Un Palazzo inutile: l'Onu. Sull' Ucraina, l'ultimo fallimento annunciato
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Un Palazzo inutile: l'Onu. Sull' Ucraina, l'ultimo fallimento annunciato

Nel videomessaggio a New York, Zelensky, questa volta in camicia e non in maglietta verde militare, è apparso sempre più provato. “Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dov’è la pace che il Consiglio di sicurezza deve costruire?“

Un Palazzo inutile: l'Onu. Sull' Ucraina, l'ultimo fallimento annunciato
Il Palazzo dell'Onu
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

6 Aprile 2022 - 14.20


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“Porto delle nebbie” o, per dirla con un grande inviato di guerra, Domenico Quirico, “Palazzo inutile”. In una parola: l’Onu.

La verità di Francesco

“Nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza delle Organizzazioni delle Nazioni Unite”. Così Papa Francesco durante l’Udienza Generale incentrata sul viaggio apostolico a Malta. “Oggi si parla spesso di ‘geopolitica’, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, ideologica e militare”, ha sottolineato il Pontefice che ha aggiunto: “Lo stiamo vedendo con la guerra”. 

Una Norimberga ucraina

Un tribunale sul modello di Norimberga che processi la Russia per i crimini di guerra commessi in Ucraina. Lo ha chiesto ieri l presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo duro intervento al Consiglio di sicurezza dell’Onu dove, ancora una volta, ha ricordato al mondo che Mosca e i suoi generali stanno commettendo violenze atroci contro civili innocenti e ha accusato l’organizzazione internazionale di essere poco incisiva. Sul tema dei crimini di guerra – e non solo – continua a rimanere neutrale la Cina, che non ha condannato Mosca ma ha chiesto un’indagine indipendente sui fatti di Bucha. L’inviato di Pechino all’Onu, Zhang Jun, ha definito “inquietanti” le immagini che arrivano dalla città chiedendo tuttavia di “non strumentalizzare le questioni umanitarie”.

Almeno 5.000 crimini di guerra commessi da russi sono al momento oggetto d’indagine in Ucraina, ha annunciato la procuratrice generale Ucraina, Irina Venediktova, in un briefing a Bucha, ripreso da alcuni media, fra cui il Kyiv Independent. “Anche in questa situazione così crudele, i crimini di guerra sono i primi ad apparire nell’ordine, seguiti dai crimini contro l’umanità e dal genocidio”, ha detto Venediktova. Nel videomessaggio a New York, Zelensky, questa volta in camicia e non in maglietta verde militare, è apparso sempre più provato. “Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dov’è la pace che il Consiglio di sicurezza deve costruire?“, ha esordito il leader ucraino gelando i membri del Consiglio di sicurezza seduti attorno al semicerchio. “Il proposito di questa organizzazione è garantire la pace”, ha affondato Zelensky che più volte nel suo discorso ha invocato una riforma dell’organismo. Soprattutto ha chiesto che la Russia ne sia rimossa, affinché non possa più esercitare il suo diritto di veto sulle risoluzioni che condannano le sue aggressioni: “Altrimenti potete anche chiudere”, ha incalzato polemico.

Zelensky ha parlato di “atti terroristici” come quelli commessi dall’Isis, accusando Mosca di voler “distruggere sistematicamente ogni diversità etnica e religiosa“, di fucilare i civili per strada e nelle loro case “per il loro piacere”, stuprare donne, deportare bambini. Un elenco degli orrori raccontati anche in un video shock mostrato da Zelensky alle Nazioni Unite, con le immagini agghiaccianti di “tante Bucha”. Ed evocati qualche ora dopo anche al parlamento spagnolo con la citazione del manifesto per eccellenza delle atrocità di ogni guerra, il celebre ‘Guernica’ di Picasso. “Siamo nell’aprile 2022, ma sembra di essere nell’aprile 1937, quando il mondo ha saputo quello che era successo in una delle vostre città, Guernica”, ha scandito Zelensky nel suo messaggio a Madrid. Oggi come allora i “crimini di guerra commessi dalla Russia devono essere giudicati da un tribunale sulmodello di quello di Norimberga che mise alla sbarra i nazisti dopo la Seconda guerra mondiale. “Chiunque abbia dato ordini criminali e chiunque li abbia attuati uccidendo la nostra gente deve essere portato davanti a un tribunale sul modello di Norimberga”, ha detto il leader ucraino senza mai nominare direttamenteVladimir Putin. Forse per tenere ancora una porta aperta a quei colloqui con il capo del Cremlino che sembrano tuttavia sempre più lontani.

