Minsk-Varsavia, lo sporco gioco sulla pelle dei migranti
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Minsk-Varsavia, lo sporco gioco sulla pelle dei migranti

Inchiodati alla frontiera. Al freddo glaciale, senza ripari. Usati come per ricattare l’Europa, o per biechi tornaconti interni. Sono i migranti in balia di due regimi che fanno spregio dei più elementari diritti umani.

Migranti al confine tra Bielorussia e Polonia
Migranti al confine tra Bielorussia e Polonia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Novembre 2021 - 16.14


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Inchiodati alla frontiera. Al freddo glaciale, senza ripari. Usati come per ricattare l’Europa, o per biechi tornaconti interni. Sono i migranti in balia di due regimi che fanno spregio dei più elementari diritti umani.

Due gruppi di migranti sono riusciti a sfondare il recinto della frontiera fra Bielorussia e Polonia attraversando il confine: è quello che scrive l’agenzia polacca Pap, secondo diversi media tedeschi. Lo sfondamento è avvenuto nei due villaggi di Krynki e Bialowieza. Alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, da giorni ci sono migliaia di migranti ammassati e che cercano di entrare in Europa; per l’Occidente è il regime di Lukashenko che li sta spingendo a sfondare i varchi e Varsavia ha accusato esplicitamente il presidente russo Vladimir Putin di aver orchestrato la crisi.

 Il ministro della Difesa polacco, Mariusz Baszczak, ha reso noto che già durante la notte ci sono stati molti tentativi di violare il confine con la Bielorussia: “Ci sono già 15mila uomini alla frontiera, soldati dell’esercito polacco. Il numero è stato aumentato e naturalmente, può essere aumentato ancora di più se necessario”. 

La Bielorussia ha accusato le forze polacche di aver picchiato alcuni migranti, nello specifico quattro persone di etnia curda, che tentavano di entrare nell’Ue, mentre aumentano le critiche nei confronti di Minsk per la “strumentalizzazione” dei migranti bloccati al confine. I quattro «sono stati arrestati in Polonia dove avevano cercato di chiedere protezione e status di rifugiato”, ha dichiarato in una nota il servizio delle guardie di frontiera bielorusse, diffondendo immagini che mostrano quattro uomini, alcuni con vestiti insanguinati e uno con tagli sulle mani, che si coprivano il viso. “A giudicare dalle numerose ferite sui corpi dei migranti, le forze di sicurezza polacche hanno maltrattato le persone e, usando la forza, le hanno spinte oltre una recinzione di filo spinato al confine con la Bielorussia”, si afferma nella nota. 

Le notizie che si inseguono di ora in ora danno conto di una situazione sempre più drammatica: almeno 50 sono i profughi arrestati dalle guardie di frontiera polacche, mentre in migliaia vagano per i boschi.

Il governo polacco accusa Minsk di spingere migliaia di persone verso i confini del Paese, mentre il presidente bielorusso Lukashenko ha denunciato “il dispiegamento delle forze regolari polacche al confine”, sottolineando che il suo Paese “non si inginocchierà all’Ue”. “Usare migranti vulnerabili come parte di un attacco ibrido va al di là del disprezzo. L’Ue non accetterà alcun tentativo di strumentalizzare i migranti”, ha dichiarato  nei giorni scorsi ieri Michel su Twitter, esprimendo “piena solidarietà” ai Paesi membri dell’Ue. 

“Piena solidarietà” a un regime, come quello al potere in Polonia, che sfida l’Europa un giorno sì e l’altro pure, che attacca i diritti delle donne, che criminalizza ogni forma di dissenso, che fa dell’oscurantismo clericale e dell’ultranazionalismo più reazionario una sua cifra identitaria. Un regime che pretende, come l’autocrate magiaro Viktor Orban, che l’UE finanzi un muro anti-migranti a Est.

