A Budapest in piazza contro l'assalto di Orban al diritto all'aborto
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A Budapest in piazza contro l'assalto di Orban al diritto all'aborto

Migliaia di ungheresi hanno manifestato in serata a Budapest contro un recente decreto che chiede alle donne in gravidanza di confrontarsi con le "funzioni vitali" del feto prima di abortire.

A Budapest in piazza contro l'assalto di Orban al diritto all'aborto
Protesta per il diritto all'aborto in Ungheria
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28 Settembre 2022 - 21.39


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Una vergogna sovranista che da oggi in poi aleggia anche sul destino degli italiani.

Migliaia di ungheresi hanno manifestato in serata a Budapest contro un recente decreto che chiede alle donne in gravidanza di confrontarsi con le “funzioni vitali” del feto prima di abortire.

La folla di circa 3mila persone, in maggioranza donne, si è radunata di fronte al parlamento per difendere “il diritto fondamentale di decidere se avere o meno un figlio”, come ha spiegato Monika Karvaly, una segretaria 43enne. “E se le circostanze sono diverse (violenza, abusi), non riteneteci responsabili, non puniteci!”, ha aggiunto con grande trasporto.

Kleo Nyitrai, biologa di 28 anni, ha spiegato di “volere dei figli”, ma quando vuole lei. “È tutto così incerto con la guerra, l’inflazione, la crisi energetica”, ha sottolineato. Da metà settembre le donne che desiderano abortire dovranno ascoltare il battito cardiaco fetale, secondo i nuovi termini del modulo compilato dall’ostetrica prima dell’intervento. 

Un provvedimento denunciato sui cartelli esposti oggi: “E il battito del mio cuore? Interessa qualcuno?!”, “Prenditi cura del tuo utero” o “Mia la vagina, mia la decisione”.

In questo Paese dell’Europa centrale, membro dell’Unione Europea, l’aborto è legale dagli anni Cinquanta fino alla dodicesima settimana di gravidanza, nella maggior parte dei casi. Ma il premier ultraconservatore Viktor Orban, al potere dal 2010, sta aumentando le misure per favorire la natalità.

Dall’entrata in vigore all’inizio del 2012 di una nuova Costituzione, l’Ungheria ha così difeso “la vita del feto dal concepimento”. Quando è stato annunciato il nuovo decreto, l’ong Amnesty International ha denunciato una “preoccupante battuta d’arresto”, che renderà “più difficile l’accesso all’aborto” e “traumatizzerà più donne già in situazioni difficili”.

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