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Il paragone tra le forze russe e gli squadroni di Hitler non è piaciuto all’inviato della Russia all’Onu, Vasily Nebenzya, che ha parlato al Consiglio dopo Zelensky. “In Ucraina ci sono i nazisti che uccidono non solo soldati e prigionieri russi ma anche la loro gente”, ha ribattuto in un intervento intriso della solita propaganda russa, continuando a sostenere che delle atrocità compiute dalla Russia non ci sono prove e spingendosi persino a dichiarare che a Bucha “non è stato fatto del male a nessun civile“. Una posizione difficilmente difendibile di fronte ai tanti rapporti credibili sulle brutalità commesse in Ucraina dalle truppe di Putin che ogni giorno arrivano sulla scrivanie dell’intelligence occidentale. Una “montagna di prove” che, per l’inviata americana alle Nazioni Uniti Linda Thomas-Greenfield, mettono a nudo le atrocità commesse dalle truppe russe.

Cronologia di una impotenza

A scandirla con puntigliosità su InsideOver è Roberto Vivaldelli:

“Il 2 marzo scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite – annota Vivaldelli – ha approvato una risoluzione che condanna l’invasione russa dell’Ucraina e chiede il ritiro immediato delle forze militari russe. 141 paesi hanno votato a favore della risoluzione, mentre solo cinque hanno votato contro (Russia, Bielorussia, Siria e Corea del Nord, ed Eritrea). Tante le astensioni, a cominciare da Cina, India e Pakistan, oltre a un nutrito blocco di Paesi africani, a dimostrazione che la grande coalizione globale contro Mosca, come ha osservato il politologo americano Ted Galen Carpenter, è un po’ più debole di quanto molti commentatori non dicano. Con la nuova Cortina di Ferro che si è eretta fra il Cremlino e i Paesi occidentali, ora il rischio è che l’Onu si dimostri, nel prossimo futuro futuro, ancora più inefficace dinanzi agli interessi delle potenze mondiali.

Cosa rischiano di diventare le Nazioni Unite

Le Nazioni Unite hanno una governance che riflette l’equilibrio sorto alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ai vincitori – Unione Sovietica, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – fu concessa l’appartenenza permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – con la possibilità, riservata a questi cinque membri, di porre un veto sulle risoluzioni che minacciano i rispettivi interessi nazionali. Premesso questo, come nota Foreign Affairs, questa guerra minaccia di arrecare danni a lungo termine anche alle Nazioni Unite. Se le ostilità si trascinano in Ucraina, o Mosca finisce per occupare parte o tutto il Paese con la forza a tempo indeterminato, Russia e Stati Uniti “troveranno molto difficile, o semplicemente impossibile, cooperare in altre crisi attraverso il Consiglio di Sicurezza”. I responsabili politici di Washington e dei suoi alleati a Parigi e Londra, che rappresentano tre dei cinque seggi permanenti con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “dovranno verificare se ci sono alcune questioni, come il contenimento delle ambizioni nucleari dell’Iran e della Corea del Nord”, su cui possono continuare a lavorare con i russi, “indipendentemente dagli eventi in Ucraina”.

Con l’invasione russa dell’Ucraina, in violazione dei principi fondanti della Carta delle Nazioni Unite, alcuni hanno avanzato l’ipotesi di riformare la Carta per impedire alla Russia o ad altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza di usare il proprio veto per proteggere i propri atti aggressivi in ​​futuro. L’Ucraina ha addirittura suggerito di privare del tutto Mosca del suo seggio al Consiglio di sicurezza. Ipotesi praticamente impossibili da attuare poiché, nota la prestigiosa rivista americana, la Russia è in grado di bloccare sia la riforma della Carta delle Nazioni Unite sia qualsiasi tentativo farla espellere, secondo le regole stabilite nella Carta stessa. Con l’avanzata del multipolarismo e la crisi dell’unipolarismo, le tre grandi potenze mondiali – Usa, Russia e Cina – si sono ripetutamente scontrate in sede Onu. Mosca ha impedito al Consiglio di sicurezza di condannare la presa della Crimea nel 2014 e ha posto 17 veti dal 2011 ad oggi sulla guerra in Siria. E ora l’idea che Mosca e Washington possano utilizzare le Nazioni Unite come canale per la risoluzione dei problemi globali sembra essere un’ipotesi estremamente remota. A New York, i diplomatici temono che il crollo dell’Ucraina renderà “difficili o impossibili” i negoziati su altre questioni. Depotenziando, fino a data da destinarsi, il ruolo dell’Onu”.

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Fin qui Vivaldelli.

Scritto negli atti

Ricordati da Milena Gabanelli e Danilo Taino in Dataroom sul Corriere della Sera.

Nel 1993 in Bosnia Erzegovina. ..

Il 15 aprile il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvò una risoluzione nella quale si stabiliva, per la prima volta, una safe area: a Srebrenica e zone circostanti, dove unità paramilitari serbo-bosniache attaccavano civili, forze dell’Onu e convogli di aiuti. La risoluzione imponeva il ritiro dei serbo-bosniaci, la sicurezza di Srebrenica, la cessazione degli aiuti militari ai serbo-bosniaci da parte della Repubblica di Jugoslavia, come al tempo si chiamavano la Serbia e il Montenegro. La missione umanitaria dell’Onu per fermare la pulizia etnica – condotta dall’Unprofor, United Nations Protection Force – fu un fallimento quando Srebrenica fu presa dalle milizie di Radko Mladic nel luglio del 1995. Nel genocidio furono uccisi ottomila musulmani bosniaci. A quel punto la risoluzione fu adottata all’unanimità. Ma l’intervento delle forze Onu fu un disastro.