Intanto la Germania è tornata a sollecitare nuove sanzioni dell’Unione Europea contro la Bielorussia, il cui presidente Alexander Lukashenko sfrutta “senza scrupoli” i migranti mandandoli al confine con la Polonia. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.  “Sanzioneremo tutti coloro che sono coinvolti nel traffico mirato di migranti”, ha annunciato Maas secondo il quale l’UE lavorerà per “estendere e rafforzare le sanzioni contro il regime di Lukashenko”.    “L’Unione Europea non può essere ricattata”, ha aggiunto Maas. 

Cei: “Migranti usati per interessi politici”

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 “La situazione dei migranti assembrati al  confine tra Bielorussia e Polonia ha del paradossale. Dall’una e dall’altra parte si usano i migranti per interessi politici”. Lo denuncia senza mezzi termini mons. Giancarlo Perego, presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza  Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes. “Nessuno parla di  chi siano queste persone migranti, il loro volto, la loro storia. E’ certo – osserva il presule – che da entrambi le parti c’è solo un rifiuto o uno sfruttamento. Ancora una volta i migranti sono le sole  vittime”. – 

La preoccupazione dell’Unhcr e di Oim

L’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr), e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), in una nota congiunta  esprimono “profonda apprensione per le ultimissime notizie che arrivano dal confine tra Bielorussia e Polonia e si appellano agli Stati affinché garantiscano l’incolumità ed il rispetto dei diritti umani di migranti e rifugiati.
Ieri sono emerse notizie di un folto gruppo di migranti e rifugiati, tra cui donne e bambini, in cammino dal lato bielorusso della frontiera verso il varco internazionale con la Polonia, presso Bruzgi, e presumibilmente insediatosi in un campo improvvisato in prossimità del confine durante la notte.
Unhcr e Oim sono in contatto con i governi di entrambi i Paesi e chiedono una risoluzione urgente della situazione e l’accesso immediato e incondizionato al gruppo per prestare assistenza umanitaria a quanti ne abbiano bisogno e assicurare che coloro che necessitano di protezione internazionale o di altre forme di protezione siano identificati, dando loro la possibilità di presentare domanda di asilo sul posto.
Considerato l’elevato numero di morti registrato presso l’area di frontiera nelle ultime settimane, Unhcr e Oim ricordano agli Stati l’obbligo di prevenire la perdita di ulteriori vite umane e come sia assolutamente prioritario garantire a migranti e rifugiati un trattamento rispettoso della dignità umana.
Le due organizzazioni hanno pubblicamente dichiarato in numerose occasioni come la strumentalizzazione di migranti e rifugiati a fini politici sia deplorevole e debba terminare. Avvantaggiarsi della disperazione e della vulnerabilità di queste persone promettendo loro soluzioni irrealistiche e ingannevoli è inaccettabile e comporta gravi conseguenze sul piano umano.
Le due organizzazioni hanno a più riprese ribadito alle autorità bielorusse la necessità di preservare il benessere delle persone e di evitare di creare situazioni complicate sul piano umanitario.
Unhcr e Oim sono pronte a supportare le autorità della Bielorussia nel fornire consulenza e a valutare la situazione individuale delle persone coinvolte, in ambienti appositi, lontano dalle aree di confine.
Considerata la situazione allarmante in corso, entrambe le parti hanno il dovere di onorare i propri obblighi di diritto internazionale e di garantire l’incolumità, la dignità e la tutela dei diritti delle persone bloccate al confine.
Oim e Unhcr, inoltre, hanno esortato le autorità competenti a vagliare tutti le opzioni umanitarie percorribili per rispondere a questa situazione, considerando le circostanze e le esigenze in materia di diritti umani e protezione internazionale di ogni singola persona coinvolta, compresa la possibilità di rimpatrio volontario.
Infine, Unhcr e Oim sono pronte ad assicurare assistenza umanitaria ai migranti e ai rifugiati presenti su entrambi i lati del confine”, conclude la nota congiunta.

