Ucraina, parla il comandante del battaglione (nazista) Azov: "Non siamo nazisti, ma nazionalisti ucraini"
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Ucraina, parla il comandante del battaglione (nazista) Azov: "Non siamo nazisti, ma nazionalisti ucraini"

Dmytro Kuharchuk è a capo del battaglione Azov, che sta difendendo Mariupol e respinge le accuse di estremismo: "Leggo Kant e i ragazzi apprezzano"

Ucraina, parla il comandante del battaglione (nazista) Azov: "Non siamo nazisti, ma nazionalisti ucraini"
Dmytro Kuharchuck
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25 Marzo 2022 - 10.47


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Dmytro Kuharchuck, 31 anni, è a capo del secondo battaglione presente a Kiev. “Il nazismo è lontanissimo da me. La nostra posizione ufficiale, come Azov, è un’altra: siamo nazionalisti ucraini. Io leggo Kant e diffondo i suoi insegnamenti nell’Azov. Devo dire che i ragazzi apprezzano”. Veterano del Donbass, ex politico, si occupa delle operazioni al fronte nord-ovest, ovvero a Irpin, Bucha, Hostomel. L’uomo è stato intervistato da Repubblica. Kuharchuck racconta dove sta combattendo il battaglione Azov e spiega che il governo di Kiev sta per riconoscerlo come parte delle “Forza armate”.

“Il reggimento che sta difendendo Mariupol è inserito nella Guardia nazionale. A Kiev siamo ancora inquadrati nella Difesa territoriale, anche se combattiamo sul fronte nord. Il ministero della Difesa ha promesso di darci lo status di battaglione delle Forze armate. Avremo armi più potenti per uccidere i russi”.

Al momento, spiega il comandante, a Kiev, hanno due battaglioni. A Mariupol invece c’è un reggimento di più di 1.500 uomini. “Purtroppo per alcuni di loro sarà l’ultima battaglia, i russi stanno compiendo un genocidio a Mariupol. L’Azov rimarrà lì fino alla fine” aggiunge però Kuharchuck. Il comandante si difende dalle accuse, rivolte da diverse organizzazioni umanitarie e da molti Paesi, di essere un gruppo di estremisti che non rispetta diritti umani e commette crimini. Si legge su laRepubblica:

“C’è una ragione. L’Azov ha sempre detto che l’Ucraina si doveva preparare alla grande guerra contro la Russia, perché prima o poi ci avrebbe attaccato. I nostri politici però non ci credevano, la nostra posizione per loro era sconveniente. Ecco perché ci hanno affibbiato l’immagine di estremisti nazisti”. Azov, fa capire il comandante, non è solo un battaglione militare. Ma un luogo dove si addestrano anche le menti. “Costruiamo relazioni che non si basano solo sul curriculum militare ma anche su principi morali universali. Io leggo Kant e diffondo i suoi insegnamenti nell’Azov. Devo dire che i ragazzi apprezzano”.

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