Ucraina, Erdogan incontrerà Putin a Sochi: "Dopo il grano parliamo di energia"
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Ucraina, Erdogan incontrerà Putin a Sochi: "Dopo il grano parliamo di energia"

Il faccia a faccia previsto a Sochi è il secondo tra i due, conferma il fatto che Erdogan è l'unico leader Nato a sedere al tavolo con Putin e arriva a due settimane dall'incontro di Teheran. 

Ucraina, Erdogan incontrerà Putin a Sochi: "Dopo il grano parliamo di energia"
Erdogan e Putin
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4 Agosto 2022 - 09.49


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“Dopo l’accordo sul grano i nostri sforzi potranno essere diretti ad altri ambiti, a partire da quello energetico”. Queste le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan pronunciate lo scorso lunedì dopo il Consiglio dei Ministri, a 4 giorni dal viaggio in Russia, dove domani incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. Il faccia a faccia previsto a Sochi è il secondo tra i due, conferma il fatto che Erdogan è l’unico leader Nato a sedere al tavolo con Putin e arriva a due settimane dall’incontro di Teheran. 

È un dato da sottolineare che i due incontri avvengano a 15 giorni di distanza, mentre nei primi mesi del conflitto e nei mesi precedenti l’invasione dell’Ucraina non vi siano stati faccia a faccia tra i due, nonostante l’insistenza della diplomazia di Ankara. Erdogan mostra che il canale di dialogo con Mosca è solido e rilancia sull’energia, per evitare che Mosca stringa i rubinetti che provvedono a soddisfare il 45% del fabbisogno interno turco.

È da un lato vero che la Turchia non ha applicato le sanzioni economiche nei confronti della Russia e per questo si pone in una posizione diversa dall’Europa, ma è altrettanto vero che le forniture di droni turchi all’Ucraina hanno creato non poco fastidio a Mosca. 

Un malcontento alimentato dalle perdite e danni subiti dall’esercito russo, dalla popolarità assunta dai celebri TB2 Bayraktar presso gli ucraini e che mette a rischio le forniture russe ad Ankara. Al momento è la compagnia statale turca Botas il principale importatore di gas russo, con due diversi contratti in vigore che garantiscono rispettivamente 16 e 5.75 miliardi di metri cubi l’anno, mentre altri 10 miliardi di metri cubi annui sono destinati ad altre 7 compagnie private. 

Il contratto di Botas è spirato a fine dicembre e solo a gennaio è arrivata una fumata grigia, con una nuova intesa che però non ha evitato una certa dose di malcontento da parte della compagnia di stato turca, costretta ad accettare condizioni peggiori di quelle previste dal precedente contratto. Condizioni su cui è calato poi il silenzio, in nome degli sforzi diplomatici messi in campo da Ankara prima e dopo l’invasione dell’Ucraina.

Allo stesso modo, le sette compagnie private che si sono assicurate i 10 miliardi di metri cubi sono al momento in seria difficoltà, per motivi diversi non stanno importando gas da mesi e sono ben lontane dal poter rinnovare accordi di fornitura.

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