Nel Regno Unito arriva la legge per tutelare aragoste e polpi in quanto animali dotati di sensibilità. La questione etica è: buttereste mai il vostro bassotto in una pentola di acqua bollente per cuocerlo vivo? Certo che no. Non solo perché sareste denunciati – giustamente – per maltrattamento di animale, ma anche perché vi sentireste dei mostri a far soffrire in questo modo un essere vivente.
Eppure, ci sono specie animali per cui il problema non si pone, come, ad esempio, le aragoste o i polpi, spesso cucinati in modi particolarmente buoni ma – anche, ainoi – particolarmente atroci, per loro.
La questione è stata però oggetto di un recente studio portato avanti dalla London School of Economis, che ha riacceso il dibattito sullo spinoso tema. Il team di ricerca, dopo aver vagliato i trecento studi scientifici esistenti sull’argomento, ha affermato che sia i cefalopodi (polpi, calamari e seppie), sia i decapodi (granchi, astici e gamberi) sono “essere senzienti”. Quindi, sono creature dotate di capacità di apprendimento, rispondono ad analgesici o anestetici, possiedono – soprattutto – i recettori del dolori, collegate a specifiche aree del cervello.
In termini meno tecnici, queste creature possono provare dolore. Il che li rende creature da tutelare, al pari dei vertebrati. Per questo il governo Uk aveva annunciato che sarebbero state inserite nell’elenco dell’Animal Sentience Bill, il disegno di legge sul benessere animale. Disegno di legge che, proprio ieri, ha ricevuto il via libera della Camera dei Lord, passando all’esame della Camera dei Comuni, come annuncia in un tweet entusiasta la Crustacean Compassion, associazione britannica che si batte per tutelare questi animali, trattati in maniera spesso brutale sia negli allevamenti che nei ristoranti.
“La scienza ora è chiara sul fatto che i decapodi e i cefalopodi possono provare dolore e quindi è giusto che siano tutelati da questo fondamentale atto legislativo” ha affermato il ministro del benessere degli animali, Lord Zac Goldsmith.
In cosa si traduce questa “tutela”? Innanzitutto, dice sempre la Lse, nel divieto di bollire vivi aragoste e granchi. Poi, nell’adozione di pratiche migliori – più umane – di trasporto, stordimento e macellazione. Una forma di attenzione che sembra rispondere a principi basilari di civiltà, ma che non è così diffusa come si potrebbe pensare. È realtà in Svizzera – dal 2018 – dove è vietato immergere aragoste astici vivi nell’acqua bollente, senza averli prima storditi. Anche oltreoceano, a partire dalla California, esiste una sempre più severa legislazione in materia.