Non è la culla di un neo-Rinascimento come detto da tal Renzi, e i passi avanti per garantire una parità sono ancora ben lunghi da compiere.
Tra le piccolezze adottate in ambito di riforme, l’Arabia Saudita ha reso nota la decisione di permettere per la prima volta alle donne di prendere parte all’hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, senza essere obbligatoriamente accompagnate da un uomo. E la decisione ha spinto molte donne a presentare immediatamente la propria domanda per i circa 60 mila posti disponibili quest’anno: il numero è limitato causa Covid, ma l’hajj è uno dei cinque pilastri dell’Islam, un obbligo che ogni fedele deve compiere almeno una volta nella vita se fisico e finanze lo consentono.
Un rito cui, in tempi pre pandemia, prendevano parte più di due milioni di persone dirette alla Kaaba, l’enorme pilastro nero al centro della grande moschea della Mecca, primo luogo sacro dell’Islam.
La decisione di eliminare l’obbligo di un ‘mahram’, un parente di primo grado maschio che funge da tutore e accompagnatore, si inserisce in una serie di cambiamenti che la monarchia al potere in Arabia Saudita ha posto in atto per migliorare la condizione femminile e venire incontro alle pressioni delle organizzazioni per i diritti umani.
Dal 2019, le donne possono guidare un’automobile da sole e possono viaggiare senza accompagnatore, tuttavia diverse attiviste e blogger sono finite in prigione per aver denunciato attraverso i social la condizione delle donne, vere e proprie cittadine di ‘seconda classe’.
La possibilità di andare alla Mecca senza tutore ha spinto molte a presentare domanda, ispirate da un desiderio di indipendenza e dalla possibilità di poter compiere un passo importante senza dover sottostare al volere o alla disponibilità di padri, fratelli e mariti.
Un cambiamento radicale, per metabolizzare il quale è prevedibile che il Paese e la società saudita, fortemente conservatrice, avranno bisogno di tempo: rimangono numerose le agenzie turistiche che non accettano donne non accompagnate.
Un problema non da poco, soprattutto in tempi di pandemia, quando l’utilizzo delle agenzie turistiche è obbligatorio per gestire i pellegrini e garantire il rispetto delle regole anti Covid.
Tuttavia, quella della fine dell’obbligo del mahram non è la sola buona notizia per le donne saudite: la ufficiale dell’esercito Abeer Al-Rashed è stata, la settimana scorsa, la prima donna a coordinare una riunione sulla sicurezza relativa il pellegrinaggio.
Un momento di grande rilevanza ogni anno, perché attiene l’organizzazione di un mega evento e ancora più importante con una pandemia in corso.
La riunione serviva a chiarire modi e regole sull’utilizzo della smart card approntata dal governo per controllare il flusso di pellegrini e prevenire i contagi.
Un briefing diretto con fermezza e decisione, che ha scatenato il plauso e acceso ancora di più le speranze delle donne del Paese più controverso e conservatore di tutto il Medio Oriente.