La morte di Mahsa Amini, la giovane iraniana uccisa dalla polizia religiosa perché non indossava adeguatamente il velo, ha provocato delle violente proteste che si stanno estendendo per tutto l’Iran. Sono infatti già quindici le città interessate da mobilitazioni spontanee contro la polizia per la morale. Tra queste, Teheran, Mashhad nel nord-est, Tabriz nel nord-ovest, Rasht a nord, Isfahan nel centro e Shiraz a sud.
Le forze di sicurezza, per la quinta notte consecutiva, hanno usato gas lacrimogeni e compiuto arresti contro la gente scesa in piazza. I manifestanti hanno bloccato strade, tirato sassi agli agenti, dato alle fiamme auto e cassonetti, urlando slogan contro le autorità. Si moltiplicano le donne che si tagliano i capelli per protesta, in pubblico o a casa postando il video. Amini era stata fermata la settimana scorsa fuori da una stazione della metropolitana a Teheran perché portava il velo in modo «inappropriato». Caricata su una camionetta e portata in commissariato, ne era uscita alcune ore dopo priva di conoscenza.
Dopo alcuni giorni in coma è morta venerdì scorso. Il suo caso e la violenta repressione delle manifestazioni hanno suscitato le critiche della comunità internazionale, condannate da Teheran come «posizioni interventiste straniere». Il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani, ha puntato il dito contro quei Paesi che cercano di usare «un incidente» per «perseguire i loro obiettivi politici contro il governo e il popolo iraniani».