Jair Bolsonaro ha firmato una legge che sottrae quasi 95 milioni di euro al Ministero della scienza, della tecnologia e dell’innovazione, con un taglio del 90% delle risorse disponibili.
La riallocazione dei fondi, deliberata venerdì, era stata richiesta da una task force guidata dal ministro delle Finanze Paulo Guedes. Il budget risparmiato verrà diretto ai ministeri dell’Agricoltura, dell’Educazione, della Sanità, della Comunicazione, dello Sviluppo regionale nonché a quello per la Cittadinanza.
La comunità scientifica brasiliana ha ovviamente contestato aspramente la decisione: “Quando abbiamo più bisogno di scienza, il team economico agisce contro la legge, con manovre che suggeriscono una deliberata intenzione di danneggiare lo sviluppo scientifico del Brasile” si trova scritto in una nota, che continua: “Oltre a non sbloccare i 690 milioni di Brl (reais brasiliani ndr) a fronte degli impegni presi con il settore, sono ancora in attesa di stanziamento circa 2 miliardi di Brl dal Fondo nazionale per lo sviluppo scientifico e tecnologico (Fndct). La scienza deve essere prioritaria. La scienza è vita”.
Con il Fndct si vuole finanziare l’innovazione e lo sviluppo scientifico-tecnologico, al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Il taglio nel settore minaccia lo sviluppo della ricerca e aumenta il timore della “fuga di cervelli”, ossia la scelta di scienziati e ricercatori di andarsene e di sviluppare il proprio lavoro in altri Paesi.
Nella classifica delle nazioni che riescono a trattenere i professionisti più qualificati, il Brasile ha perso 25 posizioni dal 2019 al 2020, passando dal 45esimo al 70esimo posto.
Secondo un sondaggio realizzato dall’Instituto de pesquisa economica aplicada (Ipea), nel 2020 il governo federale brasiliano ha investito meno risorse per la scienza e la tecnologia che nel 2009.