Beffa hacker o forse un momento di sincerità nel mezzo della censura di Putin.
Sulla Komsomolskaya Pravda, un giornale filo-Cremlino, è stato pubblicato un bilancio delle perdite russe: 9.861 morti e 16.153 feriti. Il dato è stato attribuito al ministero della Difesa ed è stato ripreso da altri media, in patria e all’estero. Poi però è stato cancellato dalla Pravda, che successivamente ha emesso una nota parlando di “sabotaggio informatico”.
Due settimane fa c’era stata una sofisticata incursione cibernetica sul sito web della Tass, la storica agenzia ufficiale, che aveva inserito in coda a un comunicato delle forze armate di Mosca un elenco dei danni subiti nella “operazione militare speciale”, il termine con cui i russi sono obbligati a chiamare l’invasione dell’Ucraina. In quel caso, però, erano stati utilizzati i numeri di un comunicato del governo di Kiev, rendendo facile individuare l’origine della beffa.
Il Cremlino non diffonde informazioni sulle vittime dallo scorso 2 marzo, quando aveva riconosciuto 498 militari morti. Una valutazione molto lontana dalla realtà documentata dalle immagini che arrivano dal fronte. La scorsa settimana, sulla base di stime del Pentagono, il New York Times aveva parlato di 7 mila soldati uccisi e almeno 14 mila feriti: un calcolo ritenuto attendibile da molti esperti occidentali e sicuramente aumentato negli ultimi giorni di combattimenti.