Un presunto gruppo armato finora sconosciuto, che si definisce Esercito nazionale repubblicano, ha rivendicato l’attentato in cui è rimasta uccisa Darja Dugina, figlia dell’ideologo nazionalista russo Aleksandr Dugin. La rivendicazione lascia più di qualche dubbio.
La notizia è stata riferita da Ilja Ponomarev, ex deputato della Duma, spiegando che l’attacco “apre una nuova pagina nella resistenza russa al putinismo”. Nel manifesto del gruppo dissidente, in cui il presidente Putin viene definito “un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i militari russi a una morte certa e insensata”.
La ricostruzione della polizia
L’ordigno esplosivo installato sull’auto della politologa e giornalista Darya Dugina è stato fatto esplodere a distanza. Lo hanno riferito le forze dell’ordine russe a Tass. “Ora è stato stabilito che la bomba sull’auto di Dugina è stata innescata a distanza. Presumibilmente, l’auto è stata monitorata e il suo movimento è stato controllato”, ha affermato la fonte a Tass.
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