Il braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti continua: gli attacchi, a partire dalla verità sull’origine del Coronavirus, sono all’ordine.
Quel che è certo è che prima o poi andrà scoperta la vera responsabilità della Cina sulla diffusione del virus.
Il Global Times, testata in lingua inglese che rappresenta ufficiosamente la posizione del governo cinese, critica gli Stati Uniti per il tentativo di costruire “bugie” sul laboratorio di Wuhan e provare che da lì è nato il coronavirus, facendo un parallelo con le prove (false) di armi di distruzione di massa che Washington usò per attaccare militarmente l’Iraq nel 2003.
“L’amministrazione Biden e i servizi segreti statunitensi stanno tentando di spremersi le meningi per diffamare la Cina con ogni mezzo”, scrive il Global Times in un editoriale.
“Il 26 maggio Biden ha ordinato alle agenzie di intelligence di riferirgli sulle origini del Covid-19 entro 90 giorni. Mancano 20 giorni e il gioco politico degli Stati Uniti per incastrare la Cina sta per raggiungere il suo apice”.
Il Global Times cita, in particolare, un articolo della Cnn secondo il quale i servizi Usa stanno esaminando una preziosa banca dati genetica che potrebbe svelare le origini del coronavirus. Secondo la testata cinese, è “altamente sospettabile” che i media statunitensi in combutta con l’intelligence del paese vogliano “sviare” l’opinione pubblica prima ancora che delle conclusioni delle indagini per “dar forma a una potente speculazione circa il fatto che il virus venga dal lavoratorio” di Wuhan. Si tratta, per il Global Times, di una “gigantesca bugia”, perché “l’istituto di virologia di Wuhan ha ripetutamente provato la propria innocenza, la squadra di esperti dell’Organizzazione mondiale della salute ha detto che è ‘estremamente improbabile’ che una fuga di laboratorio possa aver causato l’insorgere del virus a Wuhan”, e “in un tentativo di ribaltare queste conclusioni” gli Usa “stanno aggirando ostacoli sostanziali – mancanza di evidenza, la stessa difficoltà nel rintracciare l’origine – tramite la mistica dei servizi segreti”.
La conclusione dell’editoriale è che “le agenzie di intelligence statunitense sono tutt’altro che onnipotenti nel raccogliere informazioni. La loro ‘leggendaria’ capacità è piuttosto nel fabbricare accuratamente prove per rispondere ai bisogni politici e manipolare l’opinione pubblica, come è stato mostrato nel classico esempio di quando hanno usato una fiala di ‘detersivo’ (il Segretario di Stato Usa Colin Powell mostrò una fialetta di “antrace”, ndr.) per dichiarare alle Nazioni Unite che Saddam Hussein aveva sviluppato ‘armi di distruzione di massa’ in Iraq.
Ora, gli Stati Uniti stanno agitando un’altro ‘detersivo’ per costruire un’accusa contro la Cina. Ma la Cina non è l’Iraq e non si farà bullizzare. Il trucco dei servizi segreti statunitensi per incastrare la Cina non troverà mai eco nella comunità internazionale. Le speranze di Washington di infliggere un duro colpo alla Cina usando bugie non riuscirà mai”.
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