A causa del regime talebano le ragazze afghane che frequentavano le scuole superiori sono da mesi in attesa che il destino riservi loro qualcosa di meglio del divieto di andare a scuola decretato dai talebani.
Vi è però un’eccezione, del tutto inattesa, una storia che arriva dalla provincia di Herat dove l’insistenza e la paziente opera di genitori e insegnanti è riuscita a piegare l’ortodossia talebana e convincere gli estremisti a riaprire le scuole superiori alle ragazze.
Riapertura significativa ma non ufficiale, perché la posizione dell’Emirato sul tema è un’altra, ben diversa, tuttavia alla avvenuta riapertura nessuno del concilio talebano locale si è opposto.
“Siamo dinanzi a un’esempio di dialogo con i talebani, avvenuto perché genitori, studenti e insegnanti hanno accettato il rischio di sedersi al tavolo con loro.
Il vecchio governo avrebbe cestinato qualsiasi proposta priva di vantaggi per loro, i talebani non sanno amministrare e per questo lasciano fare, anche perché hanno capito che la gente sull’istruzione non si piegherà facilmente.”, ha detto Mohammed Saber Meshal, capo dell’Unione degli insegnanti della città.
Una luce di speranza
L’esempio di Herat getta una luce di speranza sulla nuova era dei talebani al potere. Quanto avvenuto sarebbe stato assolutamente impensabile negli anni ’90, quando i talebani non avrebbero esitato a usare la violenza più brutale per applicare una visione inflessibile del Corano, che escludeva le donne dalla vita pubblica e dall’accesso all’istruzione senza alcuna concessione.
Da quando sono tornati al potere lo scorso agosto, al contrario, le dichiarazioni sono state più concilianti e anche dove le regole imposte ricalcavano l’intransigenza passata, nei fatti la loro applicazione non è stata altrettanto stretta, anzi, si è rivelata a volte ambigua. Un’ambiguità che forse nasce dalla necessità di fondi stranieri per evitare il collasso totale del Paese, ma che nei fatti consente margini di libertà impensabili all’epoca del primo governo talebano.
Quando i talebani tornarono al potere, lo scorso agosto, le scuole erano chiuse per Covid, poi si decise di riaprire solo le elementari su pressione della comunità internazionale, ora da Herat arriva un inatteso segnale di speranza.
Le difficoltà degli insegnanti
A partire da ottobre nella città che ospitò la base militare italiana un tacito accordo tra insegnanti e talebani ha riportato le ragazze sui banchi di scuola e tra i genitori è iniziato un tam tam social per diffondere la buona notizia.
Tuttavia gli insegnanti sono in difficoltà, non ricevono stipendio da mesi e alle scuole mancano fondi per far fronte anche alle necessità e l’esempio di Herat non è stato replicato in altre parti del Paese. A Kandahar ad esempio i talebani hanno rifiutato di incontrare la preside di una scuola, Fahima Popal.
“Sono in attesa di notizie, ma la mia speranza è che il governo centrale prenda provvedimenti. I genitori mi chiedono quando le loro figlie potranno tornare a scuola”, ha detto Fahima ai media afghani.
L’accesso all’istruzione per le donne è un tema considerato fondamentale dalla comunita’ internazionale, che ha sospeso i fondi destinati all’Afghanistan che ora si trova sull’orlo del collasso bancario.
I talebani sanno che per evitare la bancarotta totale devono abbandonare l’ortodossia che li ha contraddistinti negli anni passati e l’esempio di Herat rafforza l’ottimismo e apre prospettive che potrebbero aprirsi per l’intero Paese.