Vladislav Atroshenko, sindaco di Chernihiv, una città a nord-est di Kiev vicino al confine con la Bielorussia, è intervenuto per primo alla `maratona degli enti locali uniti per la pace´, organizzata dal Consiglio d’Europa e alcuni partner ucraini, a cui partecipano i primi cittadini di diverse località piccole e grandi del Paese in guerra e i sindaci di città del nord Europa. “Sono tre settimane che Chernihiv è sotto assedio. Finora circa la metà della popolazione, circa 100 mila persone, ha deciso di restare per dare supporto alle nostre forze armate. Non ci arrenderemo e terremo il forte per tutto il tempo che ci è possibile”.
“A Chernihiv il 72% dei cittadini parla russo, ci sono molti militari russi in pensione e anche persone con origini bielorusse. Qui non ci sono fascisti”, dice Atroshenko, dopo aver raccontato dei bombardamenti che hanno raso al suolo le periferie della città e colpito indiscriminatamente scuole, ospedali e luoghi usati per la distribuzione di beni di prima necessità ai cittadini.
Gli fa eco Oleksandr Korinnyi, sindaco di Novoukrainka, una città di 16.749 abitanti nel centro dell’Ucraina, spiegando che, date le difficoltà nel prendere le grandi città, “il nemico sta distruggendo i piccoli centri e arrestando e uccidendo i sindaci perché si è reso conto che le autorità locali sono pronte a resistere”.
Come altri primi cittadini e il vice sindaco di Kiev, Korinnyi si appella ai colleghi dell’Ue perché facciano sentire la loro voce e convincano i governi ad aiutare l’Ucraina, perché “ci sono ancora politici in Europa che non si rendono conto di cosa sta succedendo”. Un’altra richiesta ripetuta più volte è quella di interrompere ogni gemellaggio con le città russe, come ha fatto per esempio Tallinn, capitale dell’Estonia.