Come il suo (per fortuna) ex corrispettivo Trump vede persecuzioni e complotti verso di lui in ogni dove.
Ma non solo, le somiglianze non si fermano, perché il complottista per eccellenza ha già caricato i suoi sostenitori, e come avvenne per Capitol Hill, potrebbero esserci cortei violenti da parte di migliaia di esagitati suprematisti.
Oltre un centinaio di leader e intellettuali dell’area progressista di numerosi Paesi hanno firmato una lettera aperta in cui avvertono che domani “una insurrezione metterà in pericolo la democrazia in Brasile”, in riferimento ad una serie di manifestazioni convocate dal presidente Jair Bolsonaro e dai suoi sostenitori in numerose città brasiliane.
Tra i principali firmatari figurano il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pe’rez Esquivel, il linguista statunitense Noam Chomsky, l’ex presidente del governo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, il leader del movimento France Insoumise, Jean-Luc Me’lenchon e gli ex presidenti di Colombia, Paraguay e Ecuador: Ernesto Samper, Fernando Lugo e Rafael Correa.
E’ previsto dagli organizzatori che domani, giorno in cui si ricorda l’indipendenza del Brasile, i seguaci di Bolsonaro protestino a Brasilia, San Paolo e molte altre città contro i giudici della Corte suprema, divenuti negli ultimi tempi vere e proprie ‘bestie nere’ del capo dello Stato.
Riferendosi a loro, lo stesso Bolsonaro ha detto giorni fa che in occasione della giornata di manifestazioni”il popolo” darà “un ultimatum a chi sfida la Costituzione”.
Nella loro lettera i firmatari sottolineano che “il presidente Jair Bolsonaro e i suoi alleati – inclusi gruppi di suprematisti bianchi, polizia militare e funzionari pubblici a tutti i livelli di governo – stanno preparando una mobilitazione nazionale contro la Corte suprema e il Parlamento, acuendo i timori di un golpe nella terza democrazia più grande del mondo”.
Il documento pubblico sottolinea infine che in sostanza “Bolsonaro invita i suoi seguaci a recarsi a Brasilia il 7 settembre in un atto di intimidazione delle istituzioni democratiche del Paese”, ricordando che il 21 agosto il capo dello Stato ha sostenuto che la “Costituzione comunista” del Brasile gli ha tolto potere, accusando ancora una volta “la magistratura, la sinistra e tutto un apparato di interessi occulti” di cospirare contro di lui.