Dopo i boom di contagi in tutt’Europa e la situazione che in Inghilterra sta sempre più sfuggendo di mano, il G20 si è imposto l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale, entro metà 2022.
“Per aiutare a raggiungere gli obiettivi globali di vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i Paesi entro fine 2021, e il 70% entro metà 2022”, il G20 “prenderà iniziative per spingere le forniture di vaccini e prodotti medici essenziali” e “rimuovere i vincoli finanziari”.
È quanto riporta la bozza del Communiqué che stanno negoziando i ministri delle Finanze e della Salute del G20.
Fonti vicine al dossier riferiscono che l’impegno per metà 2022 rappresenta un passo avanti rispetto alla tempistica più ampia indicata fino a poco tempo fa.
Si discute ancora – invece – se includere, nella versione finale del documento, l’obiettivo di fine 2021, dato il poco tempo a disposizione. Altro tema cruciale, l’impegno che sembrerebbe vicino- che la percentuale sia raggiunta in tutti le classi di reddito in cui sono classificati i Paesi, e non complessivamente.
Nel frattempo in un appello, le Nazioni Unite e il Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa rimangono fermi nel loro impegno per garantire un accesso equo ed efficace ai vaccini Covid-19 in tutto il mondo. “In apertura del G20 – spiega Francesco Rocca, Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) e della Croce Rossa Italiana – insieme all’Onu abbiamo voluto lanciare un forte appello di umanità ai leader di tutto il mondo. La distribuzione equa dei vaccini è una priorità politica, morale ed economica che, finora, è stata ampiamente trascurata. E’ arrivato il momento di agire”.
“Poiché la pandemia richiede che la comunità internazionale adotti misure straordinarie, oggi uniamo nuovamente le nostre voci per dire che è tempo che le azioni siano più forti delle parole. È un imperativo umanitario e una nostra responsabilità condivisa garantire che le vite ovunque siano protette, non solo nei pochi paesi che hanno i mezzi per acquistare protezione”. E aggiungono: chiediamo a governi, partner, donatori, al settore privato e altre parti interessate: 1) di aumentare la fornitura di vaccini e l’accesso al Covax anche attraverso donazioni da paesi ad alto reddito per donare vaccini a quei paesi e regioni che rimangono serviti in modo iniquo; 2) di aumentare i finanziamenti e il sostegno agli attori locali per garantire che i vaccini lascino gli aeroporti della capitale e raggiungano tutti, anche attraverso investimenti nei sistemi sanitari locali necessari per la consegna e nell’impegno della comunità per migliorare l’accettazione e la fiducia anche nei vaccini Covid-19 come nei vaccini in genere; 3) di rafforzare la capacità di produzione e distribuzione di vaccini Covid-19 in tutto il mondo, in particolare nei paesi a basso e medio reddito; 4) di accelerare il trasferimento di tecnologia e know-how: gli investimenti effettuati ora dureranno ben oltre questa emergenza sanitaria pubblica e rafforzeranno la capacità globale di risposta a future epidemie e pandemie; 5) di richiedere la rimozione di tutte le restanti barriere (da parte dei produttori) per consentire alle agenzie umanitarie di accedere alle dosi di vaccini, anche rinunciando all’obbligo di indennizzo, in particolare laddove le popolazioni più vulnerabili possono essere raggiunte solo dalle agenzie umanitarie che utilizzano il Covax “Humanitarian Buffer”.
Argomenti: covid-19