Nessuno si spende con lui, escluso il presidente fantoccio della Bielorussia. Vladimir Putin isolato nell’Organizzazione del Trattato per la difesa collettiva (Csto). Fra i leader dei Paesi membri dell’alleanza di difesa riuniti oggi a Mosca (oltre alla Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Armenia), solo Aleksandr Lukashenko ha rilanciato il suo appoggio all’«operazione militare speciale» contro l’Ucraina.
In occasione del 30esimo anniversario dell’Organizzazione creata da Mosca sul modello della Nato, il Presidente della Bielorussia ha soprattutto criticato gli altri Presidenti (il Premier nel caso dell’Armenia), per aver fatto mancare alla Russia e alla Bielorussia, il sostegno necessario a fronte delle sanzioni Occidentali. Ricordando che la Csto aveva invece inviato forze militari in Kazakistan a gennaio per aiutare il governo a fare fronte al tentato golpe.
«Siamo ora ancora legati da vincoli di solidarietà e sostegno? Forse mi sbaglio, ma come hanno dimostrato gli eventi recenti, sembra che la risposta sia negativa». «Guardate l’Unione europea, a come vota e agisce in modo monolitico. Se ci separiamo saremo schiacciati e dilaniati», ha aggiunto, parlando dal tavolo rotondo in cui i sei, insieme al Segretario dell’Organizzazione, si sono riuniti oggi al Cremlino.
Lo scorso 2 marzo, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva condannato l’invasione dell’Ucraina, la Bielorussia era stato l’unico Paese ex sovietico a difendere Mosca. Gli altri cinque membri della Csto si erano astenuti.
Oggi, nel loro discorso trasmesso in televisione, i Presidenti di Kazakistan, Kassym-Jomart Tokaev, Kirghizistan, Sadyr Japarov, Tagikistan, Enomal Rahmon, e il Premier dell’Armenia, non hanno fatto alcun riferimento all’Ucraina. Anche se Putin, in apertura al suo discorso, ha ripetuto che «il neonazismo dilaga da tempo in Ucraina».