Nell'attentato kamikaze a Kabul è morta anche Nicole Gee, la marine che cullava il bambino
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Nell'attentato kamikaze a Kabul è morta anche Nicole Gee, la marine che cullava il bambino

Nelle agenzie si trovano altre immagini di lei sorridente che scorta giovani afghani verso la pancia degli aerei.

Nicole Gee
Nicole Gee
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29 Agosto 2021 - 11.12


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Nicole Gee aveva postato la foto sul suo profilo Instagram con sotto la scritta «Amo il mio lavoro». Come raccontano Andrea Marinelli e Marilisa Palumbo sul Corriere della Sera, di quel momento c’erano altri scatti, uno, quello che vedete accanto, l’aveva pubblicato il 20 agosto l’account Twitter del dipartimento della Difesa, e ha fatto il giro del mondo.

E nelle agenzie si trovano altre immagini di lei sorridente che scorta giovani afghani verso la pancia degli aerei che li condurranno a una nuova vita. Nicole era stata promossa a sergente il 2 agosto. «Credeva in quello che faceva, amava essere un Marine — ha raccontato il cognato — Non avrebbe voluto essere da nessuna altra parte». «Ha esalato l’ultimo respiro facendo quello che amava», ha detto la sua migliore amica e commilitona.

Ventitreenne di Roseville, California, Gee è una delle due donne tra i caduti americani, l’altra è la sergente Johanny Rosario Pichardo, 25, di Lawrence, Massachusetts. Alle due del pomeriggio di venerdì un aereo con 13 bare avvolte nella bandiera a stelle e strisce è partito da Kabul. Di quei caduti americani 5 avevano vent’anni (gli altri poco più, il più grande 31): l’età di questa infinita guerra. Erano neonati o bambini quando tutto è iniziato, sono arrivati in Afghanistan nel momento forse più difficile, senza i muri di solito eretti ovunque dagli americani a proteggerli. «Chi controlli è così vicino che puoi sentirgli il fiato», ha detto il comandante McKenzie. Mischiati alla folla — in braccio i neonati, un selfie con un bambino — erano certo spaventati, ma sembravano anche felici e orgogliosi. Il terrorismo ha rubato il futuro a loro come a tanti membri dell’altra generazione post 11 settembre: quella dei ragazzi afghani che stavano cercando di aiutare.

 
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