Ucraina, la Caporetto dello Zar Vladimir Putin
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Ucraina, la Caporetto dello Zar Vladimir Putin

La controffensiva ucraina sta dando i suoi effetti: sono infatti seimila i kmq di territori liberati, un colpo che per Vladimir Putin potrebbe risultare fatale.

Ucraina, la Caporetto dello Zar Vladimir Putin
La guerra in Ucraina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Settembre 2022 - 14.33


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Seimila chilometri quadrati di territorio liberati. In Ucraina si sta consumando la Caporetto di Vladimir Putin. 

Conferme da Washington

Il governo degli Stati Uniti suggerisce l’idea di una nuova dinamica nella guerra in Ucraina a seguito dei recenti successi militari ucraini contro l’occupazione russa, nella regione di Kharkiv. “Penso che ciò cui stiamo assistendo sia sicuramente un cambiamento, uno slancio da parte delle forze armate ucraine, in particolare nel nord”, ha dichiarato il direttore delle comunicazioni del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby a Washington, puntualizzando che starà al presidente ucraino Volodymyr Zelensky determinare se sia stata effettivamente raggiunta una svolta nel conflitto. 

Attento ad evitare di parlare a nome di un esercito straniero, Kirby non ha mancato però di osservare che “certamente nel nord abbiamo visto i russi evacuare, ritirarsi, ritirarsi dalle loro posizioni difensive”, lasciandosi dietro i rifornimenti. “Lo chiamano riposizionamento, ma è certo che si sono ritirati di fronte alle forze armate ucraine che sono chiaramente all’offensiva”, ha aggiunto Kirby, non senza avvertire che la Russia ha ancora capacità militari significative.

“Non si può rispondere alla domanda se l’Ucraina è a un punto di svolta. E’ difficile dirlo”. Lo ha affermato il presidente americano Joe Biden, rispondendo ad una domanda dei giornalisti al seguito in Delaware. “È chiaro che gli ucraini hanno fatto progressi significativi. Ma sarà un lungo cammino”, ha aggiunto.

L’analisi degli 007 britannici

“La Russia ha molto probabilmente usato per la prima volta veicoli aerei senza equipaggio (Uav) iraniani in Ucraina. Il 13 settembre 2022, funzionari ucraini hanno riferito che le loro forze avevano abbattuto un Uav Shahed-136 vicino a Kupiansk, nell’area in cui è in corso con successo l’offensiva ucraina”. A scriverlo, nel suo ultimo aggiornamento sulla situazione sul terreno, è l’intelligence britannica. “Lo Shahed-136 – si legge ancora nel rapporto divulgato dal ministero della Difesa di Londra – è un Uav d’attacco a senso unico con una portata dichiarata di 2.500 chilometri. Sistemi simili di fabbricazione iraniana sono stati probabilmente utilizzati in attacchi in Medio Oriente, anche contro la petroliera Mt Mercer Street nel luglio 2021”. “Quasi certamente la Russia si rifornisce sempre più di armi da altri stati oggetto di pesanti sanzioni, come Iran e Corea del Nord, mentre le sue stesse scorte diminuiscono. La perdita di uno Shahed-136 vicino alla linea del fronte suggerisce che esiste una possibilità realistica che la Russia stia tentando di utilizzare il sistema per condurre attacchi tattici piuttosto che contro obiettivi più strategici più all’interno del territorio ucraino”, conclude l’analisi. 

Segnali da Mosca

Il vice primo ministro ucraino Olga Stefanishyna afferma che funzionari russi hanno contattato negli ultimi giorni Kiev per negoziare: una mossa che secondo la vicepremier è legata alla recente controffensiva ucraina, che ora Mosca vorrebbe fermare.

Mentre il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo DmitryMedvedev ha avvertito che la bozza di trattato di sicurezza presentato da Kiev, che vede l’Italia tra i garanti, è “di fatto un prologo alla Terza Guerra Mondiale”. Secondo l’ex capo del Cremlino, “naturalmente, nessuno darà alcuna garanzia ai nazisti ucraini, dopotutto è quasi come applicare l’Art. 5 del Trattato della Nato”. Ma “se questi idioti continueranno a pompare senza freni il regime di Kiev con i tipi di armi più pericolosi, prima o poi la campagna militare passerà a un altro livello”.

Analisi militare

A condurla è Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa(Rid). Annota Batacchi: “Non si ferma l’onda della vittoriosa controffensiva ucraina che ha permesso la riconquista di tutto l’Oblast di Kharkiv. Come previsto da Rid, le conseguenze della fulminea iniziativa di Kiev si stanno già facendo avvertire nel nord dell’Oblast di Lugansk e dell’Oblast di Donetsk. Da una parte, infatti, gli Ucraini stanno premendo su Lyman, nel tentativo di aggirarla, e su Yampil (Oblast di Donetsk) e, dall’altra, stanno tentando di avanzare ad est di Siversk ma, soprattutto, avrebbero ripreso Bilohorivka (Oblast di Lugansk), a meno di 20 km da Lysychansk e una ventina di chilometri a nordest della stessa Siversk.

