Dimissioni respinte. “Questa è la mia risposta, caro fratello – gli ha scritto stamane in una lettera -. Continua come tu proponi ma come Arcivescovo di Monaco e Frisinga. E se sei tentato di pensare che, nel confermare la tua missione e nel non accettare la tua rinuncia, questo Vescovo di Roma (tuo fratello che ti ama) non ti capisca, pensa quello che ha provato Pietro davanti al Signore quando, a suo modo, gli presentò la sua rinuncia: ‘Stammi lontano che sono un peccatore’, e ascolta la risposta: ‘Pasci le mie pecore’. Con affetto fraterno”.
Nella lettera scritta in spagnolo, il Papa ringrazia dapprima Marx per il suo “coraggio”. “Mi dici che stai attraversando un momento di crisi – afferma poi -, e non solo tu ma anche la Chiesa in Germania lo sta vivendo. Tutta la Chiesa è in crisi per il problema degli abusi; di più ancora, la Chiesa oggi non può fare un passo avanti senza farsi carico di questa crisi”. Secondo il Pontefice, “la politica dello struzzo no, non porta a nulla, e la crisi va assunta dalla nostra fede pasquale”. “I sociologismi, gli psicologismi sono inutili – prosegue -. Assumere che la crisi, personalmente e come comunità, sia l’unico modo fruttuoso perché da una crisi non esce da soli ma in comunità e dobbiamo anche tenere conto che da una crisi si esce migliori o peggiori, ma mai uguali”.
“Sono d’accordo con te nel definire una catastrofe la triste storia degli abusi sessuali e il modo di affrontarla che la Chiesa ha preso fino a poco tempo fa”, aggiunge Francesco. “Dobbiamo farci carico della storia, sia personalmente che come comunità. Non si può restare indifferenti di fronte a questo crimine – aggiunge -. Assumerlo significa mettersi in crisi. Non tutti vogliono accettare questa realtà, ma è l’unico modo, perché fare ‘risoluzioni’ di cambiare vita senza ‘mettere la carne alla brace’ non porta a nulla”.
“Pertanto, a mio avviso – spiega il Papa -, ogni Vescovo della Chiesa deve assumerlo e chiedersi: ‘cosa devo fare davanti a questa catastrofe?’. Il ‘mea culpa’ di fronte a tanti errori storici del passato lo abbiamo fatto più di una volta di fronte a molte situazioni, anche se personalmente non abbiamo partecipato a quel frangente storico. E questo stesso atteggiamento è quello che ci viene chiesto oggi. Ci viene chiesto di riformare, cosa che – in questo caso – non consiste di parole ma di atteggiamenti che abbiano il coraggio di mettersi in crisi, di assumere la realtà qualunque ne sia la conseguenza”.
“Dici bene nella tua lettera – riconosce Francesco – che seppellire il passato non ci porta a nulla. I silenzi, le omissioni, il dare troppo peso al prestigio delle Istituzioni porta solo al fallimento personale e storico, e ci porta a convivere con il peso di ‘avere scheletri nell’armadio’, come si suol dire”. “È urgente ‘dare aria’ a questa realtà degli abusi e di come la Chiesa ha proceduto – avverte -, e lasciare che lo Spirito ci conduca al deserto della desolazione, alla croce e alla risurrezione”. “È la via dello Spirito che dobbiamo seguire – continua -, e il punto di partenza è l’umile confessione: abbiamo sbagliato, abbiamo peccato. I sondaggi e il potere delle istituzioni non ci salveranno. Non ci salverà il prestigio della nostra Chiesa che tende a nascondere i suoi peccati; non ci salverà né il potere del denaro né l’opinione dei media (spesso ne dipendiamo troppo)”.
“Come Chiesa dobbiamo chiedere la grazia della vergogna, e che il Signore ci salvi dall’essere la spudorata prostituta di Ezechiele 16”, afferma il Pontefice che conclude: “Mi piace come finisci la lettera: ‘Continuerò con piacere ad essere sacerdote e vescovo di questa Chiesa e continuerò ad impegnarmi a livello pastorale finché lo riterrò sensato e opportuno. Vorrei dedicare più intensamente alla cura pastorale i prossimi anni del mio servizio e adoperarmi per un rinnovamento spirituale della Chiesa, come instancabilmente chiedi’”.