Cento milioni in fuga: i dannati della Terra in un mondo sempre più ostile
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Cento milioni in fuga: i dannati della Terra in un mondo sempre più ostile

Il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case è aumentato ogni anno nell’ultimo decennio ed è ora il più elevato da quando si è cominciato a registrare il dato.

Cento milioni in fuga: i dannati della Terra in un mondo sempre più ostile
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Giugno 2022 - 16.25


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In un mondo segnato da 147 aree di conflitto (come ha evidenziato in recente report pubblicato da Le Monde diplomatique) cresce il numero dei disperati della Terra, la moltitudine di persone che fuggono da guerre, pulizie etniche, regimi sanguinari, disastri ambientali, povertà assoluta, sfruttamento disumano. 

Il popolo degli sfollati

Il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case è aumentato ogni anno nell’ultimo decennio ed è ora il più elevato da quando si è cominciato a registrare il dato. Si tratta di una tendenza che può essere invertita solo compiendo uno sforzo rinnovato e concertato per costruire la pace, ha dichiarato oggi l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati.


Alla fine del 2021, le persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni di diritti umani risultavano essere 89,3 milioni, un aumento dell’8 per cento rispetto all’anno precedente e ben oltre il doppio rispetto al dato registrato 10 anni fa, secondo il rapporto statistico annuale dell’Unhcr Global Trends. Da allora, l’invasione russa dell’Ucraina – che ha causato uno degli esodi forzati di più ampia portata e quello in più rapida espansione dalla Seconda Guerra Mondiale – e altre emergenze, dall’Africa all’Afghanistan ad altre aree del mondo, hanno portato la cifra a superare la drammatica soglia dei 100 milioni. 


“Ogni anno, nell’ultimo decennio, i numeri sono aumentati”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi. “Se la comunità internazionale non unirà le forze per far fronte a questa tragedia umana, risolvendo i conflitti in corso e individuando soluzioni durature, questa terribile tendenza continuerà”.  L’anno scorso è stato particolarmente degno di nota per il numero di conflitti che si sono riacutizzati e di nuovi conflitti che sono esplosi: secondo la Banca Mondiale, 23 Paesi sono stati teatro di guerre di intensità media o alta, per una popolazione totale di 850 milioni di persone.


Contemporaneamente, carenze alimentari, inflazione ed emergenza climatica stanno aggravando la già difficile condizione delle persone, riducendo le capacità di risposta umanitaria proprio in una fase in cui le prospettive di raccogliere fondi, in numerose situazioni, appaiono cupe.


Nel 2021, il numero di rifugiati è cresciuto arrivando a 27,1 milioni. Il numero di arrivi è aumentato, tra gli altri Paesi, in Uganda, Ciad e Sudan. Alla maggior parte dei rifugiati, ancora una volta, è stata assicurata accoglienza da Paesi confinanti dotati di scarse risorse. Il numero di richiedenti asilo ha raggiunto i 4,6 milioni, un incremento dell’11 per cento. 

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L’anno scorso ha fatto inoltre registrare per il quindicesimo anno consecutivo un aumento del numero di persone sfollate all’interno del proprio Paese a causa di conflitti, arrivate a 53,2 milioni. In alcune aree, per esempio in Myanmar, l’aumento è stato causato dall’inasprirsi di violenze o conflitti. Il conflitto nella regione etiope del Tigray e in altre regioni ha innescato la fuga di milioni di persone all’interno del Paese. Le rivolte scoppiate nel Sahel hanno provocato nuovi esodi interni, in particolare in Burkina Faso e in Ciad.


Se gli esodi continuano a svilupparsi sempre più rapidamente e ne aumenta la portata, vediamo che le soluzioni a disposizione delle persone in fuga – quali il ritorno volontario, il reinsediamento o l’integrazione locale – non fanno che diminuire. 
Va però anche detto che il rapporto Global Trends offre alcuni barlumi di speranza. 
Sebbene le cifre siano modeste, il numero di rifugiati e di sfollati interni che hanno fatto ritorno a casa nel 2021 è aumentato, tornando ai livelli pre-Covid-19, facendo registrare un incremento del 71 per cento dei casi di rimpatrio volontario.


“Mentre registriamo sgomenti il succedersi di nuovi esodi forzati, l’aggravamento di quelli esistenti e la mancanza di soluzioni ad essi, dobbiamo anche riconoscere gli esempi dati da quei Paesi e quelle comunità che lavorano insieme per individuare opportunità a favore delle persone in fuga”, ha aggiunto Grandi. “Sta avvenendo in determinate situazioni – per esempio tramite la cooperazione regionale volta a consentire il ritorno degli ivoriani – ma è necessario che queste importanti decisioni siano riproposte o adeguate anche ad altri contesti”.
E sebbene si stimi che nel 2021 i casi siano lievemente aumentati, circa 81.200 apolidi hanno acquisito una cittadinanza o se la sono vista confermare: il miglior risultato in termini di riduzione dell’apolidia da quando l’Unhcr ha lanciato la campagna #IBelong nel 2014.
Global Trends 2021 – Dati chiave:

A maggio 2022, oltre 100 milioni di persone risultano essere in fuga nel mondo a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni di diritti umani o eventi che compromettono gravemente l’ordine pubblico.    A fine 2021, la cifra era di 89,3 milioni, di cui 27,1 milioni di rifugiati: 21,3 milioni di rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr; 5,8 milioni di rifugiati palestinesi sotto il mandato dell’Unrwa; 53,2 milioni di sfollati interni; 4,6 milioni di richiedenti asilo; 4,4 milioni di venezuelani fuggiti all’estero

