In uno dei miti greci più studiati si racconta che Pandora, la prima donna che Zeus aveva donato agli uomini, possedesse un vaso, donatole direttamente dal Re degli Dèi, che le aveva però proibito di non aprirlo. In quel vaso, che era anche uno scrigno, erano contenuti tutti i mali che possono affliggere l’umanità, ed era questo il motivo per cui Pandora avrebbe dovuto tenerlo chiuso. In realtà la donna, spinta dalla curiosità, decide di non rispettare il comando di Zeus e scoperchia il vaso, dal quale escono, invidia, gelosia, pazzia, ed ogni genere di vizi, che si diffondono in ogni angolo del mondo. Al fondo del vaso rimane la Speranza, che però non può uscire perché Pandora richiude terrorizzata il vaso. Per molto tempo l’umanità viene scossa dai mali, fino a quando Pandora non decide di riaprire il vaso e permettere anche alla Speranza di circolare, in un mondo funestato da ogni forma di nefandezze.
Il 24 febbraio di quest’anno il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha scelto di incarnare perfettamente il ruolo della prima donna, e con l’invasione dell’Ucraina ha aperto il viso di Pandora. Da quel momento tutti i vizi peggiori e i mali più atroci hanno infestato la terra ucraina. Dal vaso di Pandora è sfuggita la guerra e con essa ogni sorta di sciagura, e per gli abitanti di quelle terre è iniziata una tragedia della quale non si intravede la fine.
Il peccato di Putin, per rimanere ai Greci, è gravissimo, è la hybris, la prepotenza, la tracotanza con la quale pensava di evocare la guerra, che, perlomeno nelle sue intenzioni, sarebbe stata breve e vittoriosa, ma dopo più di due mesi il Presidente russo sta imparando che il Vaso, una volta scoperchiato, non si può richiudere e che la guerra provocata è un mostro incontrollabile, che può divorare anche chi lo ha evocato.
Grave colpa e grande responsabilità del Presidente Putin, che non ha soltanto violato le regole della pace e dell’ordine internazionale, ma si è assunto la responsabilità di portare morte e distruzione fuori dai confini del proprio Paese.
Davanti al vaso di Pandora scoperchiato e al misfatto appena compiuto si stanno affollando le anime del pacifismo integrale, che sono contrarie all’invio di armi agli ucraini, ricercano colpe nella Nato, ripetendo ossessivamente appelli alla pace.
E d’altra parte come si fa a non essere pacifisti?
Tutti lo siamo, perché nessuno vuole la guerra, se non è accecato dalla hybris, ma mosso dalla ragione, e tuttavia il pacifismo è un metodo che serve a scongiurare l’esplosione dei conflitti, ma purtroppo non è una soluzione, nel momento in cui la questo andava detto e fatto prima che la guerra iniziasse. Ora ci troviamo di fronte a un disastro che cresce ogni giorno di più e nessuna soluzione.
Qual è la parte della Speranza in questa tragedia? Chi può riaprire il Vaso e farla uscire per fermare il massacro?
Si tratta di essere realisti. In questo momento l’unica possibilità per la fine rapida del conflitto è la resa dell’Ucraina. In questo senso il pacifismo integrale ha una sua logica: se vogliamo la pace si devono interrompere gli aiuti militari e in questo modo la superiorità dei Russi potrebbe finalmente dispiegarsi e la guerra terminerebbe. Era la Speranza di Putin. Un’Ucraina debole e abbandonata a se stessa, incapace di opporre una valida resistenza e quindi facilmente sconfitta. Il resto è immaginabile. Un nuovo governo, un nuovo Presidente, verosimilmente amico dei Russi, e una parte consistente del Paese, quella più ricca di materie prime, occupata e annessa direttamente alla Russia. Questo è lo scenario migliore, che anche in Italia, secondo alcuni esperti, è ritenuto inevitabile, a causa della indiscutibile superiorità militare russa, che però sul campo di guerra non è stata ancora confermata. Questa è la pace che viene invocata dai pacifisti, un sudario fatto di soprusi, di violenza e di prevaricazione. È la pace degli sconfitti, che non hanno alcuna dignità, né possono avanzare alcun diritto. È la pace dell’ingiustizia che si consumerebbe ai danni di un popolo intero che sta lottando proprio per non soccombere all’invasore, ma piace molto ai pacifisti.
E la Speranza degli ucraini?
Qui si annida la vera questione, che il Presidente del Consiglio Draghi ha evidenziato in questi giorni. Nessuna trattativa di pace può decollare se non viene accettata dal governo ucraino, altrimenti si tratterebbe di un diktat, un’imposizione senza garanzie di una vera pacificazione. Dopo quello che è accaduto in quasi 90 giorni di combattimenti che posso possono sperare ragionevolmente gli ucraini? Il piano di pace dell’Italia avrebbe potuto essere un punto di partenza, ma è stato respinto senza appello dai Russi. Era costituito da quattro punti che prevedevano un cessate il fuoco immediato e la smilitarizzazione del fronte, la neutralità dell’Ucraina, le regioni della Crimea e del Donbass avrebbero goduto di ampia autonomia, anche se continuerebbero a far parte dell’Ucraina, infine un accordo multilaterale che prevedeva la ritirata dei Russi e l’eventuale allentamento delle sanzioni, e garanzie sugli assetti futuri dell’Europa. Purtroppo il piano si è rivelato una proposta inaccettabile, perché entrambe le parti sono convinte di vincere la guerra e quindi respingono una soluzione di compromesso, che finirebbe per rendere vani gli sforzi bellici, i morti, i sacrifici patiti.
Ma forse è propria questa la lezione di questa ennesima guerra voluta da un regime ammalato di passato come quello di Putin: le guerre non sono mai brevi e quasi sempre finiscono con la sconfitta di tutti i contendenti.
Il vaso di Pandora, una volta aperto, non si può richiudere e la guerra, come le Furie divora ogni cosa, è un incendio che non si può spegnere. Le ultime guerre sono una prova del fallimento della guerra come strumento per risolvere le contese fra gli Stati, dall’invasione fallita da russi e americani dell’Afganistan, sino alle guerre del Golfo e alla Libia di Gheddafi, lo strumento bellico provoca disastri umani e materiali e lascia dietro di sé caos e morte, quasi mai una vera pace.
La Speranza può risorgere dalla stanchezza, quando l’istinto di morte che abita il cuore umano si sarà placato e le forze in campo saranno esauste, allora forse sarà possibile il dialogo e la prospettiva della Pace sarà inevitabile, con l’augurio che la capacità di resistenza del popolo ucraino abbia posto le basi per nuovo equilibrio basato sulla giustizia e sul riconoscimento del diritto internazionale.