Parole di verità

Sono quelle scritte da Karima Moual in un bellissimo articolo su La Stampa: “Non so come ci si possa sentire a tenere in trappola e al gelo, in uno spazio limitato di territorio al confine tra due Stati – Polonia e Bielorussia – una umanità di disperati, uomini, donne e bambini che fuggono dai loro Paesi di origine caduti in disgrazia e che chiedono solo speranza. Non siamo di fronte a un esodo di milioni di persone, ma a poche migliaia, eppure sembrano essere troppi per il moltiplicarsi degli egoismi sempre più avidi. Di sicuro, le immagini che ci arrivano dal confine polacco, ci rimandano una istantanea così autentica nella sua ruvidezza su che cosa abbia significato in questi anni, lasciar prosperare la narrativa contro i migranti senza mai affrontarla di petto, mettendoci la faccia e un po’ più di coraggio, per segnare in maniera netta il limite che c’è tra una civiltà illuminata, solidale, realista e tutto il resto. Che francamente, volendo anche approfondire e dare qualche senso alle varie ideologie di estrema destra esterne e nostrane – che soprattutto sui migranti hanno potuto indisturbati gonfiare il loro elettorato – non si trova uno straccio di prospettiva se non il ben studiato meccanismo che fa leva su paure e frustrazioni dei cittadini con i consumati slogan su fantomatici muri e chiusure, che dovremmo aver già imparato a capire come siano solo l’incipit della decadenza… Il problema è che quanto sta accadendo nel confine tra Polonia e Bielorussia, ci evidenzia che nel cuore dell’Europa e non in Libia o in Turchia, si è passati a un altro livello, non più tra partiti nazionali, ma tra Stati che minano alle fondamenta valoriali dell’Europa, nella prospettiva di una nuova stabilizzazione e posizionamento non certo allettante. I migranti, anche nel cuore dell’Europa, con cinismo diventano uno strumento di battaglia ricattatorio e troppo ghiotto per il proprio tornaconto personale. E non sono più un solo nervo scoperto dell’Europa, ma più sono passati gli anni senza alcun cambiamento concreto e più ci siamo trovati di fronte a una vera arteria visibile e facile da colpire. Aveva iniziato Muammar Gheddafi quando era in vita e ancora oggi Erdogan e perché non può farlo un Aleksandr Lukashenko? 

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La trappola dove sono finiti iracheni, siriani e afghani, spinti dalla Bielorussia a forzare il confine mentre la Polonia li rimanda al mittente, è la fossa che si è scavata l’Europa, e se non cambia strategia rischia questa volta di caderci bruscamente. È il momento di tirare le somme sulle politiche di immigrazione, cambiare pagina, essere protagonisti nel fenomeno e smetterla di pensare di delegare altri nell’affrontarlo girando le spalle e pagando per non vedere la drammaticità di tale scelta. Ormai deve essere chiaro come la strada intrapresa sino a oggi sia fallimentare, perché non ha fatto altro che rafforzare gli avversari dell’Europa e non viceversa”.

Meglio di così è difficile dire. 

Sulla pelle dei migranti

 Il governo polacco, guidato dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia, sta cercando di usare i migranti per il proprio tornaconto politico, approfittando del fatto che l’immigrazione è un tema molto sentito dall’elettorato nazionale.

Politico scrive che i partiti di maggioranza in Polonia stanno sostanzialmente accusando l’opposizione di pensare più agli interessi dei migranti che a quelli dei polacchi, spalleggiati dalla tv di stato e dai giornali vicini a Diritto e Giustizia. È un argomento usato dall’estrema destra in tutta Europa, spesso in concomitanza dell’aumento dei flussi migratori.

Domenica sera il canale di news della tv di stato, TVP Info, ha mandato in onda un servizio intitolato «L’opposizione appoggia i migranti e Lukashenko». Il quotidiano Gazeta Wyborcza ha segnalato che di recente Wiadomości, il principale talk show televisivo della tv pubblica, ha mandato in onda una scena della serie tv di Netflix Snabba cash in cui due stranieri sparano colpi di mitragliatrice in pieno centro spacciandola come un fatto di cronaca avvenuto in Svezia, e legandolo a una presunta “invasione” di migranti in Europa.

