Il bollettino dei nuovi contagi in Francia è ogni giorno sempre sopra le 300 mila unità, ma i parametri da analizzare sono altri. Se è vero che ogni giorno si battono record su record di nuovi positivi, la pressione sulle strutture ospedaliere si sta riducendo progressivamente.
L’11 gennaio, viene sottolineato, vi sono state 350 ammissioni in terapia intensiva, contro le 290 di 10 giorni più tardi. E questo mentre i contagi si mantengono da una settimana su una media di 300mila al giorno, con il record di 525.527 del 17 gennaio.
Inoltre secondo i dati della Direzione di ricerca, studi e valutazione delle statistiche (Drees), fra il 10 e il 16 gennaio i ricoverati in terapia intensiva colpiti da omicron erano il 54%, mentre fra i contagiati la presenza di questa variante è al 95%. Ciò fa sperare in un trend di miglioramento mano a mano che la variante delta viene soppiantata da omicron.
Quanto ai ricoveri, i dati sono sempre in crescita ma in maniera meno marcata. E va fatta una distinzione fra i ‘pazienti covid’ e ‘con il covid’. L’agenzia Santé France ha notato “un aumento dei pazienti portatori del Sars-cov-2 ammessi in ospedale per motivi diversi dal covid”. Fra il 10 e il 16 gennaio, su 13.787 pazienti ricoverati con un test positivo, oltre 3.500 sono stati ammessi per altri motivi.
Negli ultimi sette giorni il numero di pazienti ricoverati a causa del covid è sceso del 7%, mentre il totale degli ospedalizzati positivi è cresciuto del 25%. rispetto alla settimana precedente. Se ne deduce che il numero di forme gravi legate al covid è in diminuzione. Inoltre i pazienti covid con omicron vengono spesso dimessi prima di quelli contagiati da altre varianti.
Si avvicina dunque la luce in fondo al tunnel? Il 20 gennaio, una nota del Consiglio scientifico francese prevedeva “l’inizio della fine” per i mesi di marzo o aprile. Ma intanto ieri c’è stato un nuovo numero altissimo di contagi (400.851) e non è ancora chiaro se ciò si ripercuoterà sugli ospedali.
E’ però considerato un segnale di speranza il fatto che stia calando il tasso d’incidenza nella regione parigina dell’Ile-de-France, quella dove ha iniziato per prima a diffondersi la variante omicron. Uno scenario che ripete la dinamica dell’area di Londra in Gran Bretagna.