Sergei Lavrov è intervenuto a New York al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull’Ucraina. Il suo discorso è tutto rivolto allo scontro aperto con l’Occidente. Secondo Lavrov, «l’operazione militare» russa in Ucraina era «inevitabile» dopo le numerose «attività antirusse» e «criminali» di Kiev che minacciavano la sicurezza della Russia e che «non accetteremo mai». Lavrov ha più volte definito «neonazista» il «regime di Kiev», denunciando il sostegno occidentale e della Nato all’Ucraina.
L’Occidente è parte del conflitto in Ucraina, «gli Usa e i loro alleati con la connivenza delle organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno coperto i crimini del regime di Kiev», ha sottolineato Lavrov.
«L’Ucraina sta diventato uno Stato totalitario di tipo nazista. Il regime di Kiev sta intensificando le persecuzioni dei dissidenti, i giornalisti sono perseguiti, e così chiunque abbia una visione diversa. Anche Amnesty International ha confermato che gli ucraini nascondono armi pesanti in edifici civili», ha proseguito Lavrov, che ha poi lamentato «gli inumani casi di tortura» ai danni dei prigionieri di guerra russi. Il ministro degli Esteri di Mosca è poi tornato a definire la strage di Bucha una provocazione «messa in scena subito dopo il raggiungimento di un accordo a fine marzo» a Istanbul con il preciso scopo di far saltare l’intesa.
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