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Krystyna Pawłowicz, una giudice della controversa Corte Costituzionale espressa da Diritto e Giustizia, ha scritto su Twitter,

 rivolgendosi probabilmente all’opposizione: «IN GINOCCHIO!!! SCUSATEVI CON I POLACCHI per questo ATTACCO COORDINATO con Putin e Lukashenko al CONFINE ORIENTALE DELLA REPUBBLICA POLACCA… in ginocchio, TRADITORI!».

Politico ipotizza che Diritto e Giustizia stia cercando di utilizzare il flusso migratorio dalla Bielorussia anche per distogliere l’attenzione da una serie di recenti guai che hanno attirato al governo diversi imbarazzi, fra cui le tensioni con l’Unione Europea sullo stato di diritto e le nuove manifestazioni di massa 

contro le leggi sull’aborto. Un recente sondaggio ha stimato che il consenso di Diritto e Giustizia è sceso al 32,5 per cento, in calo di più di dieci punti rispetto alle elezioni politiche di due anni fa.

In passato Diritto e Giustizia aveva spesso cercato di sfruttare i flussi migratori per dominare il dibattito politico polacco.

Il muro della vergogna

Come non bastasse, Varsavia ha cominciato a costruire un muro anti-migranti al confine con la Bielorussia. La recinzione, alta due metri e mezzo, avrà le stesse caratteristiche di quella costruita dall’Ungheria al confine con la Serbia nel 2015, ha detto il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak. 

Blaszczak ha anche parlato di un maggiore impegno dell’esercito – che già schiera 900 militari accanto alle guardie di frontiera, lungo i 400 km del confine – nella zona. A quel confine, ora segnato in lunghi tratti dal filo spinato – denuncia la Polonia – arrivano già molti migranti asiatici e mediorientali, che premono anche su Lituania e Lettonia. Secondo Varsavia, 1.935 persone hanno tentato di entrare sul suo territorio la scorsa settimana: 1.175 sono stati respinti e 760 sono finiti nei centri per i migranti polacchi.

Strasburgo impone aiuti agli afghani bloccati al confine

Proprio sul confine tra Polonia e Bielorussia 32 afghani sono bloccati da due settimane. La Corte europea dei diritti umani (Cedu) è intervenuta per cercare di alleviare le loro sofferenze e ha deciso di imporre, fino al 15 settembre, a Varsavia una serie di “misure urgenti”, in particolare di approvvigionare il gruppo con cibo, acqua, vestiti, cure mediche adeguate, e se possibile un riparo temporaneo. La Cedu ha tuttavia specificato che questa richiesta non impone al Paese di lasciare entrare queste persone sul territorio. Un provvedimento uguale è stato preso anche per un gruppo di 41 iracheni d’origine curda bloccati al confine tra la Lituania e la Bielorussia.

A rivolgersi alla Corte sono stati i due gruppi che vorrebbero entrare rispettivamente in Polonia e Lituania per chiedere asilo, ma che al momento non possono entrarvi né tornare in Bielorussia. Nel chiedere alla Corte di Strasburgo di intervenire gli afghani e gli iracheni dicono che la situazione in cui si trovano viola tra gli altri il loro diritto alla vita.

 L’appello di Amnesty

Sui migranti bloccati al confine polacco è intervenuta anche Amnesty International. “La Polonia – ha fatto sapere l’organizzazione in una nota – consenta l’ingresso e fornisca assistenza umanitaria a un gruppo di 32 persone dall’Afghanistan che sono state trattenute al confine tra Polonia e Bielorussia senza cibo, acqua pulita, riparo e medicine per due settimane dopo essere state respinte dalla Polonia”. Lunedì una delegazione di Amnesty ha visitato Usnarz Górny, l’area dove il gruppo – quattro donne, 27 uomini e una ragazza di 15 anni – è intrappolato da 15 giorni. L’Ong ha raccolto i racconti sull’uso della forza e delle minacce di violenza da parte delle guardie di frontiera polacche nel respingere il gruppo.

Che la Polonia ammazza-diritti sia ancora membro dell’UE è qualcosa che grida vendetta e fa rivoltare nella tomba i padri fondatori dell’Unione. 

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