Una presunta talpa dell’Fsb, i servizi di sicurezza russi, in una lettera inviata a Vladimir Osechkin, attivista dei diritti umani in esilio, ha dichiarato che nella guerra tra Russia e Ucraina “le forze e i mezzi esistenti sono insufficienti non solo per conquistare l’Ucraina ma neppure le città chiave. Non ci sono forze sufficienti nemmeno per un completo accerchiamento, non parliamo poi di un assalto”.
La talpa osserva che l’arsenale di Mosca include “armamenti che non sono stati ancora attivati, ma il cui utilizzo pone problemi”. Il riferimento è – spiega – a un eventuale “attacco nucleare locale che non risolverà il problema militare, ma anzi aggiungerà problemi”.
Si può agitare questo spauracchio “per cercare di spaventare” l’opinione pubblica, ma è uno strumento che pone “enormi rischi. E sebbene la situazione sia ormai oltre i limiti della logica e del buon senso – aggiunge – spero ancora che non venga fatta alcuna stupidaggine” di questo tipo. Inutile pensare poi a un attacco nucleare su larga scala: “Anche supponendo che sia tecnicamente possibile che tutti gli anelli della catena di comando eseguano tutti gli ordini (ma non ci credo più)” questa mossa non avrebbe “ancora senso” visto che esporrebbe l’intera Russia a una apocalittica ritorsione.
Quanto al ricorso ad armi termobariche e super-proiettili l’autore della lettera riconosce che “l’onda d’urto di tali esplosioni, insieme alle case di Kiev, distruggerà anche la neutralità di tutti gli altri paesi (India, Cina, mondo arabo, America Latina) nei nostri confronti”. Anche perché – aggiunge – “bisognerà iniziare a cercare una giustificazione per questo ‘genocidio’ “.
Per distrarre l’attenzione dal fallimento dell’invasione dell’Ucraina a Mosca “la minaccia di atti di terrorismo sta aumentando rapidamente”, l’allarme lanciato dalla presunta ‘talpa. Nella lunga missiva – di cui non è possibile verificare l’attendibilità, ma che è giudicata credibile, come le precedenti – si evidenziano i fallimenti e gli errori di giudizio compiuti da Mosca e si afferma chiaramente il rischio che qualcuno possa decidere di ricorrere a ‘manovre diversive’: “Quello che viene chiamato un ‘attacco terroristico nazista’ potrebbe distogliere l’attenzione” o comunque “giustificare una permanenza molto più lunga delle truppe russe sul territorio ucraino”. Ma questa prospettiva, aggiunge la fonte , potrebbe anche fornire a Mosca una scusa per spiegare “il possibile ritiro” dall’Ucraina.
Resta il nodo di chi potrebbe portare avanti questa operazione di ‘false flag’. La fonte spiega come – anche all’interno di una stessa agenzia – “non significa che tutti siano a conoscenza di tutto” e quindi che una simile operazione potrebbe essere condotta all’interno dello stesso Fsb senza che nessuno – a parte chi la ordina e chi la compie materialmente – ne sia consapevole.
La fonte tende tuttavia ad escludere un coinvolgimento del Fsb (“sono sicuro che impediremmo” questi attentati, anche se, spiega, “va di moda accusarci di tutto”) e ricorda come ci siano “altre agenzie e altri dipartimenti, soprattutto militari, che trarrebbero grande vantaggio da un simile sviluppo”.
Per l’attacco missilistico su Donetsk che il 14 marzo ha ucciso 20 persone, “in base a una serie di indicazioni e di fatti indipendenti, si può affermare con quasi assoluta certezza che dietro il lancio non c’era Kiev”, ammette la presunta ‘talpa’. “Comprendere questo attacco missilistico aiuterà anche a comprendere ulteriori prospettive con il rischio di attacchi terroristici” condotti nella stessa Russia da fonti ‘interne’ ma la cui responsabilità – come nel caso di Donetsk – verrebbe attribuita agli ucraini, nel tentativo di incrinare il fronte di solidarietà verso Kiev: una prospettiva – secondo la fonte dei servizi – tutt’altro che remota.
