La Russia ha annunciato l’annessione dei territori sottratti all’Ucraina dopo i referendum ‘farsa’ non riconosciuti dalla comunità internazionale. I confini delle regioni, però, non sono chiari, come ammette il Cremlino. Secondo il portavoce Dmitry Peskov, le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk fanno parte della Russia entro i confini del 2014. Nelle regioni di Kherson e Zaporozhzhia, però, la questione dei confini sarà risolta nel corso di un’ulteriore confronto con la popolazione. Interrogato dai giornalisti, riferisce l’Interfax, Peskov non scioglie i nodi.
“A Kherson e Zhaporzhzhia continueremo a consultarci con la popolazione” sui confini, ha detto Peskov. Alla domanda se le aree di queste regioni che sono sotto il controllo di Kiev vengano considerate russe dal Cremlino, il portavoce ha risposto: “Non ho altro da aggiungere ora”.
Quando è stato chiesto in che modo verrà consultata la popolazione sui confini, Peskov ha detto di non poter rispondere ma che tutto dipenderà dalla volontà degli abitanti dei territori. Neanche la legge sull’annessione dei nuovi territori che verrà firmata dal presidente russo Vladimir Putin chiarirà i confini: Peskov ha detto di ritenere che la “formulazione rimarrà la stessa”.
La Duma, in giornata, ha approvato all’unanimità le annessioni. Lo ha fatto, però, con 4 votazioni ‘curiose’. Il tabellone con i risultati delle quattro diverse votazioni (una per ogni regione) alla Camera bassa del Parlamento ha dato i numeri. Anche se non ci sono stati voti contrari o astensioni, ognuno dei quattro voti ha dato esiti diversi.
L’annessione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, rispettivamente 413 e 412 voti favorevoli. L’annessione delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson, 409 e 411. A complicare ulteriormente le cose, il sito di notizie Agentsvo sottolinea che erano presenti oggi in aula 408 deputati. Ne consegue quindi che in tutte e quattro le votazioni, ci sono stati più voti favorevoli che deputati a esprimerli. Il Presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, ha attribuito la discrepanza a un “guasto tecnico”, sollecitando tutti a non preoccuparsi “per un voto più o un voto meno”.