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Dati relativi a rifugiati e venezuelani fuggiti all’estero nel 2021
l’83 per cento è stato accolto in Paesi a reddito basso o medio; i Paesi meno sviluppati hanno assicurato asilo al 27 per cento del totale; il 72 per cento vive in Paesi confinanti coi propri Paesi di origine. La Turchia ha accolto quasi 3,8 milioni di rifugiati, il numero più elevato su scala mondiale, seguita da Uganda (1,5 milioni), Pakistan (1,5 milioni) e Germania (1,3 milioni). La Colombia ha accolto 1,8 milioni di venezuelani fuggiti all’estero. Il Libano ha accolto il più elevato numero di rifugiati pro capite (1 su 8), seguito da Giordania (1 su 14) e Turchia (1 su 23). In rapporto alle proprie popolazioni nazionali, l’isola di Aruba ha accolto il numero più elevato di venezuelani fuggiti all’estero (1 su 6), seguita da Curaçao (1 in 10). Più dei due terzi (69 per cento) sono fuggiti da soli cinque Paesi: Siria (6,8 milioni), Venezuela (4,6 milioni), Afghanistan (2,7 milioni), Sud Sudan (2,4 milioni) e Myanmar (1,2 milioni).   6,1 milioni di rifugiati, migranti e richiedenti asilo venezuelani nel mondo (segnalati attraverso la Piattaforma di Coordinamento Interagenzie per Rifugiati e Migranti dal Venezuela).   I richiedenti asilo hanno presentato 1,4 milioni di nuove domande di asilo. Gli Stati Uniti d’America sono stati il Paese che ha ricevuto il numero più elevato di domande individuali (188.900), seguito da Germania (148.200), Messico (132.700), Costa Rica (108.500) e Francia (90.200).

Soluzioni: 5,7 milioni di persone in fuga hanno fatto ritorno alle proprie terre o ai propri Paesi di origine nel 2021, di cui 5,3 milioni di sfollati interni e 429.300 rifugiati.

“Quest’anno siamo arrivati a un numero di rifugiati e sfollati che sicuramente non avremmo mai immaginato di vedere: – rimarca in una intervista a Vatican News Chiara Cardoletti, portavoce Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino –  cento milioni di persone costrette a fuggire abbandonando tutto ciò che possedevano. Un numero drammatico nella sua grandezza e che rappresenta un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Nel solo 2021 abbiamo avuto 40 nuove emergenze e la loro gestione sta diventando sempre più complicata. Siamo di fronte a una situazione storica drammatica che dimostra chiaramente che la comunità internazionale non è riuscita a gestire i conflitti e a riportare la pace nel mondo. […]. Quello che abbiamo visto in Ucraina è sicuramente una risposta positiva a un’emergenza che ha coinvolto quasi 7milioni di persone in fuga. In questo contesto l’applicazione della direttiva sulla protezione temporanea ha garantito una adeguata velocità della risposta umanitaria. Chiaramente per noi è estremamente importante che la solidarietà sia condivisa con tutti, non semplicemente con coloro che ci sono più prossimi geograficamente e con i quali ci identifichiamo. I rifugiati scappano da tanti Paesi e hanno lo stesso bisogno di protezione e accoglienza. I sistemi legali che vengono applicati normalmente rispondono alla realtà che si sta affrontando, ma noi auspichiamo che le procedure d’asilo che vengono messe a disposizione per le altre nazionalità siano il più efficienti e veloci possibile. […] L’Unhcr ha fatto un notevole sforzo attraverso il Global Compact per portare intorno a un tavolo più attori che possano gestire queste situazioni e dare soluzioni di speranza a milioni di  persone. E’ stato un processo molto positivo che ha fatto tantissimi passi avanti, se non altro anche quello di coinvolgere il settore privato. Ma bisogna riuscire a cambiare il paradigma che presenta i rifugiati come degli attori passivi e cominciare a pensare che possono contribuire notevolmente alla costruzione delle società che li accolgono. Siamo ancora molto lontani dall’avere dei processi effettivi e veloci per poter dare alle persone il giusto accesso ai loro diritti”.

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Diritti che continuano ad essere negati. Negati nel mondo. Negati da una Europa che continua a erigere muri e esternalizzare le frontiere, pagando per fare il lavoro sporco autocrati come il turco Erdogan o l’egiziano al-Sisi, o i criminali in divisa della cosiddetta Guardia costiera libica, solo per restare nell’area del Mediterraneo. L’Europa che accoglie i profughi dall’Ucraina, cosa altamente positiva, operando però, come fa la Polonia ad esempio, una discriminazione tra cittadini ucraini e chi in Ucraina risiedeva senza averne la cittadinanza. E nulla importa che tutti fuggono dalla stessa guerra. Il Global Trends documenta una verità che non riesce a scalfire la vergognosa narrazione su cui sovranisti protofascisti di casa nostra campano elettoralmente: la narrazione di una Italia, di una Europa inondate da una marea di migranti. Quando la realtà è che la stragrande maggioranza del popolo dei fuggitivi trova un precario rifugio nei Paesi poveri dell’Africa e del Vicino Oriente. Una Europa sotto ricatto permanente degli Orban che dettano legge sui migranti e altro. Questo è il corollario politico del rapporto Unhcr. Anche se la stampa mainstream non lo dirà, né scriverà, mai. 

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