi a Israele. Probabilmente promuoveranno un ulteriore dibattito e metteranno un riflettore più luminoso sulla conversazione che circonda gli aiuti militari degli Stati Uniti a Israele. “Per decenni, gli Stati Uniti hanno venduto miliardi di dollari in armi a Israele senza mai richiedere loro di rispettare i diritti fondamentali dei palestinesi. Così facendo, abbiamo contribuito direttamente alla morte, allo spostamento e alla privazione dei diritti di milioni di persone”, ha detto Ocasio-Cortez riguardo alla sua risoluzione. “In un momento in cui così tanti, compreso il presidente Biden, sostengono un cessate il fuoco, non dovremmo inviare armi di ‘attacco diretto’ al primo ministro Netanyahu per prolungare questa violenza”.

I democratici si schierano 

I senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Chris Van Hollen e Chris Murphy hanno chiesto a Israele di fermare gli sforzi per sfrattare i residenti palestinesi dalle loro case nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, sulla base delle rivendicazioni dei coloni ebrei, mentre i deputati alla Camera Alexandria Ocasio-Cortez, Gregory Meeks, Andy Levin, Pramila Jayapal e Ayanna Pressley hanno anche espresso il loro sgomento.

“La rimozione forzata dei residenti palestinesi di lunga data a Sheikh Jarrah è ripugnante e inaccettabile”, ha twittato Warren, dicendo che l’amministrazione deve chiarire a Israele che questi sfratti sono illegali.

“Gli Stati Uniti devono parlare con forza contro la violenza degli estremisti israeliani alleati del governo a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, e chiarire che gli sfratti delle famiglie palestinesi non devono andare avanti”, ha detto Sanders. Murphy – presidente della sottocommissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti per il Vicino Oriente, l’Asia meridionale, l’Asia centrale e il controterrorismo – ha notato la sua profonda preoccupazione per la recente violenza e ha incoraggiato tutte le parti a esercitare la moderazione. Gli sfratti dei residenti palestinesi, che hanno vissuto nelle case del quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est per una generazione, sono ingiustificati e devono finire. Così come gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi, gli attacchi palestinesi contro gli ebrei israeliani e i lanci di razzi e mortai di Hamas”, ha detto il senatore del Connecticut, aggiungendo che era anche preoccupato per “l’approccio militarizzato delle forze israeliane a questi disordini, che sta aggravando, piuttosto che deescalare, la situazione”.

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Meeks, presidente della commissione affari esteri della Camera, ha definito la situazione a Sheikh Jarrah “profondamente preoccupante” e ha invitato i residenti, i leader e i funzionari di Gerusalemme a garantire che Gerusalemme sia una città dove regna la coesistenza, non la violenza. Il senatore Chris Van Hollen del Maryland ha invitato l’amministrazione a parlare con decisione della violenza. “Gli sfratti delle famiglie a Gerusalemme Est violerebbero il diritto internazionale”, ha twittato. “Se l’amministrazione Biden mette lo stato di diritto e i diritti umani al centro della sua politica estera, questo non è un momento per dichiarazioni tiepide”. 

Ocasio-Cortez ha definito la situazione a Sheikh Jarrah “disumana” e ha chiesto che gli Stati Uniti mostrino una leadership nella salvaguardia dei diritti umani. “Dalla violenza paramilitare in Colombia e Shiekh Jarrah, alla detenzione di bambini sul nostro stesso confine e la militarizzazione dei dipartimenti di polizia degli Stati Uniti, gli Stati Uniti devono valutare seriamente il loro ruolo nella violenza di stato e condizionare gli aiuti”, ha aggiunto.

Ocasio-Cortez e Levin hanno entrambi manifestato la loro costernazione per il fatto che questi eventi si stanno verificando durante gli ultimi giorni del Ramadan, con Levin che allo stesso modo ha esortato il Dipartimento di Stato a lavorare per deescalation immediatamente prima di portare entrambe le parti al tavolo per una soluzione a lungo termine.

 Jayapal, presidente del Congressional Progressive Caucus, ha detto che “non possiamo semplicemente stare a guardare questo crudele, continuo, illegale, forzato spostamento di palestinesi a Sheikh Jarrah. Il Dipartimento di Stato deve intervenire immediatamente con responsabilità”.

Pressley ha dichiarato: “Sono solidale con i residenti palestinesi di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, che sono stati rimossi con la forza dalle loro case – nel mezzo di una pandemia, durante il Ramadan. Questo è inaccettabile”.

