Il Governo di Parigi presenta le sue scelte, già contestate con asprezza dai sindacati. Appuntamento con la premier Elisabeth Borne alle 17:30, quando verrà illustrata la riforma voluta fortemente da Emmanuel Macron per “preservare” il sistema pensionistico.
Un annuncio che con ogni probabilità darà ufficialmente il calcio d’inizio a una nuova stagione di proteste e manifestazioni, visto che la riforma previdenziale, secondo le anticipazioni diffuse in questi giorni, contiene un innalzamento progressivo dell’età pensionistica a 64 anni. “Se Emmanuel Macron vuole trasformarla nella madre delle riforme per noi sarà la madre delle battaglie”, avverte il segretario di Force ouvrière (Fo), Frédéric Souillot, anch’egli opposto alla riforma come la totalità delle parti sociali e della sinistra all’opposizione in Francia. Anche il sindacato francese Cgt respinge la proposta del Governo, per il segretario generale Philippe Martinez “bisogna andare in pensione a 60 anni”, è “inaccettabile lavorare di più”.
Sul fronte governativo, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire plaude alla volontà espressa dal leader dei Républicains, Eric Ciotti (destra), di appoggiare la maggioranza in Parlamento per adottare quella che considera una “riforma giusta”. Negli ultimi 30 anni la Francia ha già varato una serie di grandi riforme del suo sistema previdenziale per rispondere all’aumento dell’aspettativa di vita e ai vincoli delle finanze pubbliche. Ogni volta o quasi, l’estensione degli anni lavorativi hanno suscitato dure proteste. Borne dovrebbe proporre un innalzamento dell’età pensionistica a 64 anni contro i 62 attuali. In un primo tempo, l’obiettivo era stato di 65 anni. Questo innalzamento sarebbe associato a un’accelerazione dell’allungamento del periodo contributivo, che salirebbe a 43 anni prima della scadenza del 2035 fissata dalla riforma Touraine. Il governo sarebbe anche pronto ad aumentare la pensione minima a 1.200 euro per tutti i pensionati e non solo per i nuovi iscritti durante l’iter parlamentare.
Benché edulcorata rispetto al progetto iniziale, la misura resta altamente impopolare. Secondo un sondaggio Ifop-Fiducial, oltre due terzi dei francesi (68%) è contrario all’aumento a 64 anni e tutti i sindacati, insieme ai partiti della gauche, dalla France Insoumise ai Verdi, annunciano battaglia. Ormai senza maggioranza assoluta in parlamento, il partito macronista conta sul sostegno esterno dei Républicains, che consentirebbe al governo di evitare l’atto di forza, vale a dire il ricorso al contestatissimo articolo 49.3, che permette all’esecutivo di fare adottare una legge senza passare per il parlamento. Dopo la presentazione, la bozza di legge verrà esaminata in consiglio dei ministri il 23 gennaio ma i sindacati, che si riuniranno in serata, prevendono di mobilitarsi anche prima. Il testo dovrebbe arrivare in aula all’Assemblea Nazionale, il 6 febbraio.
I partiti di sinistra all’opposizione promettono battaglia: “65 o 64 anni: innalzare l’età pensionistica non va bene. Non è una questione di tabù o meno, è una questione di giustizia sociale”, aveva protestato alcuni giorni fa su Twitter il capogruppo dei socialisti all’Assemblea Nazionale, Boris Vallaud. Stessa musica da parte della France Insoumise (Lfi) e del Partito comunista.
Sepolta a fine 2019 dopo scioperi a ripetizione e l’avvento del Covid-19, la riforma previdenziale è stata tra le grandi promesse non mantenute di Macron nel precedente quinquennato all’Eliseo (2017-2022). Durante la campagna elettorale che lo ha riconfermato alla presidenza ad aprile, il fondatore di En Marche si è impegnato a farla varare al più presto in caso di rielezione ma anche questa volta la strada si preannuncia tortuosa.