La vicenda di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks che verrà estradato negli Usa dopo l’ok del governo britannico, sbarca anche nella discussione politica francese. Dopo aver rivelato i crimini di guerra compiuti in Iraq e Afghanistan dall’esercito americano, Assange ora rischia fino a 175 anni di carcere. Solidarietà e commenti a favore della libertà di stampa si sono levati da più parti, ultimo quello di Jean Luc Melenchon.
Il leader di La France Insoumise, che con Nupes è arrivato a un soffio dai macroniani al primo turno delle elezioni parlamentari francesi di domenica scorsa, ha infatti promesso che se sarà nominato primo ministro, Julian Assange “sarà naturalizzato francese e chiederemo che venga estradato a casa nostra”.
Priti Patel, il ministro dell’Interno britannico, ha dato il via libera all’estradizione di Assange negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di prigione. Un passo che Wikileaks ha definito un “giorno buio” per la libertà di parola. “Se lunedì diventerò primo ministro -ha replicato Melenchon- Julian Assange riceverà la cittadinanza francese e lo porteremo da noi”.