Migranti e richiedenti asilo, la tratta delle persone è un business miliardario
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Migranti e richiedenti asilo, la tratta delle persone è un business miliardario

Lo dice l'Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati. In un rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone

Migranti e richiedenti asilo, la tratta delle persone è un business miliardario
Rifugiati
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

30 Luglio 2022 - 17.30


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Sono i “dimenticati della terra”. Donne, uomini, bambini che per scappare da guerre, stupri di massa, fame, siccità, sfruttamento disumano, si avventurano nel deserto per una traversato che spesso finisce con la morte o con l’essere sequestrati dai trafficanti di esseri umani.

La tratta delle persone: un business miliardario

I servizi di protezione per i rifugiati e i migranti che intraprendono pericolosi viaggi dal Sahel e dal Corno d’Africa verso il Nord Africa e l’Europa, compresi i sopravvissuti alla tratta di esseri umani, sono gravemente carenti, avverte l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati. In un rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, oggi 30 luglio, l’Unhcr ha tracciato una mappa dei servizi di protezione disponibili per i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti che viaggiano lungo queste rotte.


Alcune persone vengono lasciate morire nel deserto, altre subiscono ripetute violenze sessuali e di genere, rapimenti a scopo di riscatto, torture e molte forme di abuso fisico e psicologico.


Il rapporto è il secondo del suo genere e mette in evidenza le lacune nei servizi di protezione disponibili, in particolare per quanto riguarda l’accoglienza, l’accesso alla giustizia, l’identificazione dei sopravvissuti e la fornitura di risposte alla violenza di genere, alla tratta e ai minori non accompagnati e separati. Prende in considerazione 12 Paesi: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Gibuti, Etiopia, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Somalia e Sudan. “Sono sconcertato dagli abusi che i rifugiati e i migranti devono affrontare mentre attraversano il Sahel e le regioni orientali e del Corno d’Africa verso il Nord Africa, e talvolta verso l’Europa”, ha dichiarato l’inviato speciale dell’Unhcr per la situazione del Mediterraneo centrale e occidentale, Vincent Cochetel. “Troppe vite sono state perse o spezzate su queste rotte”. Cochetel ha sottolineato il bisogno urgente di maggiori finanziamenti per migliorare i servizi di prevenzione della tratta di esseri umani, per identificare e sostenere i sopravvissuti, per garantire l’accesso all’asilo alle vittime e a coloro che sono a rischio di tratta e che necessitano di protezione internazionale, nonché per assicurare i responsabili alla giustizia. Ha anche insistito sulla necessità che gli Stati, gli organismi delle Nazioni Unite, la società civile e le Ong raddoppino gli sforzi per attuare gli strumenti internazionali esistenti, come i Protocolli di Palermo delle Nazioni Unite sulla tratta di esseri umani e il traffico di esseri umani, come migliore meccanismo collettivo per salvare vite umane e combattere questi crimini.


Data l’espansione globale dell’uso della tecnologia e delle piattaforme online, parte del nuovo sforzo – ha aggiunto Cochetel – deve anche riguardare la collaborazione tra gli Stati e il settore privato per reprimere l’uso di Internet da parte dei trafficanti per identificare, adescare e reclutare le vittime, compresi i minori. Le tecnologie digitali, tuttavia, possono essere sfruttate anche per fornire alle comunità informazioni attendibili sui rischi dei viaggi irregolari, compresa la tratta, e per fornire loro consigli e informazioni sulle opzioni sicure. Tutte le misure di risposta alla tratta di esseri umani e al traffico, anche online, devono essere conformi al diritto internazionale e agli standard sui diritti umani.


Il rapporto “Mappatura dei servizi di protezione per le persone vulnerabili in movimento, comprese le vittime della tratta” fornisce informazioni su misura per rifugiati e migranti sui servizi attualmente disponibili sulle diverse rotte. Il documento serve anche come riferimento per i donatori, in modo da indirizzare gli investimenti in risorse necessarie e agli attori più adatti a fornirle.


Per sostenere e assistere i sopravvissuti, il rapporto sollecita l’introduzione di alloggi e spazi sicuri a livello comunitario, un migliore accesso ai servizi legali e servizi differenziati per i minori e le donne vittime di tratta e sopravvissute alla violenza di genere. Il documento identifica anche i luoghi critici sulle rotte che fungono da “ultima fermata” prima che i rifugiati e i migranti intraprendano altri viaggi attraverso il Sahara. Se non si colmano le lacune dei servizi in questi luoghi, si perde l’opportunità di aiutare le persone ad accedere alla protezione e alla sicurezza, piuttosto che proseguire il viaggio a rischio della vita.

