Giulio Regeni, Palazzotto: "Con l'Egitto delle torture doppiopesismo italiano"
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Giulio Regeni, Palazzotto: "Con l'Egitto delle torture doppiopesismo italiano"

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ricorda il 34° compleanno del ricercatore italiano ucciso dagli 007 di al-Sisi

Giulio Regeni, Palazzotto: "Con l'Egitto delle torture doppiopesismo italiano"
Giulio Regeni
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15 Gennaio 2022 - 12.50


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Un altro compleanno in attesa di verità e giustizia per Giulio Regeni.

“Oggi Giulio avrebbe compiuto 34 anni. Da sei, i suoi torturatori restano impuniti, coperti da uno Stato che ha fatto della tortura lo strumento principale di esercizio del potere.

Oggi nel giorno del suo compleanno, dall’Egitto arriva un’altra bruttissima notizia: l’Arabic Network for Human Rights Information (Anhri), una delle più importanti associazioni per la difesa dei diritti umani egiziana chiude. Troppa repressione ha dichiarato Gamal Eid uno dei suoi fondatori”. 

Lo scrive su Facebook Erasmo Palazzotto, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

“Eppure – prosegue – un Paese che tortura e uccide anche cittadini italiani, in cui le organizzazioni di difesa dei diritti umani sono costrette a chiudere per la troppa repressione è tra i principali partner strategici dell’Italia, senza che nessuno si indigni. Quale credibilità avranno le condanne per la violazione dei diritti umani in Russia, Cina o Iran se non siamo capaci di pretendere, da un ‘regime nostro partner’, nemmeno i domicili legali di quattro agenti dei servizi segreti che hanno ucciso Giulio Regeni per poterli processare?”

Leggi anche:  Regeni preso e fatto a pezzi dagli 007 egiziani: Meloni davvero crede che sia un paese sicuro?

 “Il doppiopesismo con cui l’Italia e l’Europa giudicano le violazioni dei diritti in base alla rivalità commerciale e militare di paesi terzi è imbarazzante. Ed è un’ipocrisia che in giornate come questa pesa. Buon compleanno Giulio – conclude il post – e perdonaci se non siamo ancora riusciti a renderti giustizia”.

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