Da quando la Duma russa ha approvato all’unanimità la legge sulle fake news, che in pratica condanna fino a 15 anni di carcere chiunque si opponga alla propaganda del governo di Putin, sono migliaia i cittadini dissidenti russi che stanno scappando per conservare la loro libertà. Un esodo di cui si parla poco, oscurato per ovvie ragioni da quello molto più massiccio dall’Ucraina bombardata.
I dissidenti russi prendono qualsiasi mezzo per scappare, cosa resa ancora più difficile dato che quasi tutto il mondo ha chiuso i suoi cieli agli aerei russi. La frontiera con la Georgia è stata attraversata in due giorni da 20 mila cittadini russi. Il treno da Pietroburgo per la Finlandia ha il tutto esaurito da due settimane. Gli aerei per Istanbul, Dubai, Tbilisi, le poche destinazioni non ancora bloccate sono state prese d’assalto.
Scappano i giornalisti, i più colpiti dalla nuova legge sulla censura. Gli aerei che atterrano sono pieni di intellettuali, scrittori, designer, attori, che annunciano l’emigrazione sui social: “Siamo partiti per diversi motivi, ma in realtà per uno solo, la criminale guerra in Ucraina” dice Anton Dolin, il più popolare critico cinematografico russo. Sulla porta del suo appartamento era apparsa una grande zeta bianca, il simbolo che marchia i mezzi russi in Ucraina, un avvertimento sinistro ai nuovi “nemici del popolo”.
Una fuga in un mondo in cui però l Russia è vista come il nemico. E con notizie preoccupanti di corsi universitari che vietano elezioni su Dostoevskij, la preoccupazione degli intellettuali, insegnanti, giornalisti è quella di non riuscire più a trovare lavoro. Le carte di credito sono bloccate, hanno con loro solo quello che avevano in casa. Questa guerra voluta da Putin colpisce tutti.