“La notizia è che la Polonia oggi attacca alle fondamenta la struttura giuridica della costruzione della Ue. Il sovranismo antieuropeo non è slogan e folklore come qualcuno pensa. È un ritorno indietro. Sbagliato e pericoloso.
Che va combattuto”. Lo scrive su twitter Enrico Letta, segretario Pd.
Siamo al punto di non ritorno: la frattura tra Varsavia e Bruxelles sul rispetto dello stato di diritto si è aggravata con un nuovo scontro che potrebbe allontanare sempre di più i fondi del Recovery destinati alla Polonia, se non addirittura segnare un passo verso la ‘Polexit’.
La Corte costituzionale polacca, guidata dalla giudice Julia Przylebska, ha decretato che alcuni articoli dei Trattati dell’Unione europea sono “incompatibili” con la Costituzione dello Stato polacco e che le istituzioni comunitarie “agiscono oltre l’ambito delle loro competenze”.
La sentenza, molto attesa sia a Bruxelles che a Varsavia, si infila nel contenzioso sulla riforma della magistratura voluta dal partito al governo Diritto e giustizia (Pis) del leader Jaroslaw Kaczynski – e in particolare sul nuovo sistema di disciplina dei giudici – che secondo l’Ue mina l’indipendenza del sistema giudiziario in Polonia e che è già oggetto di una procedura di infrazione.
“Siamo preoccupati”, è stata la prima reazione della Commissione alla sentenza. “La nostra posizione è chiara. La legge dell’Ue ha il primato su quella nazionale. La Corte di giustizia Ue è l’unica che può stabilire” la compatibilità tra la legge Ue e quella nazionale, ed ”è vincolante”, ha detto il commissario alla Giustizia Didier Reynders. “Useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per proteggere” questi principi, ha ammonito. Sulla stessa linea il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: “La sentenza di oggi in Polonia non può restare senza conseguenze”.
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