Ucraina, i disertori odiati dai connazionali: costretti a scappare di nascosto, pagando i trafficanti
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Ucraina, i disertori odiati dai connazionali: costretti a scappare di nascosto, pagando i trafficanti

Il New York Times racconta la storia di uomini ucraini contrari a combattere, che sono scappati in Moldavia o in altri paesi, costretti a pagare anche 15 mila dollari per fuggire di nascosto

Ucraina, i disertori odiati dai connazionali: costretti a scappare di nascosto, pagando i trafficanti
Guerra in Ucraina
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11 Aprile 2022 - 15.58


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Allo scoppio della guerra in Ucraina sono stati bloccati tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni, col divieto di lasciare il paese. Mentre le donne e i bambini attraversano i confini per mettersi in salvo, gli uomini restano e si preparano a imbracciare le armi. In realtà, però, non tutti sono disposti a combattere e a uccidere per liberare il Paese. E così diversi hanno deciso di tentare la fuga, scappando di nascosto e superando il confine, a volte, affidandosi ai trafficanti. Ma quando i loro connazionali hanno scoperto della loro fuga, sono iniziati gli insulti e le minacce. Il New York Times racconta alcune delle loro storie.

Come quella del giovane fotografo di moda Vova Klever. “La violenza non è la mia arma”, ha detto al Times. Klever, appena è scoppiato il conflitto, è scappato a Londra. Il suo errore, che avrebbe portato conseguenze devastanti, è stato quello di scrivere a un amica, che indignata dal fatto che avesse disertato e avesse pagato parecchi soldi per uscire dal Paese, ha pubblicato la loro conversazione sui social media. Il post è diventato virale e Klever è stato investito da insulti e minacce da parte dei suoi connazionali. “Sei un morto che cammina”, diceva un messaggio su Twitter. E ancora: “Ti troverò in qualsiasi angolo del mondo”.

I politici ucraini hanno minacciato di mettere in prigione i renitenti alla leva e di confiscare le loro case. Ma recentemente è spuntato un meme che recita: “Fai quello che puoi, dove sei”. Si tratta, per il New York Times, di un tentativo di contrastare i sentimenti negativi verso coloro che se ne sono andati e assicurare loro che possono ancora contribuire allo sforzo bellico. Migliaia di uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni che non si sentivano di imbracciare le armi hanno lasciato il Paese e le reti di trafficanti in Moldavia e in altri Paesi se ne sono approfittati. Alcune persone – prosegue il New York Times citando funzionari moldavi – hanno pagato fino a fino a 15mila dollari per scappare di nascosto, di notte, dall’Ucraina. Sono fuggiti verso la Moldavia, la Polonia, l’Ungheria o altri paesi vicini.

Seppur convinti di essere fuggiti per le giuste ragioni, alcuni di loro hanno detto di provare vergogna e di sentirsi in colpa. “Non credo di poter essere un buon soldato in questa guerra”, ha detto un programmatore di nome Volodymyr, che è partito poco dopo l’inizio del conflitto e ora si trova a Varsavia. Non ha voluto dire il proprio cognome al New York Times, temendo ripercussioni per aver evitato il servizio militare. “Guardatemi: porto gli occhiali. Ho 46 anni. Non sembro un classico combattente, un Rambo che può combattere le truppe russe“, ha detto. “Sì, mi vergogno. Sono scappato da questa guerra e questo è probabilmente il crimine che ho commesso”, ha concluso.

Il confine tra la Moldavia e l’Ucraina occidentale è di quasi 800 miglia, secondo il Times. E a differenza di Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, la Moldavia non fa parte dell’Unione Europea, il che significa che ha molte meno risorse per controllare le sue frontiere. È anche uno dei paesi più poveri d’Europa ed è stato al centro del traffico di esseri umani e del crimine organizzato.

A pochi giorni dallo scoppio della guerra, i funzionari moldavi hanno detto che le bande hanno pubblicato annunci su Telegram offrendo di far uscire fuori i renitenti alla leva con auto e minibus. Il metodo tipico dei trafficanti, stando a quanto hanno detto al Times le forze dell’ordine, è quello di dare appuntamento a tarda notte agli ucraini in un punto lungo il “confine verde” (termine usato per le aree di confine non recintate) della Moldavia.

I funzionari moldavi, hanno raccontato al New York Times, che dalla fine di febbraio hanno smantellato più di 20 reti di contrabbando. Hanno anche arrestato 1.091 persone che hanno attraversato il confine illegalmente: erano tutti uomini ucraini. Una volta catturati, hanno una scelta. Se non vogliono essere rimandati indietro, possono chiedere asilo in Moldavia. Ma se non fanno domanda di asilo, possono essere consegnati alle autorità ucraine, che – hanno aggiunto i funzionari moldavi – hanno fatto pressione per rimandarli indietro. La maggior parte di coloro che sono entrati illegalmente (circa mille) hanno chiesto asilo, mentre meno di 100 sono stati rimpatriati.

Hanno chiesto asilo anche altri 2mila uomini ucraini che sono, invece, entrati legalmente in Moldavia. Tra loro c’è Volodymyr Danuliv. Si rifiuta di combattere, anche se non è la prospettiva di morire che lo preoccupa ma quella di uccidere. “Non posso sparare ai russi”, ha detto Danuliv, 50 anni, al Times. Ha spiegato che i suoi fratelli hanno sposato dei russi e che due dei suoi nipoti sono nell’esercito russo ora in Ucraina. “Come posso combattere in questa guerra?”, ha chiesto. “Potrei uccidere la mia stessa famiglia”.

Myroslav Hai, un ufficiale della riserva militare ucraina, ha ammesso al Times che ci sono persone che si sottraggono alla leva, ma la loro quota è inferiore a quella dei volontari. Altri pensano che gli uomini ideologicamente o religiosamente contrari alla guerra potrebbero servire in un altro modo, per esempio, come cuochi o autisti. Ma nessuno degli uomini intervistati dal New York Times (oltre una dozzina) si è mostrato interessato. I sentimenti di chi è partito sono contrastanti tra senso di colpa e voglia di essere al sicuro. E sanno che saranno giudicati da chi, invece, è rimasto.

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