Gerusalemme, la "passeggiata" provocatoria di un ministro piromane
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Gerusalemme, la "passeggiata" provocatoria di un ministro piromane

Vuole imitare Ariel Sharon. Con una nuova “passeggiata” sulla Spianata delle moschee, terzo luogo sacro per l’Islam, dopo Mecca e Medina. Lui si chiama Itamar Ben Gvir

Gerusalemme, la "passeggiata" provocatoria di un ministro piromane
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

2 Gennaio 2023 - 17.59


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Vuole imitare Ariel Sharon. Con una nuova “passeggiata” sulla Spianata delle moschee, terzo luogo sacro per l’Islam, dopo Mecca e Medina. La prima “passeggiata”, il 28 settembre 2000, dell’allora leader del Likud e candidato a primo ministro, Ariel Sharon, finì con una sanguinosa battaglia con decine di morti e feriti, che innescò la seconda Intifada, l’”intifada dei kamikaze”.  Ventitre anni dopo, a riprovarci è il neo ministro della Sicurezza nazionale, un fervente estremista di destra. Il suo nome è Itamar Ben Gvir.

Benzina sul fuoco

Il ministro ha confermato che intende visitare prossimamente il Monte del Tempio (la Spianata delle Moschee per gli arabi) in Città Vecchia a Gerusalemme. «Il Monte del Tempio – ha detto citato dai media – è un argomento importante e intendo visitarlo».

Ben Gvir, esponente di destra radicale e convinto sostenitore della possibilità per gli ebrei di poter pregare sul posto – ha incontrato nella sua nuova veste di ministro del governo Netanyahu il capo della polizia, annunciandogli la sua intenzione. La sua decisione come ministro – in passato è già stato più volte sul sito – è considerata da molti un passo potenzialmente pericoloso per gli equilibri del luogo con i palestinesi. Le norme dello Status quo vietano agli ebrei di pregare sul posto.

Nell’annuncio di Ben Gvir c’è l’essenza della destra ultranazionalista israeliana: la bramosia di possessi assoluta su ogni pietra, ogni luogo, anche quello più sacro per altre religioni, di Gerusalemme. C’è un messianismo religioso, da popolo eletto, che si fa poltica. C’è la visione dell’altro da sé, soprattutto se è arabo, come essere inferiore, scoria umana della quale sbarazzarsi. C’è l’arroganza di chi si sente unto dal Signore e come tale si comporta. 

Ai fanatici di “Erez Israel” della reazione palestinese importa nulla. La mettono in conto. E già si preparano a fronteggiarla. Con la forza. 

Scrive su Haaretz Jack Khouri: “Hamas ha minacciato Israele di “violenza esplosiva” in seguito alla notizia che il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir intende visitare il Monte del Tempio a Gerusalemme. Secondo un rapporto pubblicato lunedì mattina dal canale libanese Al-Mayadeen, Hamas ha avvertito Israele, attraverso l’Egitto, che il nuovo governo guidato da Benjamin Netanyahu sarà ritenuto responsabile delle conseguenze della visita programmata da Ben-Gvir.


Il canale libanese, che è identificato con Hezbollah, ha riferito che Hamas “non se ne starà con le mani in mano”. Lunedì scorso, il portavoce di Hamas Abd al-Latif al-Qanua ha dichiarato che i piani di Ben-Gvir di visitare il Monte del Tempio “sono un altro esempio dell’arroganza del governo dei coloni e dei loro piani futuri di danneggiare la moschea di Al-Aqsa e di dividerla”.


Un altro portavoce di Hamas, Hazem Kassem, si è rifiutato di fornire dettagli sulla risposta dell’organizzazione alla prevista ascesa al Monte del Tempio. In un’intervista radiofonica, Kassem ha spiegato che la risposta di Hamas “si baserà su ciò che accadrà sul campo”. Secondo quanto riportato da Kan, si terrà una riunione di alto livello all’interno della polizia israeliana per discutere della possibile visita al Monte del Tempio. Ben-Gvir non parteciperà all’incontro.


Più tardi, lunedì, il deputato di Otzma Yehudit Zvika Fogel ha reagito alla notizia, affermando che il leader del suo partito “visiterà il Monte del Tempio ogni volta che lo riterrà opportuno”. Alla domanda su una possibile risposta di Hamas, Fogel ha risposto: “Non dovremmo considerare la sua visita come qualcosa che porterà a un’escalation. Perché non vederla come parte della realizzazione della nostra sovranità?”.
Domenica sera, poche ore dopo aver prestato giuramento come ministro della sicurezza nazionale israeliano, Ben-Gvir ha annunciato che intende visitare il Monte del Tempio questa settimana.

