Con l’arrivo di Trump i repubblicani hanno perso la faccia e la morale.
Si spacca anche al vertice il Grand Old Party sulla mozione di censura del partito contro i deputati Liz Cheney e Adam Kinzinger per la loro partecipazione alla commissione parlamentare all’inchiesta sull’assalto al Congresso, definita una “persecuzione di cittadini comuni impegnati in un legittimo dibattito politico”.
Il leader dei senatori Mitch McConnell ha criticato la decisione e sostenuto che quella del 6 gennaio fu una “insurrezione violenta per prevenire il pacifico trasferimento dei poteri dopo una elezione legittimamente certificata”.
McConnell ha spiegato che il comitato nazionale del Grand Old party non deve criticare i suoi membri per le loro visioni diverse dalla maggioranza del partito: “non è il suo lavoro”, ha detto, ricordando che “tradizionalmente la posizione del comitato nazionale è sostenere tutti i membri del partito a prescindere dai loro punti di vista su alcune questioni”.
La bocciatura della censura e il suo giudizio duro sull’assalto al Capitol lo mettono in opposizione al leader dei repubblicani alla Camera Kevin McCarthy e soprattutto a Donald Trump, ispiratore indiretto della mozione e sostenitore della narrativa che tende a legittimare come protesta politica l’assalto al Congresso.
Nel partito si sono levate altre voci critiche verso la mozione, come quella della senatrice Susan Collins e del collega John Cornyn.
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