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Nell’aprile del 2022, l’Unhcr ha pubblicato una strategia aggiornata intitolata “Proteggere, salvare le vite e trovare soluzioni per i rifugiati che intraprendono viaggi pericolosi – lungo le rotte verso l’Europa attraverso il Mediterraneo centrale e occidentale e l’Atlantico”. Questa strategia ibrida e il relativo appello hanno richiesto 163,5 milioni di dollari per assistere e proteggere migliaia di rifugiati e altre persone. Attualmente sono finanziati solo al 30%.

In balìa degli orchi.

Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile. Una percentuale che, pur riguardando i soli casi giudiziari accertati di un fenomeno ben più vasto, è più che triplicata negli ultimi 15 anni ed è anche più elevata nelle regioni a basso reddito (Africa sub-sahariana e occidentale, Asia meridionale, America centrale e Caraibi) dove i minori sono la metà delle vittime totali accertate. Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%). Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%).  

In vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani. Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – ha diffuso nei giorni scorsi  l’XIma edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento”.  Il rapporto analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell’impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili. Emerge anche il dramma dei minori figli delle donne vittime, nati e cresciuti in un contesto di isolamento e sfruttamento e con il grave rischio di vedere compromesso il loro futuro.

Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori, sono fenomeni di difficile emersione, a causa degli enormi interessi dei trafficanti – in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire – e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto. Già prima della pandemia, la punta dell’iceberg costituita da 50.000 vittime accertate nel mondo indicava uno scenario allarmante; un quadro destinato a peggiorare per le conseguenze dell’emergenza Covid-19 che ha spinto in povertà nel 2020 142 milioni di bambini e adolescenti in più. Nelle fasi acute della pandemia, le misure di contenimento hanno lasciato senza scuola 1,6 miliardi di bambini e bambine, con la grave conseguenza che 10 milioni tra i più vulnerabili potrebbero abbandonare l’istruzione ed essere così esposti al rischio di tratta e sfruttamento lavorativo o sessuale, di matrimoni forzati o gravidanze precoci, in particolare nei Paesi a più basso reddito. Secondo le stime, il solo sfruttamento lavorativo potrebbe inghiottire entro la fine del 2022 altri 8,9 milioni di bambini e adolescenti, per più della metà sotto gli 11 anni.

La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105). Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio. I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%). Un dato che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso.

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Un elemento particolarmente allarmante e poco considerato riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%). Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, emergono casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro.     

“I bambini figli delle vittime di tratta e sfruttamento sono spesso prigionieri, con le loro mamme, di un circuito di violenza, ricatto e abuso che deve essere spezzato ad ogni costo. Le loro mamme sono donne, anche giovanissime, che portano sulla propria pelle una serie ripetuta di violazioni precoci subite in molti casi già nel loro Paesi di origine, in situazioni di estrema povertà materiale e deprivazione sociale. Anche qui in Italia affrontano le peggiori condizioni di sfruttamento. È necessario rafforzare e sostenere i loro percorsi di fuoriuscita dallo sfruttamento, predisponendo misure specifiche per l’accompagnamento all’autonomia delle mamme e per garantire salute, istruzione, protezione e inclusione per i loro figli. Occorre mettere in atto ogni misura per evitare che, in assenza di interventi tempestivi e adeguati, per sopravvivere le donne corrano il rischio di ricadere nelle mani dei loro sfruttatori,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

L’identikit dei minori vittime di tratta e sfruttamento in Italia

Nel 2020, gli operatori partner del progetto Vie d’Uscita di Save the Children per la protezione di minori e neomaggiorenni a rischio o vittime di tratta e sfruttamento sessuale, attivi in 6 regioni hanno intercettato 683 nuove vittime. Giovani donne e ragazze rappresentano il 92% delle vittime, in prevalenza nigeriane (45%) e rumene (32%), mentre la maggior parte dei ragazzi proviene dai paesi dell’Africa settentrionale e subsahariana e dal Bangladesh.