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“Nessuno ci minaccerà o ci dirà nulla. Il Monte del Tempio è il luogo più sacro per il popolo d’Israele”, ha dichiarato, aggiungendo che “non rinuncerà a nessun luogo della Terra d’Israele e sono contrario alla politica razzista sul Monte del Tempio, così come al razzismo contro gli ebrei. Il Monte è sacro per i musulmani e per ogni tipo di religione, non ne dubito e non metto in dubbio il loro diritto di salire sul sito”.
Domenica scorsa, il presidente egiziano Adbel Fattah al-Sisi si è congratulato telefonicamente con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per la prima volta tra il nuovo primo ministro e la controparte egiziana dal suo insediamento.


I due leader hanno espresso il desiderio di promuovere le relazioni bilaterali in tutte le aree di cooperazione, sottolineando l’importanza di promuovere la pace, la stabilità e la sicurezza a beneficio dei due Paesi e di tutti i popoli del Medio Oriente.


Sisi è stato uno dei pochi leader di spicco, insieme al presidente russo Vladimir Putin, a non affrettarsi a chiamare Netanyahu per la sua vittoria elettorale. Mentre Putin ha chiamato Netanyahu la scorsa settimana durante la visita di Zelensky a Washington, Sisi ha aspettato fino a dopo il giuramento del governo.
La scorsa settimana, il re di Giordania Abdullah ha messo in guardia sulle “linee rosse” riguardanti i luoghi santi di Gerusalemme, con lo status quo del Monte del Tempio che gioca un ruolo centrale tra le preoccupazioni internazionali.


“Se la gente vuole entrare in conflitto con noi, siamo pronti”, ha detto a Becky Anderson della Cnn. “Mi piace sempre credere che, guardando il bicchiere mezzo pieno, abbiamo delle linee rosse. E se le persone vogliono spingere queste linee rosse, ce ne occuperemo”.
Sotto la custodia giordana della Moschea di Al-Aqsa, gli ebrei possono visitare il Monte del Tempio ma non possono pregare. All’inizio di quest’anno Abdullah ha avvertito che Israele stava conducendo “misure provocatorie illegali” innescando gli scontri nei luoghi santi di Gerusalemme, chiedendo una maggiore pressione internazionale sul governo Bennett-Lapid.


“Dobbiamo preoccuparci di una prossima intifada. E se ciò dovesse accadere, si tratterebbe di una completa rottura dell’ordine pubblico, di cui non beneficerebbero né gli israeliani né i palestinesi. Penso che ci sia molta preoccupazione da parte di tutti noi nella regione, compresi quelli in Israele che sono dalla nostra parte su questo tema, per assicurarsi che ciò non accada”, ha continuato il sovrano hashemita.

Allarme nero

A lanciarlo, sulle pagine del quotidiano progressista di Tel Aviv, è 

Ayman Odeh membro della Knesset e presidente del partito arabo israeliano. Hadash-Ta’al.
“Siamo di fronte a uno dei più grandi pericoli che lo Stato abbia mai conosciuto: un governo di destra e fascista – scrive Odeh -.  Un’opposizione coraggiosa deve combattere questo male e fare tutto il possibile per fermare le ondate di follia con cui Itamar Ben-Gvir e Benjamin Netanyahu intendono colpirci. “L’inverno sta arrivando”, il popolare detto di “Game of Thrones”, si adatta bene alla nuova Knesset e al governo che ha giurato giovedì. La domanda è se l’opposizione sia in grado di essere il muro che si erge contro la minaccia.
Lunedì scorso ho viaggiato da Haifa a Gerusalemme sotto una pioggia incessante. In realtà amo l’inverno e la sua pioggia, ma questo tipo di pioggia si è abbattuta anche su di me: un nubifragio di cattive notizie dai miei colleghi del centro-sinistra che mi ha lasciato cupo e tetro come il cielo sopra di me.

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La prima notizia negativa era sulla prima pagina di Yedioth Ahronoth, dove ho letto l’elogio funebre di Benny Gantz per il rabbino Haim Druckman, morto la sera prima. È stato un elogio empatico, nonostante il fatto che il rabbino non fosse solo il padre spirituale degli insediamenti, ma anche del nuovo regime che ci è stato imposto.
Ho controllato: Forse è stato scritto da Bezalel Smotrich. Ma perché avrei dovuto sorprendermi del contrario, perché si trattava dello stesso Gantz che, come ministro della Difesa, ha continuato il lavoro di consolidamento dell’occupazione e di abuso dei palestinesi, lo stesso Gantz che ha servito nel governo con Netanyahu quando faceva i suoi interessi. La seconda cattiva notizia è apparsa sulle pagine di Haaretz, dove Odeh Bisharat (“Salvate la Galilea dai fomentatori di odio”, 26 dicembre) ha raccontato di una riunione del Consiglio regionale di Misgav, in Galilea, alla quale hanno partecipato il presidente del Consiglio e i segretari generali dei movimenti dei kibbutz e dei moshavim. I rappresentanti di questi movimenti, spina dorsale del centro-sinistra israeliano, si erano riuniti per discutere un piano urgente per “salvare la Galilea”.


