Ha inizio oggi a Vienna la prima causa civile per un per il maxi focolaio di coronavirus esploso nel marzo del 2020 a Ischgl, una delle località sciistiche più visitate di tutta l’Austria. In quel periodo il comprensorio vennero contagiate migliaia di persone provenienti da 45 Paesi differenti.I querelanti accusano le autorità austriache di non aver risposto in modo efficace e repentino ai focolaio che sono emersi a Ischgl, ma anche in altre località del Tirolo.
Secondo quanto riportano i media austriaci, tra i querelanti anche la vedova e il figlio di Hannes Schopf, morto all’età di 72 anni dopo essere stato contagiato dal Covid-19 nella località turistica, che chiedono un risarcimento di 100mila euro alle autorità austriache. L’avvocato Alexander Klauser, che rappresenta la famiglia Schopf e altri, ha parlato di gravi carenze che hanno portato la zona a diventare un maxi focolaio, di aver ”agito troppo tardi” e di aver commesso ”gravi errori di calcolo”. Le autorità austriache, ha proseguito, hanno fatto ”troppo poco, troppo tardi”.
Quando la valle è stata finalmente messa in quarantena, un’evacuazione ordinata dell’area è stata ”ostacolata” dal modo caotico con cui è stata annunciata e organizzata, ha continuato Klauser, puntando il dito anche contro il cancelliere Sebastian Kurz. Secondo la vedova di Schopf, il giornalista in pensione e appassionato sciatore ha contratto il virus durante l’evacuazione su un autobus, dove era stipato insieme ad altri turisti che hanno starnutito e tossito per tre ore. Dopo essere rientrati, molti turisti contagiati hanno contribuito a diffondere il coronavirus nei rispettivi paesi.
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