Laurence Boone, capo economista e vice segretaria generale dell’Ocse, nell’editoriale che accompagna le prospettive per l’economia dell’Organizzazione ha ipotizzato le conseguenze a medio e lungo termine della guerra in Ucraina. Il mondo pagherà un duro prezzo per la guerra della Russia contro l’Ucraina. Il conflitto tra la Russia e l’Ucraina, entrambi grandi esportatori di materie prime, ha innescato l’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, rendendo ancora più difficile la vita di molte persone in tutto il mondo.
La priorità deve essere «evitare una crisi alimentare», in secondo luogo l’inflazione «è un onere che deve essere ripartito equamente tra cittadini e imprese, tra salari e profitti» e «le politiche monetarie e fiscali a queste circostanze eccezionali». Frena l’Italia: dopo un netto rimbalzo del 6,6 % nel 2021, il Pil subirà conseguenze a causa della guerra. Si prevede una crescita del del 2,5 % nel 2022, sostenuta da forti effetti base, e dell’1,2 % nel 2023.
A prevalere sono i rischi al ribasso considerata anche un’eventuale limitazione della fornitura di gas naturale che potrebbe ridurre ulteriormente la crescita e aumentare l’inflazione. Nel 2022 il Paese spenderà lo 0,1% Pil per 175mila rifugiati ucraini, mentre il debito lordo raggiungerà il 148,3 % del Prodotto interno lordo nel 2023. I provvedimenti assunti dall’Italia per raggiungere la completa indipendenza dal gas russo entro la fine del 2024 possono fungere da importanti ammortizzatori, ma sarà anche necessario ridurre il consumo di energia in caso di un’eventuale diminuzione delle forniture di gas.
A risentirne sarà anche la crescita globale, ora stimata del 3% nel 2022 – in calo rispetto al 4½% previsto lo scorso dicembre – e del 2¾% nel 2023. L’eurozona, dove «la guerra in Ucraina e i lockdown in Cina, in aggiunta alla presenza di elementi di freno dal lato dell’offerta, hanno impresso un ulteriore impulso alle pressioni inflazionistiche, intaccando ulteriormente i redditi delle famiglie e il sentiment delle imprese», non rimarrà immune. In questo caso, la crescita del Pil dovrebbe rallentare dal 5,3 % nel 2021 al 2,6 % nel 2022 e al 1,6% nel 2023. Ad attenuare il fenomeno intevergono «le rigorose condizioni del mercato del lavoro, l’attuazione del piano di ripresa di Next Generation Eu e il sostegno fiscale alle famiglie e alle imprese colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia».
Tuttavia, potrebbe non essere finita qui. «Poiché esiste il rischio che le previsioni siano riviste al ribasso, il prezzo della guerra potrebbe aumentare ulteriormente», precisa il report. Per il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, «non stiamo prevedendo una recessione economica ma una fase di bassa crescita», «ci sono rischi al ribasso».
Per quanto riguarda l’inflazione è invece attesa al 9% nei Paesi dell’Ocse, il doppio rispetto alle precedenti previsioni, mentre in eurozona viene stimata al 7% nel 2022 prima di scendere al 4,6% nel 2023. «L’inflazione elevata in tutto il mondo – spiega – sta erodendo il reddito disponibile reale e il tenore di vita delle famiglie, pesando a sua volta sui consumi. Il clima di incertezza scoraggia gli investimenti delle imprese e probabilmente indebolirà l’offerta per diversi anni.». Inoltre, «la guerra ha dimostrato come la sicurezza energetica e la mitigazione dei cambiamenti climatici siano inestricabilmente legate. I governi devono fare un passo avanti e accelerare la transizione energetica».