L’Australia si impegna concretamente contro la lotta ai cambiamenti ambientali ed inizia proprio dal giardino di casa sua. Il governo di Canberra stanzierà un miliardo d dollari australiani, circa 700 milioni di dallari Usa, nei prossimi nove anni per migliorare la qualità delle acque e della Grande Barriera Corallina.
Lo ha annunciato il premier Scott Morrison, un annuncio colto con qualche scetticismo dagli scienziati perchè il progetto non affronta la causa principale dello sbiancamento che affligge il corallo della barriera: il riscaldamento globale.
Morrison ha detto che gli investimenti serviranno per ridurre l’erosione e gli inquinanti dispersi in mare, per combattere la pesca clandestina e le specie dannose, come le stelle marine che si nutrono di coralli. “64mila posti di lavoro dipendono dalla barriera” ha detto il premier. “La sua salute incide sula salute economia della regione così come su quella naturale”.
Nei prossimi giorni l’Australia dovrà riferire all’Unesco quali iniziative ha messo in campo per preservare i coralli dopo che lo scorso anno è riuscita a evitare chela barriera finisse nell’elenco dei siti Unesco “in pericolo”.
La Australian Conservation Foundation ha commentato che migliorare la qualità dell’acqua è importante, ma “senza azione sul clima la barriera è condannata”. La Australian Marine Conservation Society ha aggiunto che la lotta all’erosione “va affrontata” ma ha chiesto al governo di “intensificare in modo drastico gli le ambizioni climatiche” “E’ in atto un forte sbiancamento di vaste aree della barriere, un fenomeno senza precedenti durante il fenomeno meteorologico de La Nina” ha affermato.