Ora ammette le sue responsabilità ma è facile farlo: se la vicenda che lo ha visto coinvolto non fosse finita sotto l’occhio dei media internazionali a quest’ora sarebbe ancora con la divisa libero di fare l’agente con i suoi metodi criminali e stupidamente violenti.
Derek Chauvin, l’agente di polizia condannato a 22 anni e mezzo per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd, si è dichiarato colpevole di aver violato i diritti civili della vittima. In riferimento al ginocchio premuto per nove minuti sul collo del 46enne, che ne ha poi causato il decesso per asfissia, il poliziotto ha riconosciuto l’uso eccessivo della forza.
E’ la prima volta che Chauvin ammette le proprie responsabilità, dopo che inizialmente si era proclamato innocente nel processo per accuse federali. Nell’altro processo, quello per la morte di Floyd, l’agente ha invece respinto le accuse di omicidio e ha presentato appello.
Secondo le accuse, Chauvin privò Floyd dei suoi diritti inginocchiandosi sul suo collo mentre quest’ultimo era ammanettato e non opponeva resistenza. E’ inoltre accusato di omissione di soccorso per non aver prestato assistenza medica.
Floyd morì durante un fermo di polizia avvenuto il 25 maggio 2020 a Minneapolis, in Minnesota. Un video che mostrava il suo arresto e la sua morte divenne rapidamente virale, provocando una massiccia protesta pubblica contro la brutalità della polizia e il razzismo e dando vita al movimento Black Live Matter.