I diritti delle donne sono calpestati ogni giorno dall’oscurantismo talebano. Dopo la chiusura a frequentare le scuole e a praticare sport, diventa un divieto anche il mondo del lavoro.
I ristoranti a conduzione femminile, così come i bar di proprietà e con staff composto da donne, hanno chiuso la loro attività a Kabul dopo che i Talebani hanno preso il controllo della capitale afghana lo scorso 15 agosto. Lo riporta l’emittente Tolo News, raccontando di donne in cerca di un lavoro alternativo.
Noor-ul-Haq Omari, che guida il sindacato dei lavoratori di Kabul, conferma che ”purtroppo gli investimenti guidati dalle donne si sono fermati. Hanno perso il lavoro. In alcuni casi, le donne hanno venduto i beni costosi della loro azienda a un prezzo molto basso”.
In particolare, viene data voce a Niki Tabasom, imprenditrice che ha investito un milione di afghani, la valuta usata nel Paese, per aprire un bar a Kabul tre anni fa. Il personale della sua attività era composto interamente da donne, che hanno perso il lavoro dopo il crollo del precedente governo. Con la sua attività, Tabasom guadagnava circa 20mila afghani al giorno, circa 196 euro.
”Il bar è stato chiuso dopo che i Talebani sono arrivati a Kabul. Io e le mie colleghe abbiamo perso il lavoro”, ha raccontato Niki Tabasom a Tolo News. ”Per sfamare le loro famiglie, le donne stanno cercando altri modi per lavorare e guadagnare denaro”, ha aggiunto. “Le donne sono a volte i capifamiglia. E quindi alcune famiglie stanno ora affrontando problemi economici e finanziari”, ha spiegato.
L’emittente ha anche raccolto le testimonianze di alcune dipendenti del caffè, che hanno spiegato che ognuno di loro guida una famiglia.
”Occorre trovare opportunità di lavoro per le donne – ha detto Qadira – Dovrebbero prendere in considerazione le nostre richieste. Se non ci danno attenzione, come faranno i Talebani a gestire il governo?”.
Un’altra dipendente rimasta disoccupata, Sabrina Sultani, ha detto che ”mi sono guadagnata da vivere lavorando al caffè per due anni. Ho aiutato la mia famiglia”.