Ci sarà il “mea culpa” con le popolazioni autoctone al cuore del viaggio del Papa in Canada la prossima settimana (24-30 luglio).
Francesco ha ricevuto gli indigeni canadesi in primavera a Roma, esprimendo loro “indignazione, dolore e vergogna” per gli abusi subiti da popolazioni sottoposte ad una assimilazione culturale della quale la Chiesa cattolica è stata complice, in particolare nei collegi dove venivano portati i bambini. Abusi fisici, psicologici ed anche sessuali sono emersi nel corso dei decenni.
Un punto di svolta nell’opinione pubblica canadese è stato il ritrovo, due anni fa, dei resti dei cadaveri di 215 bambini nella Kamloops Indian Residential School, in British Columbia. Una commissione incaricata da anni di accertare la verità storica ha raccomandato già negli anni scorsi che il Papa si recasse personalmente in Canada per chiedere scusa a nome della Chiesa, richiesta fatta propria dal premier Justin Trudeau.
Il 37esimo viaggio di papa Francesco nel 56esimo paese che visita, ora, sarà un “pellegrinaggio penitenziale”, come lo ha definito egli stesso, segue agli incontri a Roma dei mesi scorsi e si srotolerà come “un pellegrinaggio che continua, in diversi luoghi del Paese, scelti proprio in questa prospettiva”, ha spiegato il portavoce vaticano Matteo Bruni in un briefing, indicando, peraltro, altri tre temi che prevedibilmente emergeranno nelle parole e nei gesti del pontefice argentino: un tema “che unisce le proeccupazioni del papa e dei popoli indigeni, la cura del creato”; il fatto che in Canada c’è “una comunità di indigeni, cattolici e non, che si confronta con il mondo secolarizzato”; il tutto mentre, sullo sfondo, “continua la guerra in Ucraina”.
Il papa viene accolto lunedì sera alle 19.20 (le 11.20 in Canada) dal Governatore generale del Canada, Mary May Simon, e dal premier canadese Justin Trudeau domenica 24 luglio.
Lunedì 25 luglio Francesco va in aereo a Edmonton per incontrare le popolazioni indigene le cui delegazioni ha ricevuto in Vaticano, First Nations, Métis e Inuit a Maskwacis, alle 10 (le 18 a Roma). Alle 16.45 (mezzanotte e 45 in Italia incontra le popolazioni indigene e i membri della Comunità Parrocchiale presso la Chiesa del Sacro Cuore a Edmonton.
Martedì 26 luglio Francesco va al lago Sant’Anna di Edmonton: si tratta di un lago che prende il nome dalla madre della Madonna, nel giorno a lei dedicato dalla Chiesa, meta di pellegrinaggio anche degli autoctoni. Prima, alle 10.15 (18.15) celebra messa presso il “Commonwealth Stadium”, mentre alle 17 (l’una di notte a Roma, partecipa al pellegrinaggio sul lago, dove benedirà lo stesso lago e, secondo le tradizioni autoctone, i quattro punti cardinali.
Mercoledì 27 e giovedì 28 luglio Francesco sarà in Quebec. Dopo la cerimonia di benvenuto, la mattina di mercoledì, incontrerà la popolazioni indigene del Quebec alle 16.45 (22.45 a Roma).
Giovedì 28 luglio, sempre in Quebec, alle 16 (le 10 in Quebec) celebra la messa presso il Santuario Nazionale di Sainte Anne de Beaupré, e alle 23.15 (17:15 ora locale) presiede i vespri con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati, i Seminaristi e gli Operatori Pastorali presso la Cattedrale di Notre Dame a Québec.
Infine 29 Francesco, dopo un incontro con i gesuiti canadesi, parte per Iqualit, nel profondo nord: sarà il primo papa a toccare il circolo polare, non distante dalla Groenlandia, e, a basse temperature, alle 22.15 (16:15 in Canada) incontra alcuni alunni delle ex Scuole residenziali nella scuola elementare a Iqaluit. Alle 23 (le 17:00 ora locale) incontra giovani e anziani nel piazzale della scuola elementare a Iqaluit e infine, dopo la cerimonia di congedo, parte alla volta di Roma, dove l’aereo atterra sabato 30 luglio alle 7.50.
Il papa pronuncerà in spagnolo i suoi discorsi, che saranno tradotti da traduttori locali ora in francese ora in inglese e inoltre nelle lingue degli autoctoni. Lo accompagnano i due cardinali canadesi di curia, Marc Ouellet e Michael Czerny.
Prevista, come di consueto, una conferenza stampa sul volo di ritorno, ma a causa dei problemi alla gamba del papa, “vediamo quanto tempo” dura, ha detto Matteo Bruni, e “non è detto che il papa stia in piedi”.
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