La situazione, dunque, si fa sempre più difficile per i Russi, i cui comandi sembrano in confusione di fronte alla velocità e al ritmo degli Ucraini. Peraltro, in Russia sono ormai sempre più le voci che parlano di “disastro” e che invocano la mobilitazione. Nel frattempo, nell’area di Kupiansk appena ripresa dagli Ucraini sono stati rivenuti i primi rottami di un drone kamikaze iraniano Shahed 136, la conferma che i Russi, in grande difficoltà in campo Uav, si sono effettivamente rivolti a Teheran per cercare di ridurre questo gap. Nelle prossime settimane capiremo la reale entità di queste forniture e lo stato del training degli operatori russi. Di sicuro, questo è un ulteriore indicatore delle difficoltà dell’industria militare di Mosca nel supportare in certi settori la cosiddetta “operazione militare speciale”.

Così il direttore di Rid.

Campi di tortura

La polizia nazionale ucraina nella regione di Kharkiv ha denunciato la scoperta di “campi di tortura” a Balaklia, dopo la liberazione della città con l’offensiva delle forze di Kiev nell’est del Paese. Sergei Bolvinov, capo del Dipartimento di inchiesta della polizia nazionale ucraina a Kharkiv, ha parlato di prove dell’utilizzo da parte dell’esercito russo dei sotterranei di alcuni edifici come prigione e come luogo di tortura.  “Durante l’occupazione, i russi tenevano sempre prigioniere almeno 40 persone. Cercavano per il tramite di collaboratori locali coloro che prestavano servizio o avevano parenti nei servizi segreti ucraini”, ha spiegato Bolvinov.

Inoltre, secondo il capo del dipartimento investigativo della polizia ucraina a Kharkiv, l’esercito russo cercava persone che avevano aiutato l’esercito ucraino al fronte. “Un uomo è stato in ‘prigione’ per 46 giorni perché le truppe russe hanno trovato una foto di suo fratello con un’uniforme militare ucraina”, ha aggiunto Bolvinov. Agenti di polizia ucraini hanno inoltre assicurato che l’esercito russo a Balaklia ha sparato ai cittadini dai posti di blocco durante il loro ultimo giorno in città, prima che le truppe ucraine riprendessero il controllo di parte di Kharkiv.

Rappresaglia russa

L’esercito russo ha attaccato le infrastrutture idriche ed energetiche dell’Ucraina, colpendo obiettivi civili come rappresaglia per le sconfitte militari subite nella regione di Kharkiva seguito della controffensiva  dell’esercito di Kiev. 

In base agli ultimi aggiornamenti forniti da Valeriy Zaluzhnyi, il comandante in capo delle forze ucraine, in sole due settimane l’esercito avrebbe ripreso il controllo di circa tremila chilometri quadrati di territorio, continuando a spingersi verso il confine nord orientale del Paese. In direzione di Kharkiv, abbiamo iniziato ad avanzare non solo verso sud e verso est, ma anche verso nord. Mancano cinquanta chilometri al confine con la Russia”, ha detto Zaluzhnyi in una dichiarazione riportata dal Guardian.

Le forze ucraine sono riuscite a riconquistare anche il prezioso nodo ferroviario di Kupiansk, a 95 chilometri a est di Kharkiv, alcuni posti di blocco a nord della città e si stanno dirigendo verso Izium. Questa città, conquistata dai russi a marzo, è una porta strategica verso il Donbass occidentale, ancora sotto il controllo ucraino, ed era una delle posizioni più avanzate detenute dagli invasori nella parte orientale del Paese. Le autorità ucraine hanno detto di non avere ancora il controllo della zona, ma il capo di stato maggiore del presidente Zelenskiy, Andriy Yermak, ha postato su Twitter una foto delle truppe alla periferia di Izium con l’emoji di un grappolo d’uva, perché il nome della città significa proprio uva.

I video dei territori recentemente riconquistati illustrano la portata della disfatta, mostrando hardware militare e munizioni lasciate dai russi in fuga nelle loro precedenti posizioni. I politici ucraini hanno condiviso video per sollevare il morale del paese, in cui si vedono soldati innalzare la bandiera nazionale in varie città e villaggi. Mentre in Russia, la disfatta ha portato al licenziamento del generale che comandava le truppe di invasione della zonain base alle dichiarazioni dell’intelligence ucraina riportate da Associated Press. Nel tentativo di contrattaccare, Mosca ha deciso di colpire le infrastrutture elettriche e idriche del paese, gettando le regioni di Kharkiv e Sumy in un blackout. La leadership ucraina teme da tempo che possano verificarsi attacchi alla rete elettrica in vista dell’inverno. 

