Puyin il guerrafondaio che ogni tanto sembra fare aperture, ma siccome è fermo alle richieste di sostanziale capitolazione dell’Ucraina e ritiene i territori illegalmente annessi parte integrante della Russia non si capisce quale potrebbe essere il punto d’incontro.
“Alla fine bisognerà arrivare a un accordo» per mettere fine al conflitto in Ucraina. Le parole di Vladimir Putin arrivano proprio nel giorno in cui inviati americani e russi tornano ad incontrarsi a Istanbul. Anche se a smorzare eccessivi entusiasmi il leader russo aggiunge un `ma´: il problema, dice il presidente, è la mancanza di fiducia con le controparti occidentali, che hanno trasformato l’Ucraina in «una colonia» e sfruttano gli ucraini come «carne da macello» contro la Russia.
Lo zar ha approfittato di una conferenza stampa a Bishkek, in Kirghizistan, al termine di un vertice dell’Unione economica euroasiatica che riunisce diversi Paesi ex sovietici, per fare anche il punto sulla risposta della Russia al price cap occidentale sul suo petrolio esportato via mare. La reazione verrà ufficializzata nei prossimi giorni e potrebbe comprendere, ha detto, una riduzione della produzione di greggio, oltre al rifiuto già annunciato di venderlo ai Paesi che applicano il limite al prezzo. Una decisione che comunque, a suo dire, non avrà alcun impatto sull’economia di Mosca, che già vende il suo petrolio Urals ad un prezzo intorno ai 60 dollari imposto come tetto dagli occidentali. La Russia, infatti, cede a prezzi scontati il suo greggio e gli esperti internazionali hanno indicato nell’ultima settimana una media di 57 dollari al barile. Praticamente la metà dei 111 dollari raggiunti all’inizio di marzo.
Putin ha ammesso che «persistono problemi logistici» nell’operazione militare in Ucraina, a partire da quelli di approvvigionamento delle truppe al fronte. Mentre sui negoziati, ha affermato che la Russia è «aperta» ad una soluzione diplomatica. Ma c’è «una questione di fiducia, che è prossima allo zero», ha lamentato, citando a questo proposito una sorta di tradimento che sente di aver subito da Angela Merkel. L’ex cancelliera, di cui si sono stati messi più volte in risalto i buoni rapporti con Putin, ha affermato qualche giorno fa in un’intervista a Die Zeit che gli accordi di Minsk del 2014-2015 sono stati un modo per «dare tempo» a Kiev perché all’epoca Mosca «avrebbe potuto facilmente schiacciare» l’Ucraina. E il presidente russo ha detto di essere rimasto «deluso». «Ero sempre partito dal presupposto che la leadership tedesca fosse sincera con noi», ha rimarcato lo zar.
Quanto al nuovo incontro Russia-Usa di oggi a Istanbul poi i dirigenti di Mosca hanno fatto a gara per sminuire l’importanza di questo e dei tanti altri colloqui intercorsi negli ultimi mesi tra ministri della Difesa, consiglieri per la sicurezza nazionale e capi dell’Intelligence esterna dei due Paesi. «Non abbiamo parlato di Ucraina» sono ormai le parole d’ordine usate dopo la notizia di ogni discussione. Nella città turca gli inviati americani e russi avrebbero invece questioni «spinose» nei rapporti bilaterali, quali la concessione di visti, scambi diplomatici e il funzionamento delle rispettive sedi diplomatiche, ha detto una fonte all’agenzia Tass. Senza spiegare perché ci fosse bisogno di andare fino in Turchia per affrontare questi argomenti. Ma Mosca insiste con questa versione, con il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov che anzi ha denunciato lo stato «grave e deplorevole» delle relazioni con Washington.
Da parte sua Putin ha ammesso solo che un nuovo scambio di prigionieri tra Washington e Mosca è possibile dopo quello che ieri ha portato alla liberazione del trafficante d’armi russo Viktor Bout e della cestista americana Brittney Griner.
Quel che è certo è che la Turchia si conferma come il solo Paese in grado di fare da mediatore tra Mosca da una parte e Ucraina e Occidente dall’altro, nonostante l’appartenenza di Ankara alla Nato e gli aiuti militari forniti a Kiev. Se n’è avuta conferma oggi, quando il presidente Recep Tayyip Erdogan ha fatto sapere che domenica parlerà con Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo la denuncia di quest’ultimo secondo cui «la Russia tenta deliberatamente di rallentare le esportazioni» di grano dai porti dell’Ucraina. Lo stesso Erdogan ha anche trovato il modo di condannare quelle che ha definito le «politiche irrazionali» contro la Russia, pur ribadendo di volere «difendere fermamente l’integrità territoriale dell’Ucraina». E a Istanbul ha incontrato il presidente della Gazprom Aleksei Miller, con il quale ha discusso della fornitura di gas russo ad Ankara e della possibile istituzione di un hub energetico in Turchia, tema sui cui Erdogan aveva già discusso nei mesi scorsi con Putin.
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