Quasi tutti negli Usa, perfino i più filo-israeliani sia nel campo Democratico sia in quello Repubblicano, si dicono favorevoli a una soluzione “a due Stati”. Sanders però pone l’asticella un po’ più in alto e mette in luce una questione che è ben conosciuta dai diplomatici americani: come è possibile realizzare questo assunto se chi governa Israele fa di tutto, sul campo, per rendere irrealizzabile questa soluzione? Perché uno Stato per essere davvero tale, e non una sorta di bantustan sudafricano in salsa mediorientale, deve avere un controllo totale e una effettiva sovranità su tutto il suo territorio nazionale. Perché uno Stato indipendente deve poter contare su confini sicuri, sul controllo delle risorse idriche (l’oro bianco in Medio Oriente) presenti sul proprio territorio. Cose che, con la sua politica del fatto compiuto, Israele nega. Di questo ne erano consapevoli sia Barack Obama sia Bill Clinton: consapevoli ma, nei fatti, inermi. Perché nonostante la condanna a parole, né l’uno né l’altro hanno mai esercitato pressioni vere nei confronti d’Israele, portando così acqua (cioè consensi) ai mulini di quanti, in campo israeliano come in quello arabo, hanno sempre lavorato per sabotare ogni compromesso, minare il dialogo e trasformare il negoziato in uno stanco rituale. Sanders prova a rompere questo approccio, e nel farlo si dimostra un vero amico d’Israele, se per amico s’intende qualcuno che non avalla e copre ogni tua scelta, ma se la ritiene sbagliata e foriera di gravi conseguenza, prova a dirtelo e a convincerti che esiste un’altra strada, più sicura, per garantire la sicurezza dello Stato ebraico e il suo pieno inserimento nel contesto mediorientale. Una posizione costruttivamente critica che, e questo è un elemento di importante novità, sta facendo presa tra le organizzazioni liberal dell’ebraismo americano, sempre più frustrate dalle scelte compiute da Netanyahu, dalla deriva sovranista della sua politica. Se in politica un leader si manifesta come tale perché ha una visione di cui si fa portatore, Sanders questa visione, anche in politica estera, ha dimostrato di averla. Su Israele, come sulla Russia di Putin (il sovranista del Cremlino) e anche sul principe ereditario al Regno saudita, quel Mohammed bin Salman impelagato fino al collo nell’affaire-Khashoggi. Non usa le parole di Rashida Tlaib, Sanders, tuttavia in un intervento svolto in ottobre al Center for Strategic and International Studies, ha affermato che “molti di questi leaders sono in qualche modo connessi a network di oligarchi miliardari che vedono il mondo con le lenti dei loro interessi economici”. Lo “vedono” e cercano di indirizzarlo. Parole chiare, come quelle che lo stesso senatore democratico ha utilizzato, nel dicembre scorso, per criticare l’alleanza imbastita da Netanyahu col neo presidente di estrema-destra brasiliano Jair Bolsonaro.  

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Tacciare un ebreo di antisemitismo è una impresa improba anche per i più ardimentosi falchi israeliani. Sanders non è solo un ebreo ma per un lungo periodo del 1963 è stato anche un “kibbutzim” – vivendo e lavorando in un kibbutz in Israele –  ma nel suo passato vi sono prese di posizioni vicine a Israele quando Israele si è trovato a dover fare i conti con l’aggressività militare araba e con una impressionante ondata di attacchi terroristici. Altra cosa, però, è sostenere posizioni politiche e ideologiche che rimandano al disegno del “Grande Israele” o chiudere gli occhi di fronte al regime di apartheid che, nei fatti, si sta realizzando nella West Bank, o considerare chiusa la questione, cruciale, relativa allo status di Gerusalemme, o sdoganare, per calcoli elettorali, partiti apertamente razzisti che si rifanno alla dottrina “khahanista”.

Criticando Netanyahu, denunciando la deriva “integralista”  della destra ebraica, Sanders non chiude gli occhi di fronte alla realtà né traduce in politica un motto calcistico, che si potrebbe formulare così: “Israele non si discute, si ama”. E invece è vero l’esatto opposto: si “ama” Israele se si discute. E si denuncia una politica nefasta, quella portata avanti da chi governa Israele da oltre un decennio. In questo, il senatore del Vermont è un grande, sincero, “amico d’Israele”. 

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