I costi della guerra

Nel frattempo, sta aumentando il costo della devastazione portata dalla Russia in Ucraina, con danni pari a circa 97 miliardi di dollari stimati al primo giugno 2022, secondo un rapporto stilato da Banca mondiale, Commissione europea e governo ucraino. Secondo il documento, riportato da Euractiv, l’Ucraina ha subito perdite per 252 miliardi di dollari a causa delle interruzioni dei flussi economici e della produzione, oltre alle spese aggiuntive legate alla guerra, mentre prevede che lo sfollamento di un terzo di tutti gli ucraini farà salire il tasso di povertà al 21%, rispetto al 2% di prima della guerra.

Inoltre il rapporto stima che serviranno circa 350 miliardi di dollari per la ricostruzione del paese, ovvero circa 1,6 volte il prodotto interno lordo ucraino, pari a 200 miliardi nel 2021. Circa 105 miliardi sono necessari nel breve termine per affrontare priorità urgenti, come la ricostruzione di migliaia di scuole danneggiate o distrutte e di oltre cinquecento ospedali. Purtroppo, si tratta di stime preliminari, che sono probabilmente già aumentate con il proseguire della guerra. 

Dopo le critiche arrivate da diversi ambienti politici e militari, il Cremlino risponde alle accuse di aver sbagliato strategia nell’invasione dell’Ucraina. Inizialmente, il portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, ha giustificato le critiche dicendo che i russi sono “sensibili” in merito all’operazione militare in Ucraina e quindi “è comprensibile che l’opinione pubblica reagisca in modo emotivo” agli sviluppi, ma “i russi appoggiano il presidente” Putin e “la società è solida intorno alle decisioni che prende il capo dello Stato”.

Ma ha poi lanciato un avvertimento: “Fintanto che i punti di vista critici rimangono nell’ambito della legge sono pluralismo, ma il confine è molto labile e qui bisogna essere molto attenti“. Intransigenza nei confronti non dei critici, bensì di quelli che vengono definiti “traditori” la manifesta anche il governo ucraino. AlexeiArestovich, consigliere del presidente, ha affermato che coloro che nei territori riconquistati dalle truppe di Kiev hanno ottenuto il passaporto russo volontariamente e “appoggiano attivamente la Russia”, saranno processati “per alto tradimento”. “L’Ucraina è cambiata, non ci saranno sentimentalismi nei confronti dei collaborazionisti“, ha aggiunto annunciando che saranno imprigionati anche gli insegnanti russi arrivati in Ucraina per insegnare nelle aree occupate dalle truppe di Mosca.

La Caporetto dello zar

“Di grande interesse è l’analisi su La Stampa a firma Tommaso Carboni. Scrive Carboni: “Putin, tra le altre cose, si è paragonato a uno zar del passato, accostando la missione odierna in Ucraina alle guerre di Pietro il Grande nel 18esimo secolo. Stesso obiettivo: “ristabilire e fortificare” il territorio russo perduto. I referendum nei territori strappati all’Ucraina erano parte di questa strategia. La data iniziale per votare e sancire l’annessione era prevista attorno a metà settembre. Ma gli attacchi di Kiev hanno ritardato le cose, fino a farle collassare del tutto con l’ultima micidiale offensiva. Il Cremlino aveva già posticipato la data dei referendum al 4 novembre: non un giorno a casa, ma festa nazionale, in cui si celebra la liberazione di Mosca dalle forze polacche nel 1612. Poi questo weekend c’è stata la Caporetto dell’esercito russo, con le forze ucraine che dilagavano ad est. […]. Ovvio che i referendum abbiano subito un ulteriore ritardo, chissà, forse definitivo.

Secondo il sito di informazioni Meduza, che cita fonti vicine al Cremlino, le autorità russe li hanno rimandati “a tempo indeterminato”. Il voto era previsto in diverse zone: le autoproclamate Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, e le regioni di Zaporizhzhia, Kherson e Kharkiv. È stato proprio l’ultimo contrattacco nella zona di Kharkiv, la più grande vittoria ucraina dall’inizio della guerra, a far sì che il Cremlino cancellasse i referendum. E agli “strateghi politici” incaricati di prepararli, affermano le fonti di Meduza, è stato ordinato di lasciare le zone di Kharkiv e Zaporizhzhia e di tornare in Russia. “Tutti se ne sono andati via da lì. Hanno ricevuto l’ordine di tornare a casa”, hanno detto le fonti. Alcuni, però, restano a Kherson, nel sud del Paese, aggiunge Meduza. 

È fallimento completo, e lo si capisce dal fatto che Mosca pensava di annettere i nuovi territori già ad aprile, sostengono fonti vicine al Cremlino. La resistenza ucraina ha costretto a rimandare il piano prima a maggio, poi a meta settembre, infine al 4 novembre. Quella data l’aveva scelta lo stesso Putin, “stanco di aspettare”, e doveva essere definitiva. Oggi, continua Meduza, le autorità russe non sanno quando potranno ricominciare a discutere di nuove date, ed è chiaro che tutto dipenderà dall’andamento della controffensiva di Kiev”. 

Una controffensiva che continua. 

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