Un accordo di pace, speriamo che funzioni. Anche se a fare da mediatore è un autocrate che ha invaso un altro stato sovrano come l’Ucraina.
Il presidente russo Vladimir Putin, il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan hanno stretto un accordo a Sochi in cui si impegnano ad astenersi dall’uso o dalla minaccia della forza nel Caucaso meridionale. Il riferimento è alla guerra del Nagorno-Karabah per il controllo dell’enclave armena in territorio azerbaigiano che è andata avanti per decenni.
In una dichiarazione congiunta citata da Interfax, «hanno convenuto di astenersi dall’usare la forza, o dal minacciarla, e a risolvere tutti i contenziosi esclusivamente sulla base del riconoscimento reciproco della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e la dichiarazione di Almaty del 1991»
La dichiarazione congiunta è stata firmata al termine di una giornata di colloqui tenuti oggi a Sochi. Oltre ad impegnarsi a non usare la forza, le parti – riporta ancora Interfax – hanno riaffermato il loro impegno ad aderire rigorosamente ai precedenti accordi volti a una normalizzazione completa delle relazioni azerbaigiane-armene e a fornire pace, stabilità, sicurezza e sviluppo economico sostenibile nel Caucaso meridionale.
«Le parti hanno concordato di compiere ulteriori sforzi volti alla risoluzione urgente dei restanti problemi, compreso il blocco dei corridoi umanitari», si legge in una nota.
I tre leader hanno anche sottolineato l’importanza di portare avanti azioni positive volte alla firma di un trattato di pace tra l’Azerbaigian e l’Armenia, al fine di raggiungere una pace stabile e duratura nella regione.