Alcuni operatori impegnati sul campo in progetti di contrasto alla tratta e allo sfruttamento segnalano nell’ultimo anno un aumento di minori provenienti dal Pakistan, sfruttati in ambito lavorativo. Provengono generalmente da contesti caratterizzati da bassa scolarizzazione e hanno già vissuto esperienze lavorative, spesso pericolose, nel proprio Paese e in quelli di transito, in particolare in Turchia e sulla rotta balcanica per raggiungere l’Europa. Rispetto allo sfruttamento in attività illegali, le segnalazioni erano aumentate già nel 2019 relativamente a minori maschi di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, di nazionalità tunisina, marocchina, egiziana, albanese, coinvolti principalmente in reati di spaccio e furti. Come sottolinea il rapporto, spesso si tratta di ragazzi che vengono identificati esclusivamente come autori di reato senza tenere nella dovuta considerazione il loro coinvolgimento nelle reti dello sfruttamento.

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Vittime tra le vittime: figlie e figli delle donne sfruttate

Dall’analisi svolta nel rapporto Piccoli Schiavi Invisibili 2021, emerge con chiarezza un aspetto estremo delle violenze subite dalle ragazze vittime di tratta e sfruttamento, che riguarda in molti casi i loro figli. Bambine e bambini, generalmente molto piccoli e a volte nati proprio dagli abusi subiti dalle giovani madri, che non solo assistono alle violenze perpetrate sulle loro madri, ma che rischiano di subire essi stessi violenza per mano di sfruttatori e trafficanti o essere oggetto di ricatto per tenere soggiogate le loro mamme. Il progetto Nuovi Percorsi lanciato da Save the Children ad aprile 2021 in cooperazione con il Numero Verde Anti Tratta e il Dipartimento delle Pari Opportunità proprio per rispondere alle necessità dei nuclei mamma-bambini più vulnerabili, ha sostenuto 50 nuclei nei soli primi due mesi di attività, con una maggioranza di donne di origine nigeriana e 8 in stato di gravidanza. I minori sono 69, di cui 49 nati in Italia e attualmente sotto i 3 anni di età.

“Si tratta di bambini spesso figli di ragazze sole, anche giovanissime, che sono state ingannate, vendute, rapite, e che hanno subìto torture e stupri, anche di gruppo, nelle tappe di un viaggio orrendo per raggiungere l’Europa. Una violenza che continua in Italia, subita per poter sopravvivere, perché ancora schiave dei loro trafficanti o per ripagare un debito di viaggio quasi inestinguibile, ora in una condizione di vulnerabilità economica ancora maggiore a causa della pandemia”, spiega Raffaela Milano. “I loro figli sono due volte vittime dello sfruttamento, hanno vissuto le violenze perpetrate sulla loro mamma e possono aver subito o subire a loro volta violenza, sono spesso minacciati o trattenuti dagli sfruttatori come arma di ricatto per mantenere le madri in trappola, e rischiano così di crescere in una rete chiusa di abusi e violenze”.

Piccoli Schiavi Invisibili sottolinea anche le gravi conseguenze per madri e bambini nell’ambito dello sfruttamento lavorativo in ambito agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi. Oltre alle difficili condizioni di lavoro a cui sono sottoposte e a retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, le braccianti agricole sono più esposte a diverse forme di violenza, abusi e molestie sui luoghi di lavoro: un fenomeno che colpisce soprattutto lavoratrici provenienti dall’est Europa, spesso sole con figli minori, sottoposte dagli sfruttatori al ricatto della perdita del lavoro, una minaccia che spesso fa leva proprio sulla presenza di figli.  Il rapporto diffuso oggi sottolinea che in alcune aree, come la ‘fascia trasformata’ in Sicilia, tra i minori che vivono nelle campagne spesso con la sola madre che in prevalenza appartiene alle comunità rumena e rom, la dispersione scolastica raggiunga picchi dell’80% a causa della distanza delle strutture scolastiche e dell’assenza di trasporti. Per i minori figli di persone sfruttate il rischio di diventare a loro volta vittime è concreto. Spesso, al compimento di 12-13 anni iniziano a lavorare nei campi per paghe più basse rispetto a quelle degli adulti, e le minori possono essere coinvolte anche in forme di sfruttamento sessuale.

Questo è il mondo in cui viviamo. Definirlo uno schifo è un eufemismo.

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