L’unica cosa che rasserena è che chi ha sbagliato pagherà con una pena severissima, anche se il gesto fatto rimane e può segnare delle vite.
“La colpa è di Larry Nasser ma anche del sistema che gli ha consentito di continuare a perpetrare i suoi abusi”.
La campionessa Simone Biles non nasconde le lacrime davanti alla commissione giustizia del Senato americano, chiamata a fare luce sulle negligenze dell’Fbi nell’indagine sull’ex medico della nazionale di ginnastica, condannato a 175 anni di carcere per molestie sessuali verso circa 500 ginnaste. Compresa la Biles.
Biles si presenta davanti ai senatori insieme alle sue ex compagne Aly Raisman e McKayla Maroney. Le tre atlete raccontano la loro storia puntando il dito contro l’Fbi, che “ha chiuso un occhio” sugli abusi di Nasser.
“Non voglio che un’altra giovane ginnasta, un’altra atleta olimpica sperimenti l’orrore che centinaia di noi hanno provato a causa degli abusi di Larry Nassar. Le cicatrici di quanto accaduto continuano a vivere con ognuna di noi”, dice la star della ginnastica americana, che di recente alle Olimpiadi di Tokyo ha riportato alla ribalta il tema della salute e delle difficoltà mentali delle atlete saltando alcune gare a causa dei ‘twisties’, ovvero dei blackout, e parlando dei suoi ‘demoni’ della testa.
Attonito e contrito il direttore dell’Fbi, Christopher Wray ascolta le ragazze. Poi prende la parola: “non ho una risposta” sul perché l’agenzia ha fallito nel caso, dice Wray definendo “completamente inaccettabili” le azioni dei suoi uomini.
“Hanno tradito quello che è il loro dovere, non hanno protette queste ragazze dagli abusi”, aggiunge il direttore dell’Fbi ricordando che l’agente che seguiva il caso è stato già cacciato.
Una rimozione che per Biles e le altre centinaia di ragazze è una magra consolazione ma la loro battaglia è solo all’inizio: ora hanno una voce e soprattutto hanno qualcuno disposto ad ascoltare e aiutarle affinché non si ripeta un altro caso Nasser.