 Guerra del Kosovo, 1999

bombardamento Nato della Jugoslavia. In quell’anno era in corso un’altra pulizia etnica, contro i kosovari albanesi, da parte della Jugoslavia. Gli Stati Uniti chiesero all’Onu di potere intervenire ma Russia e Cina fecero sapere che avrebbero posto il veto a un intervento armato. La Nato decise dunque di intervenire senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, «per ragioni umanitarie».

I veti sulla Siria

Il 4 ottobre 2011, di fronte alla repressione dell’opposizione in Siria da parte di Bashar Assad, alcuni Paesi presentano una risoluzione per condannare «le gravi e sistemiche violazioni dei diritti umani» e per minacciare azioni se non fossero cessate. La risoluzione fallisce per il veto di Mosca e Pechino:  altre due risoluzioni sulla questione non passano per lo stesso motivo il 4 febbraio 2012 e il 19 luglio 2012.  In parallelo, la repressione del regime di Assad si rafforza. 

Nel 2014, la condanna dell’annessione russa della Crimea non viene accolta per l’ovvio veto di Mosca.

I veti su Palestina, Israele e Medio Oriente

Nel corso dei decenni sul conflitto Israele Palestina e Territori Occupati gli Usa hanno messo il veto su 29 risoluzioni. Mentre negli ultimi 30 anni sulle questioni mediorientali e Siria la Russia ha votato “no” su 17 risoluzioni. 

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In totale, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che consentono l’uso della forza in situazioni di grave crisi sono state sette, dal 1945 (il cessate il fuoco in Libano non può essere considerato uso della forza). Quando sono in gioco interessi anche di uno solo dei cinque membri permanenti, il Consiglio di Sicurezza non può fare nulla.

Ucraina, si replica

Anche questa volta, messo di fronte all’invasione dell’Ucraina, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha mostrato la sua impotenza. Sabato 26 febbraio scorso si è riunito per discutere una risoluzione contro l’aggressione russa e il 5 aprile per condannare il massacro di Bucha. Inevitabilmente, non è riuscito ad adottare una risoluzione nella prima riunione e a condannare formalmente la Russia nella seconda. Inevitabilmente perché l’oggetto in discussione riguardava direttamente il governo di Mosca, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio stesso, i cinque che vinsero la Seconda guerra mondiale e che dispongono del potere di veto sull’adozione di ogni documento. La risoluzione di febbraio contro l’azione di Putin era stata presentata da Stati Uniti e Albania: undici Paesi si sono dichiarati a favore, tre – Cina, India ed Emirati Arabi – si sono astenuti e l’ambasciatore russo presso l’Onu ha votato contro. Veto, tutto inutile. La riforma impossibile.

In sostanza la possibilità che il Consiglio di Sicurezza adotti risoluzioni in casi rilevanti di conflitto a livello globale è praticamente zero. Così come la Lega delle Nazioni non riuscì a evitare la Seconda guerra mondiale. Non è una questione tecnica, risolvibile con il cambiamento delle regole di funzionamento dell’Onu. È che l’equilibrio raggiunto alla fine della Seconda guerra mondiale è finito da tempo e, ora che la competizione tra potenze si è fatta fortissima, non c’è alcuna speranza che gli equilibri stabiliti nel 1945 possano funzionare. Il governo mondiale in cui molti hanno sperato in momenti meno violenti svanisce sempre più. Come si vede in questo 2022, lo spirito di potenza prevale sullo spirito dell’unità delle Nazioni. Pensare dunque a una riforma del Consiglio di Sicurezza è purtroppo naif. Sostanzialmente, il Consiglio è oggi un forum di scontro dove viene reso evidente al mondo come si schierano, o si astengono, sui diversi grandi problemi le Nazioni più potenti, in particolate Usa, Cina e Russia e i loro alleati. Un piccolo passo di valore politico, in un momento in cui si decide della Sicurezza in Europa, potrebbe (e dovrebbe) farlo la Francia cedendo all’Ue il suo seggio permanente. Al Consiglio di Sicurezza del 5 aprile, Volodymyr Zelensky ha chiesto che alla Russia venga tolto il diritto di veto”.

Così Gabanelli e Taino. 

C’è poco o niente da aggiungere. Cronologie, ricostruzioni, dichiarazioni, voti che confermano come il Palazzo di Vetro sia un Palazzo inutile. E tornare a invocare, come anche nelle ore successive all’eccidio di Bucha, l’intervento dell’Onu è riprova o d’ignoranza (nel senso latino del termine) o di malafede. Ed è molto triste quando a macchiarsene sono movimenti che si ispirano a valori e principi di sinistra. Molto triste.

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