Mosca minaccia l'Armenia che vuole riconoscere la Corte penale internazionale
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Mosca minaccia l'Armenia che vuole riconoscere la Corte penale internazionale

Mosca considera assolutamente inaccettabili i piani di Erevan di aderire allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale sullo sfondo dei recenti 'mandati' illegali e legalmente nulli della CPI contro la leadership russa".

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28 Marzo 2023 - 09.43


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Minacce da Mosca anche per l’Armenia, colpevole di aver pensato di aderire allo Statuto di Roma,e quindi di riconoscere la Corte penale internazionale. I piani dell’Armenia di aderire allo Statuto per Mosca sono “totalmente inaccettabili”. 

Lo riferisce l’agenzia statale Tass con riferimento a una fonte del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa. Dice la Tass: ”Mosca considera assolutamente inaccettabili i piani di Erevan di aderire allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale sullo sfondo dei recenti ‘mandati’ illegali e legalmente nulli della CPI contro la leadership russa”.

La fonte ha anche osservato che Yerevan è stata avvertita delle conseguenze “estremamente negative” per le relazioni bilaterali in caso di adesione allo Statuto di Roma. Come si sa, lo scorso 17 marzo la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin con l’accusa di crimini di guerra in Ucraina. Se Yerevan ratificherà lo Statuto di Roma, allora, secondo il documento, le autorità del Paese in caso di una visita di Putin in Armenia saranno obbligate ad arrestarlo.

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 La Corte costituzionale dell’Armenia lo scorso 24 marzo aveva pubblicato una decisione secondo cui lo Statuto di Roma non contraddice la Legge fondamentale del Paese. Ora il governo armeno vuole sottoporre lo Statuto di Roma al Parlamento per la ratifica. L’Armenia ha sottolineato di aver avviato il processo di ratifica dello Statuto di Roma alla fine del 2022. Una decisione figlia dal desiderio delle autorità del Paese, in futuro, di perseguire la leadership dell’Azerbaigian presso la Corte penale internazionale per possibili crimini di guerra nel quadro del lungo conflitto nel Nagorno-Karabakh.

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