Dopo l’attacco a Kiev, a mandare in frantumi i piani dei russi è stato anche “il comportamento inaspettato di Zelensky, al quale nessuno era pronto, scrive ancora la presunta ‘talpa’, osservando come Mosca puntasse sulla sua presunta mancanza di credibilità, presentandolo come “un tossicodipendente e un comico”: invece dal presidente ucraino è arrivato “un comportamento dissonante”, da leader di un paese che combatte. Il tutto, sottolinea, mentre in Russia “non avevamo una risposta simmetrica: Putin, mantenendo le distanze anche dalla sua cerchia più vicina, sembrava a qualsiasi osservatore esterno molto più ‘perso’ di Zelensky, e non avevamo nostre figure carismatiche per controbilanciare la trasmissione costante di personaggi ucraini”.
“Negli ultimi giorni la Russia ha costruito un proprio modello mediatico, ma era troppo tardi e inoltre nel campo dei media per definizione abbiamo più difficoltà rispetto a professionisti dello spettacolo”, come Zelensky, spiega la ‘talpa’.
Se l’Ucraina ha fermato l’attacco di Mosca è perché ha “vinto la ‘guerra dell’informazione'” ed anche perché “i militari hanno avuto il controllo delle decisioni”: il risultato è che l’Occidente si “è costruito una immagine dell’Ucraina tale che non si può più pensare di fare pressione” su Kiev per arrivare a una sua resa, il quadro sconfortato fatto dalla presunta ‘talpa’.
Nel documento – difficile da verificare ma ricco di dettagli giudicati credibili – si spiega che “in Russia si è persa la logica delle azioni: la gerarchia delle decisioni è stata minata dal basso e manca il necessario livello di analisi critica. Si ricorre a scelte avventuristiche in ambiti in cui non dovrebbero neppure essere considerate”. La fonte dei servizi lamenta come – se prima del conflitto si tendeva a considerare l’Ucraina come “un’altra Russia” e quindi a fare valutazione partendo da ciò – oggi “possiamo affermare che stiamo trattando con uno stato assolutamente differente, e quindi i nostri piani iniziali possono essere gettati nella spazzatura”.
A quanto pare, a giudicare da questo racconto, uno degli errori è stato ritenere che a Kiev il ruolo dei servizi di sicurezza (l’Sbu, equivalente dell’Fsb) fosse cruciale come lo è a Mosca. Invece l’azione dell’Sbu sarebbe stata – scrive la talpa russa – “primitiva e inefficace” mentre le forze armate hanno tenuto testa all’attacco russo. A questo va ad aggiungersi la mancata adesione di personaggi politici filo-russi che avrebbero dovuto invocare un cambio di governo e un accordo con i russi.
Oltre a resistere sul campo all’attacco delle forze inviate dal Cremlino la’ dove gli ucraini “sono stati incommensurabilmente migliori” è stato nella ‘guerra di informazioni’ in cui Kiev ha subito saputo coagulare il sostegno alla sua resistenza, a livello interno e internazionale. Invece in Russia “non ci sono state contromisure in tal senso nei primi giorni, in parte per la segretezza” sulla decisione di attaccare e “in parte perché all’inizio ci si è concentrati a illustrare a Kiev la necessità di smettere di resistere”.
Il risultato – si evidenzia – è che “gli operatori dell’informazione ucraini hanno semplicemente fatto irruzione nel nostro territorio”, mostrando in conferenza i prigionieri russi, permettendo loro di chiamare i genitori, e quindi “abbiamo subìto un dominio totale della comunicazione ‘esterna’: sul piano dell’informazione nei primi giorni è stata una sconfitta totale” per la Russia.
L’agente russo osserva che Kiev ‘disinformava’, creava leggende, dava informazioni “abbastanza reali dal campo di battaglia, mentre noi non abbiamo trasmesso questo tipo di informazioni: è qui che la lezione degli americani sembra aver dato i risultati maggiori”.