Ho pensato: forse si trattava di una conferenza per salvare la Galilea dalla sua crisi di disoccupazione? O dalla carenza di ospedali che, tra le altre cose, ha portato a un calo dell’aspettativa di vita nella periferia geografica di Israele?
Non è stato così. Bisharat ha detto che l’incontro è stato convocato per discutere della minaccia demografica che incombe sulla Galilea – in altre parole, per salvare la Galilea dagli arabi. I partecipanti all’incontro si sono persino spinti a suggerire che il nuovo governo creerà un’opportunità per riprendere l’ebraicizzazione della Galilea. Una delle proposte è stata quella di portare un milione di ebrei nella zona. Come i trafficanti d’armi, che si guadagnano da vivere con la guerra, per il centro-sinistra il fascismo è un’occasione per acquisire un dunam qui, un altro dunam là.


La terza notizia è arrivata via Twitter sotto forma di una foto di una riunione dei leader dell’opposizione. È chiaro che Yair Lapid, che guiderà il gruppo, ha riunito tutti i capi di partito interessati – Gantz, Merav Michaeli, Avigdor Lieberman e Mansour Abbas. Ma non mi ha invitato. Forse per paura. Perché vuole al suo fianco solo arabi che accettano di essere residenti nel Paese di qualcun altro. Vuole arabi che possano essere usati come strumento quando servono e di cui si possa fare a meno quando non sono più utili. Per Lapid, l’arabo definitivo è un consumatore senza spina dorsale nazionale né valori. La verità è che capisco perché Lapid teme di invitare qualcuno come me, un palestinese di origine che chiede piena uguaglianza nazionale e civica e insiste su una vera democrazia per tutti, fondata su un partenariato ebraico-arabo. Ma un arabo siffatto non è il benvenuto da Lapid. Il suo approccio è quello che ha permesso a persone come Ben-Gvir di crescere e prosperare.
Amici, non è così che si costruisce un muro! Non è così che si abbatte il regime fascista! L’unico modo per farlo è una partnership onesta tra ebrei e arabi, che accetti noi e le nostre richieste e non sia condizionata dal fatto che ci adattiamo alla vostra zona di comfort.

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Svegliatevi! La lotta per la democrazia nello Stato di Israele è fondamentale. Soprattutto per noi, cittadini palestinesi di Israele, la democrazia ci dà spazio per respirare. Ma non può essere separata dalla richiesta dei palestinesi di porre fine all’occupazione: è una delle battaglie che dobbiamo combattere in nome di una vera democrazia per tutti. La lotta per abbattere il fascismo deve includere una lotta senza compromessi contro l’occupazione. Da soli, noi arabi non possiamo fermare questo governo, ma senza di noi, nemmeno voi potete fermarlo”. Così Odeh.


Da registrare anche la prima uscita pubblica del neo ministro degli Esteri Eli Cohen: 
“I dirigenti palestinesi sono quelli che dovrebbero essere processati, gli unici al mondo che premiano l’omicidio di ebrei solo perché sono ebrei”, ha dichiarato Cohen durante la cerimonia di passaggio di consegne con l’ex primo ministro Yair Lapid, che è stato anche ministro degli Esteri. Se questi sono i chiari di luna…

“Viviamo in un’epoca terrificante, di fronte a realtà che non avremmo mai potuto immaginare nei nostri peggiori incubi”, afferma il direttore esecutivo della più grande organizzazione israeliana per i diritti umani, Noa Sattath, parlando con Allison Kaplan Sommer su Haaretz Weekly.
Il governo entrante sta minacciando i diritti umani e civili su molti fronti diversi, afferma la direttrice dell’Associazione per i diritti civili in Israele, che mette in guardia dagli attacchi ai diritti dei palestinesi, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, della comunità LGBT e da un generale giro di vite sulla libertà di parola e di protesta.


Tuttavia, nonostante la situazione scoraggiante, Sattath è fiduciosa nella capacità della società civile di riunirsi e smussare il peggio di ciò che vede come potenziale danno alla democrazia israeliana all’orizzonte. “Da un lato, sono sopraffatta dai danni che temo questo governo causerà per generazioni. Ma dall’altro, so che abbiamo molto potere e la capacità di bloccare e mitigare tutto ciò che possiamo – e anche questo avrà un impatto per generazioni”.


C’è una parte d’Israele che resiste alla deriva fondamentalista e reazionaria della quale il governo appena costituito è la rappresentazione. Giornali come Haaretz, Ong e associazioni per i diritti umani, una manciata di parlamentari di opposizione, sono il nucleo forte di questa resistenza. Essa va sostenuta e fatta conoscere anche in Italia. Perché è la resistenza contro il fascismo, sì il fascismo, che oggi si annida nel governo d’Israele. Perché le idee che professa, i suoi trascorsi e le intenzioni per il futuro, fanno di Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, un fascista.  Altre definizioni non sono appropriate. 

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